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'Come Comunicare il Sociale': ne parliamo con Francesco Pira

31/10/2005 47911 lettori
5 minuti

Buongiorno Prof. Pira. Bentornato su Comunitàzione.
E’ da poco uscito nella collana di Sociologia della Franco Angeli il suo nuovo libro “Come Comunicare il Sociale”

Perché scrivere un libro sulla comunicazione sociale?

Questo libro nasce da due esigenze.
La prima è quella di mostrare agli studenti del corso di comunicazione sociale gli strumenti e le funzioni della comunicazione sociale, ma soprattutto di informarli riguardo a tutte le iniziative che ci sono in Italia. Quindi è un’esigenza concreta e pratica.
La seconda è un’esigenza personale, perché ho lavorato molto nella comunicazione sociale e questo libro rispecchia molto i miei valori.
In questo libro ci sono tanti desideri, tanti sogni. C’e’ molto cuore. Ci sono le mie esperienze. Quella in India, durante la quale ho avuto modo di parlare con Sri Sri Ravi Shankar, animatore della Fondazione Art of Living; l’incontro con John Bird, il fondatore di «The Big Issue», e quello con Giovanni Anversa autore e conduttore di Racconti di Vita nonché uno dei giornalisti di riferimento per il mondo del sociale.

Nel suo lavoro viene affrontato anche il tema della Responsabilità Sociale d’Impresa. Cosa possiamo dire in proposito?

Quello della Responsabilità Sociale d’Impresa non è un concetto molto chiaro nel nostro paese.
Responsabilità Sociale d’Impresa non vuol dire solo dare soldi alle associazioni di volontariato.
Responsabilità Sociale d’Impresa comporta una profonda evoluzione della cultura e del modo di fare impresa, significa credere in questo valore e in un paese come l’Italia non è facile.
Nel nostro paese ci sono delle profonde contraddizioni sociali che impediscono la completa e rapida affermazione di questo principio.
Purtroppo nessuno ci dà la certezza che i prodotti lanciati sul mercato dalle aziende non siano frutto del lavoro minorile o di immigrati. L’Italia sotto questo punto di vista è molto indietro rispetto agli altri paesi.

Lei sostiene che politica e volontariato abbiano tanti  punti in comune. Ma qual è il diverso uso che fanno dei media?

Il rapporto tra i media e la comunicazione sociale non ha funzionato sempre bene, ma non solo per colpa dei media.
La comunicazione si avvicina al sociale solo in casi eccezionali, è difficile che i media si occupino delle associazioni di volontariato.
Quindi bisogna chiedersi se queste associazioni siano davvero capaci di comunicare.
Sicuramente è necessario rivedere il rapporto tra i media e la comunicazione sociale perché è importante trovare uno spazio anche per il sociale.
La politica, invece, non ha trovato i linguaggi adatti per i giovani e, sicuramente, anche gli strumenti.
E allora meglio dedicarsi al volontariato, alle associazioni non governative. Meglio dialogare sui blog che rimanere per ore seduti tra il pubblico di un talk show televisivo ad ascoltare i politici.
Per chi, come me, ha cercato di monitorare il rapporto tra giovani, politica e volontariato in fasi diverse e per ragioni diverse, nulla di nuovo all’orizzonte. Anche se rimane interessante la “certificazione” arrivata da parte della Commissione Europea che ha studiato i comportamenti delle nuove generazioni in otto paesi dell’Unione (Austria, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Italia, Slovacchia e Regno Unito).
Soltanto il 43% dei giovani intervistati dalla Fondazione Iard, l’ente no profit che ha condotto la ricerca nel nostro paese, ha dichiarato di essere sensibile alla partecipazione politica. Ma in generale i ragazzi europei associano la politica a “vuote promesse”, “corruzione”, ma anche un “gioco per gente di una certa età”.
Sono giovani che, soprattutto in Italia, apprendono e cercano di capire la politica dalla tv.
Una politica che al contrario di altri paesi, come l’Estonia e la Finlandia, non ha ancora capito l’importanza di internet.
Chissà se dopo questa indagine i dirigenti dei partiti capiranno che devono parlare con i giovani in una lingua comprensibile e quindi non certamente in politichese. Ma non siamo molto ottimisti.
E’ anche vero che il 63% dice di essere disinteressato, soprattutto perché non capisce la politica. Sono in pochi coloro che cercano di trovare nella politica degli ideali, ma poi i loro sogni vengono uccisi dai sistemi dei partiti protesi ad imporre una linea più che a costruirla insieme.
Ed ecco che quanto rileva o forse è meglio dire rivela l’indagine è quanto già sapevamo.

Il fenomeno “blog” è in forte espansione. Cosa ne pensa in proposito?

I blog su internet, questa piccola invenzione che permette di collegarsi con il mondo e scrivere quello che si pensa, possono diventare una valvola di sfogo importante.
Un modo per farsi ascoltare o leggere anche da pochi coetanei, ma sicuramente un modo per far sapere cosa si pensa e non ascoltare e basta!
Allo stesso modo il volontariato può rappresentare un’occasione. Un modo per mettersi a disposizione degli altri. Per fare esperienza, per capire che si può essere utili alla società con piccoli grandi gesti. Ed il volontario è sempre alla pari di un altro volontario. Non viene giudicato ma ascoltato. Viene apprezzato per le sue qualità ma la caratteristica migliore è quella di lavorare in silenzio. Eppure volontariato e politica hanno tanti punti in comune.
Ed anche le modalità di reclutamento, se pensiamo all’antico modo di far politica, a volte sono simili. Ma oggi il punto che fa la differenza è la capacità di comunicare e quindi di ascoltare.
La forza di tradurre in gesti i propri ideali ed il proprio modo di essere cittadino responsabile.
Per comunicare c’è bisogno di saper ascoltare. Questo il mondo del volontariato l’ha capito, ed è questa la chiave del successo, un po’ meno la politica che spesso conta i numeri ma non fa contare gli individui.
Un suggerimento a tutti i re e le regine dei principali programmi d’intrattenimento: invitate i giovani e fateli parlare. Hanno tanto da dire e da far sapere. Diversamente continueranno a scrivere le loro idee sui blog, ma noi non avremo modo di conoscerle e questo non è un vantaggio per nessuno. Figuriamoci per i partiti politici…

Vuole aggiungere qualche altra considerazione sul suo libro?

Si, che questo libro non tratta solo di teorie, tecniche e pratiche della comunicazione sociale.
E’ un libro che parla di persone che agiscono.
Un giorno un missionario mi disse che “il vero potere è fare le cose per gli altri”.
Il libro ha questo potere, fa comprendere l’importanza di fare qualcosa per gli altri.

La ringrazio per la sua disponibilità.

Sara Caminati


Sara Caminati
Sara Caminati

Sono una studentessa del corso di laurea in scienze della comunicazione, indirizzo politco-istituzionale, all’universita' di Roma, Tor Vergata.

Vivo e lavoro a Milano.
Attualmente collaboro, in qualità di consulente web, con diverse aziende.

Da Agosto 2008 collaboro con Gruppo36 - www.gruppo36.it - www.gruppo36.it/blog

Da Luglio 2007 a Luglio 2008, ho ricoperto il ruolo di web manager nell'agenzia di comunicazione Comunicattore S.r.l. - www.comunicattore.com - www.comunicattoreblog.com -.
Principalmente mi occupavo della gestione di tutti i progetti legati al web, di cui ho curato l'ideazione e la realizzazione.

A maggio del 2005 sono entrata a far parte della redazione di Connecting-Managers – www.connecting-managers.com -, il Network Relazionale delle aziende e dei professionisti del marketing e della comunicazione.
Mi occupavo della gestione dei contenuti dell’area News del Magazine e di dare visibilità alle iniziative del Network.
A settembre del 2005 ho iniziato a curare l’area Job Opportunities, dedicata alle offerte di lavoro e di collaborazione.
Oltre a curare le suddette aree, ho seguito anche lo sviluppo della Community e dei servizi che il Network, ancora oggi, offre ai suoi soci.

Nel giugno del 2004 ho iniziato ad occuparmi della gestione dell’area dedicata alle news per Comunitazione.it - www.comunitazione.it -, la comunità on line di studenti, docenti e professionisti della comunicazione e sono stata poi Content Manager del portale fino al maggio del 2005.