Comunicare da pazzi.
Parliamo del comunicatore.
Che cos’è l’essenza del comunicatore? In che modo i comunicatori risolvono i problemi, organizzano lo spazio e trasmettono al loro lavoro quelle qualità visuali e simboliche che ne fanno un chiaro ed efficace mezzo di informazione visuale e verbale? L’attuale straordinaria fortuna del comunicatore come potente mezzo di comunicazione e componente centrale della nostra cultura visiva sollecita comunicatori, clienti, studenti, tutti, a comprenderne l’essenza.
La comunicazione è una disciplina ibrida. Diversi elementi, tra cui i segni, simboli, parole, fotografie, situazioni, etc. sono riuniti a formare un messaggio totale. La doppia natura di questi elementi presenta un grande fascino e un ricco potenziale di invenzione e combinazione. Sebbene tutte le arti visive abbiano in comune delle qualità di spazio bi o tridimensionale, lo spazio grafico ha una qualità speciale che gli deriva dalla sua funzione di comunicazione.Forse l’effetto più importante del comunicatore è quello di dare risonanza alle comunicazioni, cioè di offrire una ricchezza di toni tale da esaltare la forza espressiva della pagina. E’ un effetto che va oltre il semplice invio di informazioni: intensifica il messaggio e arricchisce l’esperienza del pubblico. La risonanza consente al comunicatore di raggiungere l’obiettivo di informare, divertire e stimolare.Un semplice foglio bianco, una matita e l’anima dell’artista..
Il mix sublime, solo se considerassi il foglio come una contenitore infinito di segni, concetti, disegni e tutto ciò che mi viene in mente; la matita come mezzo interlocutore tra l’anima e il foglio. E l’anima è il fulcro, la benzina, la passione.Sul quel foglio potrebbero essere creati dei capolavori come delle cose inutili, dipende da come e da dove e con che passione ci si appoggia la matita. Provate a guardare un foglio bianco, isolati da tutto, voi e il foglio, senza matita, accompagnati soltanto dalla passione. Riuscirete con certezza a vedere dei capolavori.
La comunicazione, l’illustrazione, la grafica, la scrittura, i calcoli matematici… Come entrare in un bosco fitto, pieno di alberi, foglie, erba, terra, uccelli, profumi; come passeggiare in città, tra la gente, scoprendo i caratteri, i gesti, le espressioni, gli odori, gli amori e gli odi.
Questo foglio, non per forza deve rimanere pulito e lindo. Proviamo ad accartocciarlo e poi riaprirlo per scrivere, disegnare, etc.. Un’altra situazione, un altro sentimento. Questa matita, non per forza deve essere temperata o dura o morbida. Proviamo a consumarla, che sia dura, che sia morbida. Ancora un’altra situazione e un altro sentimento. E l’anima? L’anima deve essere pulita, intatta, a volte dura, a volte morbida; a volte triste a volte allegra. Pazza, lecita, ubriaca, sobria […]. Un semplice foglio bianco, una matita e l’anima dell’artista. Potrei dire che il mondo gira intorno a queste tre cose. Potrei dire che la vita nasce da queste tre cose. Potrei dire che io stia scrivendo queste cose senza cognizione, nè causa, così giusto per scrivere… Volete dirmi che anche questa non è creatività? Volete magari dirmi che questa è cartaccia? Una saponetta inutile? Non esiste un oggetto senza anima. Potrebbe essere aria fritta, ma chi lo può dire? Potrebbe essere un foglio interessante, da leggere e rileggere solo perché è scaturito da un momento particolare della mia vita, da una situazione particolare, da un contesto di disagio o di agio, da un’ispirazione massima o da una pratica quotidiana. Chi può dirlo. E il dubbio? Forse è il dubbio stesso che ci fa tutte queste domande. Il dubbio è fondamentale nella vita di tutti. Fin dalla tenera età, quella dei perché, quando l’uomo comincia a essere tale. La domanda in sé cresce e fa crescere, informa e insegna e a noi serve prima per noi stessi che per gli altri. E la ridondanza? La ridondanza non è una ripetizione di suoni, segni, situazioni, etc., ma soltanto uno scarto (l’ho scoperto da qualche giorno, dopo 29 anni grazie ad un libro che è uscito da poco di Tullio De Mauro e Isabella Chiari intitolato “Parole e numeri” proprio nell’intervento della dottoressa Castagna).
Un cosa che mi chiedo ora è:
La comunicazione è alle porte… Chi le apre?