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Amarcord (1) - Il grande papero

18/12/2003 38800 lettori
5 minuti

Con questo articolo vorrei inaugurare una serie dedicata a dei cartoni che hanno rallegrato la mia infanzia.

Giustamente direte: 'Cacchio ce ne frega a noi?!'. Il fatto è che sono generoso e voglio dividere i miei ricordi più teneri con voi.

'Sì, ma che ti credi, che noi da piccoli la televisione non la guardavamo?'. E qui arriviamo al punto: quest'idea mi nasce da varie conversazioni avute con i miei amici il cui argomento era spesso e volentieri le-serie-animate-che-guardavamo-quando-i-nostri-ci-parcheggiavano-davanti-alla-televisione-e-pensavano-a-fare-i-ca..i-loro. 'Vi ricordate di quella comesichiamava?' 'Sì, certo bellissima. Evoi vi ricordate di questaltra?' 'No. Mavoi vi ricordate di quellaltraancora?' 'Sicuro, come potremo dimenticarcene. E voi invece vi ricordate di quellalà?' 'No. Ma voi vi ricordate...' 'Scusatemi, ma perché io mi ricordo tutte le vostre, evoi non vi ricordate neanche una delle mie? 'E mica è colpanostra se te leguardavi solo tu!'.

Sicuramente non me le guardavo solo io, altrimenti non le avrebbero trasmesse (un solo bimbo innocente non poteva influire sull'indice di gradimento). Il problema è che tutte le serie che vengono nominatesono sempre cartoni giapponesi, che per quanto fossero belli eabbiano lasciato un segno nei nostri cuori, a mio parere sono per lo più inferiori a molti altre serie, non di matrice nipponica, con le quali sono cresciuto io.

Per cui da un lato mi rivolgo a chi ha condiviso le mie stesse passioni; dall'altro invece a quelli che non hanno avuto questa fortuna per parlargli un po' di quello che si sono persi.

Bando ad altri indugi, e cominciamo. Il cartone con cui voglioiniziare ha per protagonista un papero. È giallo, porta una sciarpa rossa e vive le sue avventure insieme a suo zio, una talpa (??): il suo nome è Alfred Judocas Kwak (Jodocus, nella versione originale).

Forse a qualcuno di voi si è già accesa una lampadina: sto parlando della serie Niente paura, c'è Alfred... titolo orribile, grazie alla sempre più amata Valeri Manera della Mediaset. Ma in compenso noi italiani siamo stati fortunati: il titolooriginale giapponese èChiisana Ahiru no Aokina Ai no Monogatari Ahiru no Kwak, che significherebbe qualcosa come 'La grande storia d'amore di un piccolo papero: Kwak il papero' (wow!).

'Un momento: giapponese? Ma non avevi detto che non avresti parlato di cartoni giapponesi?'. A parte il fatto che non ho detto nulla del genere, comunque per dirla tutta la produzione è olandese-tedesca, ma la realizzazione delle animazioni (fatte molto bene) è dei giapposotti. Questo bizzarro binomio deriva dal fatto che Alfred J. Kwak è prima di tutto un fumetto olandese (da qui anche l'ambientazione del cartone), di tale Herman van Venn, di cui ho visto i disegni su internet e posso garantirvi che è bravissimo. I registi della serie sono Dennis Livson (di cui non so nulla) e Hiroshi Saito, conosciuto in patria per essere, tra gli altri, il regista dell'Ape Maya (mica pizza e fichi). La doppiatriceoriginale di Alfred è Megumi Hayashibara, la dea delle doppiatrici giapponesi, praticamente onnipresente. In Italia abbiamo avuto un altrettanto mostro di bravura quale Davide Garbolino.

La serie risale al 1989/90, consta di 52 episodi ed è stata distribuita, oltre che in Giappone e in Olanda, in Inghilterra, Germania, Polonia e Italia.

Ok, finita la pallosissima parte tecnica, passo a parlarvi del perché questo cartone abbia lasciato in me un segno indelebile. È presto detto:è attraversato dauna poetica di fondo che difficilmente si può riscontrare in altre produzioni. È intelligente, educativo, divertente, avventuroso, malinconico, surreale, serio e, cosa più importante di tutte, per nulla consolatorio. Per quanto il targetsia prettamente infantile, è pregno di tematiche adulte e parecchi riferimenti alla realtà, mostrata nel suo vero aspetto senza retoricané moralismi. Sinceramente non ho mai visto nulla che affrontasse parecchi argomenti di una certa portata con lo stile di quel cartone: durante la sua vita Alfred si troverà faccia a faccia col doping sportivo, la caccia indiscriminata alle balene, il razzismo e l'apartheid, fino addirittura a buttarsi in politica verso la fine della serie. Ma c'è spazio anche per l'avventura: il nostro in più di un occasione rivela doti da Indiana Jones invidiabili scoprendo i misteri di Atlantide, i segreti delle tombe egizie, la realtà nascosta dietro la leggenda della pentola d'oro ai piedi dell'arcobaleno. Insomma, in questo cartone c'è tutto.

Ma andiamo con ordine. Vi parlo per grandi linee della storia, accennando ad alcuni punti salienti. Il primo episodio ci mostra l'innamoramento dei suoi genitori,Johan e Anna,che coronano il loro sogno d'amore e danno alla luce una nidiata di sette paperotti, di cui il primogenito (e il più vivace) è proprio Alfred. Il tutto sullo sfondo delle meravigliose campagne olandesi.

Ma l'idillio è destinato a durare ben poco: due imprenditori senza scrupoli, Ippo e Roccodrillo, progettano di costruire un parco divertimenti proprio sul campo dove abitano i nostri. Per cui alberi e laghetti vengono abbattutie prosciugati per far posto a gru e scavatrici, e tutti gli animali sono costretti a sloggiare. Il migliore amico di Johan, Enrico la talpa (stranaomonimia col personagio di Lupo Alberto, comunque in originale si chiamava Hank) propone alla famiglia di trasferirsi a casa sua.

Comincia così il viaggio per la nuova casa,movimentato dalle continue fughe di Alfred, riportato all'ovile da Enrico. Ma è proprio durante una di queste fughe che accade la tragedia:l'intera famiglia di Alfred viene travolta da una macchina mentre attraversa una strada sotto la pioggia. E su quella macchina ci sono proprio Ippo e Roccodrillo! Solo che Alfred non saprà mai che furono loro i responsabili della strage, nonostante nella sua vita si troverà a combatterli spesso...

Per cui Alfred si ritrova a vivere da solocol suo zio adottivo: assistiamo al suo primo compleanno, occasione per una gita al castello del re, dove Alfred verrà accusato, per una serie di equivoci, del furto del preziosissimo rubino del re, in realtà rubato dalla sua amica Rebecca, la gazza. Fa un certo effetto a un bambino vedere Alfred al processo completamente bloccato da un'enorme palla di ferro e rischiare nientediemeno che la... ghigliottina! Per un furto! Inutile dire che si scoprirà il vero colpevole e che il re, magnanimo, perdonerà la gazza colpevole solo di essere stata preda del suo istinto.

Un altro episodio significativo dell'infanzia di Alfred è la gara di triathlon della scuola: qui facciamo la conoscenza di Pungolo, un avvoltoio nel vero senso della parola, un piccolo teppistello che vuole a tutti i costi che Alfred non vinca la gara. Per farlo costringe Rebecca con un ricatto a rubare un medicinale, un potente ricostituente per elefanti, per darlo al suo 'protetto' Wendy, e fargli vincere la corsa. Wendy sbaraglierà tutti gli avversari, ma sul podio comincerà a risentire degli effetti della medicina: nessuno svenimento o collasso, per carità. Una scena molto più cruenta: il povero papero comincia a gonfiarsi e ad allungare il suo becco a dismisura, e la puntata si chiude su tutti i presenti atterriti dal poveretto che ormai ha acquistato dimensioni pachidermiche. Piuttosto scioccante. Abbastanza per far arrivare diretto il messaggio.

Alfred è ormai cresciuto, e comincia la sua vera vita ricca di avventure e imprese a favore del bene. E si arriva al momento più importante della sua vita: si innamora. Di una papera nera, per la precisione, il cui nome è Winnie. Alfred si trova a ospitare i Wana, una famiglia fuggita clandestinamente dal Sud Africa, perché perseguitati dalle oche bianche al potere. Alfred gli farà ottenere i passaporti, e insieme tornerà con loro a Città del Capo, dove assisterà allemisere condizioni in cui vivono i paperi neri, e prometterà loro di raccontare in patria ciò che ha visto...

Alfred ovviamente si sposerà con Winnie, e vivranno assieme nella sua casa, un enorme zoccolo olandese. Durante la sua vita si troverà a dover fronteggiare parecchi nemici ricorrenti, malvagi di professione: il polipo Lispel, il papero Harry, suo ex-compagno di scuola... E a proposito di compagni di scuola, vi ricordate Pungolo? Magari potreste aver pensato che da piccolo si trattava solo di un bambino un po' monello (e in effetti tutto ci viene mostato in questo modo: i personaggi sono caratterizzati alla perfezione): ma da grande diventa proprio un criminale, che fa di tutto per rovinare la vita ad Alfred (anche se non ricordo per quale motivo), fino a rapirgli Winnie nell'ultima puntata. Ma uno come Alfred naturalmente può fare affidamento su molti amici, come il capitano Stubble e lo scienzato Buffoon (no, non il calciatore).

Ovviamente queste sono solo poche cose in confronto a tutte quelle narrate nella serie. Sarebbe un grande regalo per i bambini di oggi se questo cartone fosse ritrasmesso, invece di Pokemon, Yugi-ho o altre porcherie simili. Ma sappiamo come vanno le cose...

Comunque spero di aver stimolato la vostra curiosità. Purtroppo su internet i siti su Alfred si sprecano, ma sono tutti in tedesco o olandese (guarda un po'). Ve ne segnalo uno su tutti: www.alfred-jodocus-kwak.com, ricco di belle immagini.

Alla prossima!

www.studioamigdala.too.it

Giuseppe A. D'Angelo
Giuseppe A. D'Angelo

Sono nato il 15/1/1982.
Mi sono diplomato nel 2000 al liceo scientifico "P. Calamandrei" di Napoli con la votazione di 90/100.
Attualmente frequento la facoltà di lingue e letterature straniere alla "federico II" di Napoli.


Be'... non c'è molto altro da sapere.


Vabbe', dai... I miei hobby sono il cinema (nel senso di andarci), i fumetti (nel senso di farli, oltre che leggerli), la scrittura di articoletti come quelli che avete letto, e la palestra.


Frequento la "Scuola Italiana di Comix" di Napoli.
E poi ho scritto per quasi due anni su un giornale e ho realizzato un opuscolo per il comune sull'adozione a distanza per il comune di Napoli (una storia a fumetti da me scritta e disegnata da Alessandro Nespolino).


Per ora è tutto.