Fare squadra per migliorare la cultura d'impresa
Intervista tratta da www.connecting-managers.com
Buongiorno Prof. Azzariti, si è concluso da pochi giorni il Terzo Salone d'Impresa a Venezia che Lei ha curato. Qual è il bilancio di questa edizione?
“Questo Salone ha affrontato, in circa venti convegni paralleli, il tema “Innovazione per crescere” ovvero come e quali sono i modi per far aumentare le dimensioni delle nostre piccole e medie imprese. E direi che il bilancio è sicuramente positivo: di relatori, di pubblico, di attenzione da parte della stampa, delle televisioni e della critica”.
Facciamo un passo indietro. Quando nasce l'idea del Salone d'Impresa e come si sviluppa poi nel tempo l'iniziativa?
“L'idea mi è nata cinque anni fa quando eravamo invasi dalle idee, e dalle proposte, della cosiddetta New Economy. Allora pensai di identificare un momento preciso – identificato come “Salone di Impresa” – nel quale riflettere sui modelli aziendali e sulle loro principali evoluzioni. La prima edizione (2001) ebbe appunto come tema “Il passaggio dalla Old alla New Economy: mito o realtà?”, coinvolgendo, contemporaneamente, aziende tecnologiche e manifatturiere. Mentre la seconda edizione (2003) ha avuto come focus “Ricerca ed Innovazione: un binomio assoluto!” per centrare il tema, per le nostre piccole e medie imprese, di fare innovazione attraverso la ricerca”.
Dal Suo osservatorio privilegiato come valuta la situazione imprenditoriale del nostro Paese? Quali i punti critici e quali i trend positivi?
“Credo che il nostro Paese ha una grande voglia di fare impresa e di affrontare il rischio, ma non altrettanta è la cultura di impresa che, invece, è necessaria in momenti come quelli che stiamo vivendo, di globalizzazione, di velocizzazione dei mercati e di volatilità (o infedeltà) dei consumatori. In parole povere, ritengo che l'imprenditore debba fare un “salto” culturale attrezzandosi alla nuova competizione globale: aumentando le dimensioni aziendali, inserendo e coinvolgendo i manager, cambiando i modelli organizzativi meno gerarchici e più snelli”.
Il Salone d'Impresa ha tra i suoi scopi quello di aggregare i protagonisti dell'economia per farli incontrare e per affrontare insieme i problemi. Come vede in tal senso il progetto Connecting-Managers e la sua formula? E' un'idea che può dare slancio al settore specifico e, più in generale, alla situazione imprenditoriale?
“Ritengo che Connecting-Managers risponda perfettamente alla filosofia operativa del Salone di Impresa: ovvero quella di costruire più momenti di incontro per vedere “dal vivo” e concretamente come altre aziende hanno superato problemi o hanno affrontato situazioni simili alle proprie. Oggi tutti sono pronti a dire quali sono le strade da percorrere per la piccola e media impresa, ma pochi sono in grado di indicare metodi e strumenti gestionali per supportare questa crescita. In questo panorama è allora molto importante identificare momenti o progetti, come Connecting-Managers, nei quali si possano vedere le aziende in azione. In questo modo si viene a generare una sorta di “laboratorio allargato” nel quale guardare gli esperimenti fatti dagli altri, proprio perché siamo ormai entrati, a buon titolo, nell'era dell'economia della conoscenza”.
Cosa ci può dire dell'economia della conoscenza?
“Le anticipo solo che a metà aprile uscirà il mio nuovo libro “Il valore della conoscenza”, edito da Etaslibri, ed allora potremo riparlarne può in profondità…”
La ringrazio, a risentirci a presto allora per l'uscita del libro...