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Legge sull'accessibilità: una rivoluzione epocale per la Pa.

18/11/2004 32539 lettori
4 minuti
Per Roberto Scano, coordinatore dell'associazione IWA/HWG (associazione internazionale dei webmaster)  membro del W3C, “la legge n. 4 del 2004 rappresenta una rivoluzione epocale: è la normativa che di fatto creerà il testo unico con i requisiti di accessibilità di hardware, software e soprattutto per i siti web.”

Scano afferma con forza questo concetto nel suo nuovo libro “Accessibilità: dalla teoria alla realtà” edito da IWA-Italy per la collana Web standards.

Nell'opera vengono approfondite le regole in materia di accessibilità con esempi pratici di applicazione ai contenuti web, nei contenuti multimediali, fornendo analisi dei problemi riscontrati dalle diverse categorie di disabili. 

Il volume è corredato da un  cd-rom che contiene, oltre ad utili applicazioni, l'opera in 3 diversi formati accessibili per consentire la fruibilità dei contenuti anche agli utenti non vedenti.

L'introduzione al volume è curata da  Pierluigi Ridolfi, Componente del Cnipa - centro nazionale per l'informatica nella Pubblica amministrazione, e Presidente della Commissione Interministeriale Permanente per l’impiego dell’ICT a favore delle categorie deboli e svantaggiate.


D: Dalla circolare della Funzione pubblica del 2001 alla legge 4 del 2004, la cosiddetta legge Stanca, sembra che d’improvviso la Pubblica amministrazione si sia svegliata ed abbia scoperto la comunicazione on line e per di più accessibile e usabile. Cosa è successo? 

R: Era oramai necessario che l’Italia recepisse quanto richiesto dall’Unione Europea con una normativa che ponesse l’obbligatorietà per l’accessibilità dei siti web e non un “suggerimento” da parte di una circolare della Funzione Pubblica.

La rivoluzione della legge 04/2004 è secondo me epocale: è la normativa che di fatto creerà il testo unico con i requisiti di accessibilità di hardware, software e soprattutto per i siti web.

Ricordo infatti che la legge non si limita solamente a richiedere l’accessibilità dei siti web ma inserisce le caratteristiche di accessibilità come preferenziali rispetto a tutte le altre caratteristiche tecniche in fase di acquisto di beni e servizi informatici.

D: Lo scopo è nobile: garantire l’accesso alle fonti di informazione per tutti, cercando di non aggiungere alle barriere architettoniche che sono attorno a noi anche le barriere informatiche che accrescono il digital divide. 

Ma è solo questo o c’è altro? C’è un qualche tornaconto economico? L’applicazione dei criteri e linee guida del W3C, World Wide Web Consortium, creeranno nuove opportunità di lavoro e di formazione nella pubblica amministrazione o solo per gli esperti di Information and comunication technologies?


R: Più che creare nuovo lavoro verrà finalmente richiesta quella qualità nella fornitura dei siti web che spesso non viene considerata: ricordiamoci che chi commissiona un sito web per una P.A., così come avviene anche nelle aziende, non è un tecnico e non ha quasi mai competenza in materia.

Il committente quindi richiede lo sviluppo di qualcosa che sia “bello”, che dia visibilità ai referenti politici dell’amministrazione e/o alle iniziative della stessa: nascono così siti psichedelici o, nel caso di piccoli realtà amministrative, sviluppati “in casa” utilizzando strumenti che non consentono di garantire una qualità del risultato.

Sicuramente questa “rivoluzione” porterà ad una riqualificazione di chi opera nel web: chi sino ad oggi si è limitato ad utilizzare strumenti WYSIWYG [what you see is what you get= Ciò che si vede sullo schermo è ciò che si ottiene in un browser Web] per generare siti web senza conoscere le grammatiche formali dovrà studiare. 

Per lo stesso motivo, all’interno delle redazioni web delle P.A. dovrà essere avviata della formazione specifica sull’accessibilità – come richiesto dall’art. 8 della legge 04/2004 – che io estenderei anche al corretto utilizzo dei linguaggi di marcatura e dei fogli di stile.

D: A pochi mesi dall’entrata in vigore della legge Stanca, qual è lo stato attuale dei siti della PA? 
L’obbligo cui sono tenute le pubbliche amministrazioni, di adeguamento dei propri siti a standard che favoriscano l'accesso dei soggetti disabili agli strumenti informatici, sta producendo dei risultati o c’è ancora molta strada da fare?


R: Di fatto ad oggi l’obbligo è solamente legislativo ma mancando il decreto di attuazione contenente le regole tecniche – come definito all’interno della normativa – le pubbliche amministrazioni e i soggetti di cui all’art. 3 comma 1 della legge 04/2004 dovranno avviare il rinnovo dei siti web secondo i requisiti che stiamo predisponendo come gruppo di lavoro presso il CNIPA per i contratti rinnovati, di nuova stipula o per novazioni entro 1 anno dall’approvazione del decreto.

Ad oggi vedo comunque che molte amministrazioni stanno iniziando a richiedere sviluppo di siti “accessibili” anche se spesso, sempre per questioni di competenza, vengono illusi con “specchietti a tripla A” ossia con esposizione di bollini di conformità al massimo livello definito dal W3C WAI per le WCAG 1.0 – livello per il quale è praticamente impossibile garantire una conformità dei contenuti.

Si notano inoltre ancora molti siti web che preferiscono usare la versione “alternativa” interpretando a modo loro il requisito 11.4 delle WCAG 1.0 ma di fatto dimostrando che – nonostante ogni sforzo – gli sviluppatori non hanno avuto la competenza di creare un sito web accessibile.

D: Consideriamo un piccolo comune di periferia: può correre il rischio di affidarsi ad una web agency che, a cifre più o meno di mercato, offra un prodotto chiavi in mano che si rischia di non saper gestire internamente? 
Creando poi un sito che non è più valido secondo standard ma che continua ad esporre il cosiddetto bollino di validazione? 
In breve non sarebbe meglio formare dei dipendenti interni che imparino il codice, e che possano aspirare ad essere web designer, web content manager?


R: Il rischio che corre il piccolo comune di periferia è lo stesso in cui può incorrere la grande amministrazione. La valutazione dei prodotti e soprattutto del grado di qualità del risultato prodotto dai sistemi di gestione contenuti sarà competenza delle commissioni di valutazione nelle gare. 

Questi prodotti dovranno poter consentire ai dipendenti di inserire i contenuti in modo semplice ed efficace controllando il più possibile la conformità dei contenuti con la grammatica formale dichiarata.

Per fare un esempio, un CMS- [sistema di gestione dei contenuti] dovrebbe consentire la pubblicazione di una pagina web se e solo se il contenuto della pagina è conforme alla DTD [document type declaration, ovvero, tradotto in italiano, "dichiarazione del tipo di documento] dichiarata: già in questo modo, il bollino di conformità HTML 4.01 o per XHTML 1.x [linguaggi usati per realizzare i documenti ipertestuali disponibili su web] sarà quindi esposto esclusivamente se la pagina è conforme. 

Ciò andrebbe effettuato anche per i fogli di stile mentre per gli altri bollini relativi alla conformità WCAG 1.0 di fatto è l’autore del contenuto che dovrebbe dichiararne la conformità. 

Ricordo comunque che non esiste alcun obbligo di esposizione dei bollini: se si vuole evitare “richiami” nelle liste di discussione sull’accessibilità (come in webaccessibile@itlists.org o nel forum di Michele Diodati) in alcuni casi è meglio non ostentare valori di conformità raggiunti presumibilmente controllando la conformità con strumenti di valutazione automatizzati.

Riguardo allo sviluppo “in casa” di siti web all’interno delle P.A. può creare problemi in quanto, secondo la mia opinione, gli esperti delle P.A. dovrebbero specializzarsi nella creazione dei contenuti dotandosi di strumenti di gestione che ne consentano l’autonomia gestionale. E, riferendosi alla legge, qual’è il dipendente che rischierebbe un procedimento amministrativo per aver generato un sito web accessibile?!

Qui poi apriamo un altro campo per cui come IWA ci stiamo muovendo: il riconoscimento delle professionalità di chi opera nel web – di fatto ad oggi considerato “l’infermiere del web” (senza offesa per gli infermieri) anziché essere considerato (anche economicamente) alla pari di altre professionalità dotate di tutela (penso ad esempio architetti, avvocati, ecc.)

D: ”Accessibilità: dalla teoria alla realtà” è il titolo del tuo libro, che in realtà sembra un vero e proprio trattato sulla materia. A chi ti rivolgi, è un libro solo per addetti ai lavori?

R: Come dichiara il professor Ridolfi nell’introduzione, il libro contiene tutto lo scibile nazionale ed internazionale in materia ed è il testo idoneo per la formazione del personale per la creazione di esperti di accessibilità.

Il testo, formato da 816 pagine A4 ricche di contenuti, affronta la materia su due fronti: la teoria, in cui vengono analizzate tutte le linee guida del W3C per l’accessibilità (dei contenuti, dei sistemi di sviluppo, dei programmi utente), le normative (direttive europee e normative italiane), le linee guida per creare percorsi formativi accessibili e informazioni sulle tecnologie assistive. 

La seconda parte, la realtà, raccoglie molti contributi dei maggiori esperti in materia di accessibilità ed usabilità e spazia dall’analisi con esempi pratici di tutti i punti di controllo delle WCAG 1.0 all’analisi delle richieste specifiche delle varie tipologie di disabilità, passando all’accessibilità nella P.A., nel settore privato, nell’uso della lingua italiana e nella cultura. 

Il libro termina con delle appendici informative sull’usabilità, sul W3C e sulle normative ISO in materia di accessibilità.

Come vedi il libro è per tutti: dal dirigente che deve valutare cosa acquistare, al responsabile che deve decidere cosa implementare allo sviluppatore che dovrà creare ciò che è stato deciso dai due referenti precedenti, rispettando le richieste e risolvendo le problematiche per le diverse disabilità.

Tra l’altro è il primo libro al mondo fornito in un’unica soluzione con 4 diversi formati: oltre al formato cartaceo nel CD-ROM allegato si troverà la versione PDF, XHTML 1.0 Strict e MS Reader del libro, in modo da poterlo agevolmente consultare in qualsiasi occasione.

Questo libro è solo il primo di una serie di testi che stiamo predisponendo come IWA e che coinvolgeranno i migliori esperti del web italiano e non solo.

Soddisfazione personale è la richiesta di produrre il testo anche in lingua inglese per il mercato internazionale, con probabile localizzazione anche in lingua cinese dove verrà applicato come testo universitario.

D: Attualmente fai parte del gruppo di lavoro CNIPA che si occupa di sviluppare le regole tecniche di applicazione della legge 04/2004, cosa puoi anticiparci?

R: Potrei dirti, “top secret” ma di fatto posso solo ribadire ciò che è indicato nel sito pubbliaccesso.

Il regolamento di attuazione sta superando gli ultimi passi prima della firma del presidente Ciampi e ciò significa che dopo 30 giorni dalla sua promulgazione anche il decreto di attuazione contenente le regole tecniche per hardware, software e siti web dovrà esser pubblicato.

Penso che oramai lo studio pubblicato sul sito pubbliaccesso nel mese di luglio sia conosciuto: quei 22 requisiti presumo resteranno invariati e pertanto consiglio di chiederne la conformità a chi effettua gare per la fornitura di siti web: in questo modo tra un anno non ci si vedrà costretti a dover rifare tutto il sito web.

Trovi il libro su: www.librando.it


Chi è Roberto Scano 
Consulente e sviluppatore di siti web particolarmente attento alle problematiche dell'accessibilità. Nel 1999 avvia la prima sezione di IWA in Italia, creando l'associazione IWA ITALY della quale diviene presidente. E’ rappresentante di IWA/HWG all'interno del W3C e da allora coordina l'attività dell'associazione nel campo dell'accessibilità, entrando come primo italiano nel WCAG Working Group. Nel 2002 ha sviluppato il disegno di legge "Campa-Palmieri" poi confluito nella legge 04/2004 (Legge Stanca). 
Nel 2003 fa il suo ingresso nel gruppo The European Design for All e-Accessibility Network (EDeAN) ovvero il progetto dell'Unione Europea legato all'iniziativa eEurope 2002 per la promozione dello sviluppo universale ed organizza il primo incontro in Italia del WCAG Working Group. Attualmente coordina l'associazione IWA/HWG come Project Manager ed EMEA Coordinator e fa parte della Segreteria Tecnico-Scientifica della "Commissione interministeriale permanente per l'impiego dell'ICT a favore delle categorie deboli o svantaggiate" che comprende 22 esperti provenienti da strutture ed organismi appartenenti alla pubblica amministrazione ed alle associazioni di categoria più rappresentative del settore nonché del gruppo di lavoro CNIPA che sta definendo le regole tecniche per la legge 04/2004.

Intervista pubblicata per www.legge150.it

Marina Mancini
Marina Mancini

Sono una giornalista pubblicista, responsabile dell'ufficio stampa del Comune di Bagheria PA.
Direttore del periodico comunale "Comune in…forma" e responsabile sito web istituzionale www.comune.bagheria.pa.it

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questo è il mio blog: Comunic@rePA