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DiCinema: la nuova Hollywood

15/01/2018 47868 lettori
5 minuti

Il connubio teatro-cinema ha sempre affascinato quel target di pubblico e critica che difficilmente elargisce facili consensi a chi si espone, consapevole di portare avanti quella tradizione fatta di lavoro e dedizione alla più effimera forma di recitazione. Kenneth Branagh ha saputo elevare quello standard popolare, costruendo quella personale forma di identificazione con i caratteri portati alla ribalta del grande schermo. Di umili origini (classe 1960), dopo un battesimo riversato nello sport e nelle prime forme di giornalismo per il giornale locale, il giovane Kenneth rimane affascinato dalla recitazione a soli quindici anni, assistendo alla rappresentazione di Amleto, cambiando per sempre la sua vita, nella decisione di dedicarsi al sacro fuoco dell'arte. Dopo aver frequentato la Royal Academy of Dramatic Art, inizia una serie di produzioni teatrali che lo consacrano subito come talento emergente del palcoscenico britannico, annoverando prestigiosi ruoli per la Royal Shakespeare Company. Tutto per intraprendere quella carriera cinematografica di attore e regista che lo ha messo subito in luce, a cominciare dalla prima apparizione in Momenti di Gloria, di John Huston. La prima fortunata regia arriva con il riuscito Enrico V, per il quale riceve le prime candidature all'Oscar come regia e miglior Attore. Diretto da Thomas Carter, interpreta il riuscito Swing Kids, al fianco di Robert Sean Leonard e Christian Bale. Sempre lo stesso anno (1993) dirige e interpreta Molto rumore per nulla, al fianco della compagna di vita Emma Thompson, prima del divorzio avvenuto nel 1995. Il forte richiamo di pubblico arriva con Frankenstein di Mary Shelley, immortalando uno dei mostri sacri dell'horror riversato nell'interpretazione di Robert De Niro. Seguono una preziosa farcitura di ruoli nei riusciti Othello (di Oliver Parker), Riccardo III Un uomo, un re (di Al Pacino) e Hamlet. Woody Allen lo reclama per il suo Celebrity, dopodiché ritorna alla regia con Pene d'amor perdute. Rimane consacrato al fantasy adolescenziale di successo, partecipando al capitolo di Harry Potter e la Camera dei Segreti, prima di impreziosire la commedia “propagandistica” di culto devoluta in I Love Radio Rock, di Richard Curtis, al fianco del compianto Philip Seymour Hoffman. Seguono il biopic di Marilyn e il riuscito prequel riversato in Jack Ryan L'iniziazione. Cristopher Nolan lo vuole per la sua colossale impresa cinematografica devoluta in Dunkirk, prima di deliziare il pubblico e la critica con il remake più anticonformista rilasciato nel ruolo di Hercule Poirot, in quel valzer di attori (Johnny Depp e Willem Dafoe tra i più risonanti) che ha impreziosito la sua personale versione di Assassinio sull'Orient Express. Una carriera di prestigio che non ha mai abbandonato quella sua dedizione alla forma di regia teatrale che ha sempre contraddistinto le scelte di un artista che continuerà a brillare di quella luce propria che solo i grandi sanno di elargire.

Paolo Arfelli
Paolo Arfelli

Nato a Ravenna; ho avuto il piacere di aver frequentato un corso di grafica pubblicitaria tenuto da Umberto Giovannini, presso la T. Minardi di Faenza, dopo il quale intendo affrontare un discorso editoriale che possa completare il cammino professionale che voglio realizzare.

E' da qualche anno che ho il piacere di legare la mia capacità a Comunitàzione, in una collaborazione di testi e argomenti che valorizzano la serietà riposta da Luca Oliverio e il contesto in cui questo portale opera, tra pubblicità, marketing, informazione e tanto altro.

Ho in preparazione alcuni cortometraggi e la realizzazione di un magazine (DC DIRECTOR'S CUT) all'interno di Alphabet&Type®.