Parla con Lei
Il melodramma è un genere particolarmente difficile, semplice cadere nel banale, in scontati luoghi comuni…….quello che assolutamente non succede a Pedro Almodovar, in grado di mantenere un equilibrio raffinato fra dramma e commedia, odio e amore, follia e normalità.
La possente sceneggiatura riesce in questo film a supportare un intreccio di situazioni: le vicende di Lydia e Marco, lei torera, lui giornalista, entrambi reduci da delusioni laceranti e quelle di Benigno e Alicia, lui infermiere, lei ballerina entrata in coma dopo un incidente d'auto.
Sono tutti personaggi veri, sanguigni, delineati nelle nevrosi, nelle sfumature che ne fanno davvero personaggi estremamente "letterari". Benigno, in particolare è la vera anima del film, profondo e primitivo allo stesso tempo, descritto nell'amore impossibile per Alicia e nell'amicizia con Marco, "l'uomo che piange".
Le loro storie sono incorniciate da due balletti di Pina Baush che aprono e chiudono il film e inframezzate da una sorta di "finto" film muto, un surreale omaggio agli esordi del cinema con un richiamo a "Le origini del mondo" di Courbet.
Il tutto, nonostante le autocitazioni (la toreada che ritroviamo nel film "Matador", le protagoniste di "Tutto su mia madre") e i numerosi flash-back assume una straordinaria compattezza, una grande coralità. Le passioni sono spinte sino al loro estremo eppure dipinte ed intrise di poesia, la speranza pervade i visi dolenti dei protagonisti, la libertà dell'espressione amorosa è l'elemento unificante.
Del resto le nostre relazioni sono la somma delle esperienze vissute, il risultato di errori e slanci, il nostro sguardo sul mondo è quindi sempre diverso col passare del tempo e forse proprio questo ci rende la vita più vivibile, come forse Almodovar trasmette, riflette con questo bellissimo film.