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Il cloud non è (solo) un fatto di costi, è un tema di cambiamento

31/07/2019 64055 lettori
5 minuti

Il cloud non è un tema tecnologico.

Il cloud non è un tema di risparmio dei costi.

Il cloud è un tema di trasformazione aziendale verso una maggiore agilità.

Prendo spunto da questa infografica dell’Osservatorio Cloud Transformationdel Politecnico di Milano per mettere assieme alcuni stimoli raccolti in varie situazioni nell’ultimo mese.

Se ci limitiamo a guardare anche solo l’Italia, il Public & Hybrid Cloud, gestito da provider esterni e con l’interconnessione tra Cloud pubblici e privati, raggiunge 1,24 miliardi di Euro (+28% su anno precedente); il Virtual & Hosted Private Cloud, ovvero i servizi infrastrutturali residenti presso fornitori esterni, valgono 593 milioni di Euro (+14%).

Non è nemmeno più in discussione per i nuovi progetti ricorrere a questo genere di soluzioni, secondo IDC è la scelta nel 75% dei casi (con un 37% di Cloud First e un 38% di Cloud Also) mentre dalla ricerca del Politecnico è la via preferenziale nel 25% dei casi, se non addirittura una scelta obbligata (6%).

Sempre secondo IDC però se è vero il 73% delle aziende hanno almeno un cloud all’interno di questo panel poi l’84% delle organizzazioni hanno più cloud diversi, magari in vari dipartimenti con un 83% di crescita di costi e complessità a fronte di solo un 10% di spostamento delle applicazioni aziendali complessive sulla nuvola.

E allora è davvero la direzione corretta? Sì, lo è.

IL COSTO NON È L’UNICO DRIVER

Il punto è che finora il Cloud è stato visto come un fattore di risparmio, e lo è per molti versi perché permette di avviare progetti scalabili senza dover investire cifre enormi per essere pronti fin da subito alla crescita e all’auspicabile (ma non certo) successo.

Tuttavia la modernizzazione del core informatico in ottica di maggiore flessibilità è un concetto molto più legato alla strategia che al saving, perché porta verso una capacità di essere un’impresa adattiva, il concetto chiave di tutto l’ultimo Digital Transformation and Innovation Forum di Londra.

Inoltre, il cloud offre l’accesso a una quantità elevatissima di servizi innovativi che sono il contraltare della modernizzazione del core in un’ottica di vera business transformation.

È un dato che emerge anche dalle aziende intervistate dal Politecnico, il cloud rappresenta infatti un abilitatore chiave per gli ambiti dei Big Data Analytics (52%), Collaboration (49%), AI e Cognitive Computing, e Internet of Things ed Edge Computing (entrambi 44%).

In questo senso molto è stato detto e mostrato nell’ultimo Google Cloud Summit, durante il quale ho avuto modo di sentire le già citate presentazioni di IDC nell’ambito degli incontri del leader connect.

L’impressione che ne ho avuto è stata di grande continuità con quanto avevo visto e raccontato rispetto al Google Next di Londra: stiamo andando verso una tecnologia as a service dove viene richiesta sempre meno competenza tecnica per creare le cose, a favore di un maggiore sfruttamento dei servizi su cui costruire. La sfida diventa dunque non l’accesso alla tecnologia ma il fatto di avere delle idee su come usarla e le capacità per farla funzionare al meglio.

Da questo punto di vista secondo me c’è il maggiore punto di scollamento tra le aziende e questo genere di soluzioni, che oggi stanno andando avanti molto più velocemente di quanto le organizzazioni siano in grado di capire.

LE PERSONE E LA CULTURA

Per IDC i technical leader devono essere promotori e supportare una nuova cultura, in un contesto dove in media oltre il 30% del lavoro dei knowledge worker si svolge in mobilità o comunque non nelle classifiche situazioni di ufficio.

Servono inoltre competenze interne, secondo lo studio del Politecnico solo l’8% delle aziende ha già un team dedicato alla gestione del Cloud e il 13% lo vuole introdurre, ripensando organizzazione aziendale e figure professionali per poter cogliere le nuove opportunità a disposizione.

Una copertina recente dell’Harvard Business Review, dal titolo “The Ai-Powered Organization”, mostra un piccolo robot che si affaccia da una porta e un sotto-titolo che suonava all’incirca “Artificial Intelligence, il problema non è la tecnologia. È la cultura”.

Quindi l’equazione è vincente è Right Tech + Right Culture.

Se ne potrebbe parlare per ore. Ma il concetto è chiaro: non è un tema tecnologico, non è un tema di risparmio dei costi.

Il cloud è un tema di trasformazione aziendale. E così deve essere inquadrato nella strategia.

Gianluigi Zarantonello via https://internetmanagerblog.com 

Gianluigi Zarantonello
Gianluigi Zarantonello

 

Gianluigi Zarantonello, laureato in Scienze della Comunicazione (indirizzo Comunicazione Istituzionale e d'Impresa),

-Nato a Valdagno(VI), ora vivo tra Milano e Padova.

 

 

Formazione

  • 2004: Mi sono laureato in Scienze della Comunicazione a Padova con 110 e lode, indirizzo comunicazione istituzionale e d'impresa.

    La tesi di laurea aveva come titolo "La valorizzazione del territorio come strategia competitiva nel mercato globale del lusso. I casi Artigiana Sartoria Veneta, Salviati e Cipriani Industria" (consulta la tesi su Tesionline).

Esperienze professionali

  • Da novembre 2016 ad oggi sono Global Digital Solutions Director presso Valentino e sono a capo a livello global della direzione che si occupa dei progetti di innovazione e di digital transformation, lavorando trasversalmente in cooperazione con i team IT, HR, Marketing e le line of business in genere.
  • Da dicembre 2014 a ottobre 2016 sono Responsabile del coordinamento web e digital technology (quello che viene definito oltreoceano Chief Digital Officer) presso OVS Spa e seguo lo sviluppo, la governance e tutte le attività a cavallo tra il business e l'IT per garantire la digitalizzazione dei brand OVS, Coin, Coincasa, Upim, Excelsior Milano, Iana, Eat's, Blukids, Shaka Innovative Beauty.
  • Da Marzo 2012 a Dicembre 2014 sono Digital Marketing Manager presso Gruppo Coin Spa e seguo attività di webmarketing e digital marketing istituzionali e di quelle per i brand del Gruppo: Ovs, Coin, Upim, Excelsior Milano, Iana. Definisco la strategia e le attività  sul digitale in cooperazione con il marketing e l'IT e rispondendo al direttore generale.
  • Da Settembre 2006 - Marzo 2012 lavoro come dipendente con funzione di Web Marketing Manager presso la Coin Spa e, all'interno della Direzione Marketing, seguo i progetti su Internet ed i nuovi media dell'azienda (compresi i brand Upim e Excelsior Milano).
  • Da Novembre 2005 a Settembre 2006 ho svolto un'attività in proprio di consulenza e di supporto nelle funzioni marketing, comunicazione e commerciale per diverse aziende di vari settori.
  • Da Settembre 2004 al 1 novembre 2005 ho ricoperto l'incarico di Responsabile Marketing di AGE (Agenzia Giornalistica Europa) dopo essere stato referente commerciale per il Triveneto.
  • Da Luglio 2003 a Dicembre 2004 ho ricoperto il ruolo di Responsabile del progetto per www.connecting-managers.com dopo essere stato Community Manager e Responsabile della Redazione.
  • Da Ottobre 2002 a Settembre 2004 ho ricoperto il ruolo di Senior Web Content Manager di www.comunitazione.it 

Vedi Curriculum >>

Viviamo in un mondo in cui la differenza fra fisico e digitale ha perso di significato. Lavoro ogni giorno per essere pronto alle sfide della digital and business transformation e mi piace scriverne qui, sul mio blog e sul mio canale Telegram.

Per le mie altre esperienze si veda il sito personale alla voce curriculum.