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Conosciamo meglio Alessio Falorni

18/04/2005 23875 lettori
4 minuti

Perché ha scelto di fare l'imprenditore?

Fossimo stati in un film noir di serie B, ti direi con una certa spocchia: è uno sporco lavoro, ma qualcuno deve pur farlo. Ma non è il caso. Diciamo più volentieri che, dato il mio caratteraccio, mal mi attaglio al lavoro dipendente. Francamente, non mi dispiace quel che faccio.

Ci racconta come ha iniziato?

Ho una formazione umanistica, che mi influenza profondamente. Ho cominciato a lavorare per una piccola agenzia di marketing a 19 anni, mentre studiavo, e dopo qualche anno ho deciso di ritagliarmi un mio spazio. Il campo che mi sono scelto (marketing, comunicazione, economia, formazione) è molto focalizzato sull'uomo come fattore, è vario, non mi annoia praticamente mai.

Nel mio ufficio ho tre stampe che sintetizzano il mio rapporto con la mia attività: la Creazione di Adamo di Michelangelo (l'istanza creativa), l'Uomo Vitruviano di Leonardo (l'uomo in quanto misura di tutte le cose), la Scuola d'Atene di Raffaello (il dialogo quale mezzo per il raggiungimento della conoscenza). Certo, al giorno d'oggi è dura procacciarsi il lavoro...l'incertezza...il rischio...la fatica interminabile...ma ogni tanto è bene non essere ipocriti, e pensare che nel mondo c'è chi sta mooolto peggio di noi, che i cinesi ci stanno surclassando perché sono più pronti a competere e a sacrificarsi, e che in epoche storiche anche recenti la vita era ancora più dura (un giorno ti racconterò come viveva mio nonno...).

Perciò, rimboccarsi le maniche e avanti.