Bentornato. Accedi all'area riservata







Non ti ricordi i dati di accesso?Recupera i tuoi dati

Crea il tuo account

2 SHARES

Intervista al Dott. Alessandro Lucchini

03/08/2005 19111 lettori
5 minuti

Diamo il benvenuto ad Alessandro Lucchini nella comunità virtuale di Comunitàzione.

- Iniziamo parlando di alcuni suoi libri.
  In 'Scrivere. Una Fatica Nera.' analizza la comunicazione scritta nel lavoro e fornisce consigli utili sull'utilizzo della stessa. Perchè creare un libro come questo? Qual era il suo scopo e a chi si rivolgeva: comunicatori, giornalisti o anche semplici amanti della scrittura?

Lo scopo di quel libro era presentare la scrittura non come un’attività per pochi naturalmente dotati, ma come un patrimonio di tecniche e di procedure destinate a una gamma molto vasta di finalità comunicative.
Dimostrare che, come dice il titolo, ispirato a un pensiero di Beppe Fenoglio, scrivere è una fatica nera. Che nello scrivere per lavoro non basta un po’ di attitudine: occorre un’adeguata preparazione. Ma anche che a scrivere si può imparare, anche senza possedere un talento da romanziere.
«Non sono mai stato forte in italiano: nei temi me la cavavo appena. Scrivere non è il mio mestiere». Alcuni di noi probabilmente fanno un pensiero di questo tipo. Con tutta la benevolenza verso la scuola italiana (assai meno cadente di quanto il luogo comune faccia pensare, e assai migliore della scuola di molti altri paesi), non si può nascondere che la scrittura è il punto dolente della didattica. Esistono libri bellissimi per studenti su come si scrive, e per insegnanti su come si insegna a scrivere, ma la difficoltà rimane. Le prove scritte richieste ai ragazzi sono per lo più il tema (concetto onnicomprensivo nel quale si mescolano il sentimento, l’attualità, il vissuto e il programma di letteratura italiana) e il riassunto, che, pur fondamentale, è lontano dal rappresentare l’essenza della scrittura.
Ad aggravare questa limitatezza c’è poi il conformismo di una parte della classe docente, che si pone come un ostacolo alla freschezza argomentativa degli studenti, soffocandoli con i confronti tra don Abbondio e fra Cristoforo o con le ricette per la pace nel mondo.
È possibile, dunque, che a scuola non abbiamo imparato a scrivere. Ma non per questo dobbiamo rinunciarvi per sempre.
E non parlo qui di creatività, elemento pur fondamentale nella scrittura e, per altro, altrettanto migliorabile con metodi ed esercitazioni pratiche, o anche più semplicemente con l’amore per la lettura. Parlo essenzialmente di tecnica, ossia di abilità che si possono facilmente allenare e che, lungi dall’azzerare lo spazio per la sensibilità e per la personalità linguistica, ne rappresentano però un’insopprimibile condizione pratica.
Il pubblico del libro: gli utenti della comunicazione scritta nel senso più ampio; coloro che la usano come strumento per svolgere il proprio lavoro. Non solo, dunque, professionisti del marketing, delle vendite, della pubblicità, delle relazioni esterne, ma tutti coloro che, per amore o per forza, scrivono: venditori, responsabili del personale, promotori e organizzatori di eventi, studenti delle facoltà universitarie (non solo umanistiche: sa quanti ingegneri lavorano nel marketing?) e dei master orientati alla comunicazione, giovani alle prese con il proprio curriculum e manager che desiderano cambiare lavoro, dirigenti di enti senza fini di lucro, segretarie con incarichi relazionali, operatrici telefoniche eccetera. Una popolazione vastissima.

- Nel libro 'Content Management', invece, si cimenta nel delineare la professione di Web Content Manager.
 In parole semplici, un redattore del web? O cos'altro?

Il “content manager” è più che un redattore. è il responsabile e l'ideatore dei contenuti editoriali del sito, che ne definisce le strategie di impostazione e garantisce il loro continuo aggiornamento. Pianifica il contenuto dei servizi e la loro pubblicazione: le figure direttamente impegnate nella scrittura di testi per il web si rapportano con questa figura.
Un ruolo complesso, che richiede creatività, visione strategica, sensibilità d’informazione, doti di organizzazione, di leadership e ovviamente di scrittura.
Il libro ha voluto fornire una prima sistemazione ideologica del mestiere del content manager, utile all’orientamento e al confronto dei professionisti attuali e futuri. Quello che i tecnici della didattica chiamano body of knowledge, quel corpo di conoscenze essenziali riconosciuto dal mercato, senza il quale una professione non può dire di esistere.
Sistemazione nient’affatto esauriente, è ovvio: in questa fase di rapida evoluzione delle conoscenze, nessun manuale può vivere più di pochi anni, se non nasce già con l’idea di essere presto aggiornato e arricchito nel tempo. Per questo il libro è nato come un sito, e si è sviluppato proprio nel web:
http://www.webcontentmanagement.it


- Nel suo ultimo libro 'La Magia Della Scrittura' affronta il tema della neurolinguistica. E questo è il primo libro, pubblicato in Italia, su questo argomento. Ci può spiegare il perché, innanzitutto, di questo singolare titolo?
Ci sono scrittori che sanno stabilire sintonia con i lettori, entrare nelle loro corde razionali ed emotive. Hanno la “penna facile”. Qualcosa di magico. Dietro la loro magia, però, c’è ben più di una dote di natura: ci sono tecniche, schemi comunicativi, registri di stile che tutti possiamo imparare. Questo libro vuole dimostrare che tutti, con un po’ di allenamento, possiamo rendere più efficace la nostra scrittura.

- Come nasce questo libro? Da qualche particolare esigenza?
Nasce dalla voglia di 49 autori di studiare una nuova dimensione della scrittura. Sì, perché questo libro ha ben 49 autori. Che non sono specialisti della neurolinguistica: sono specialisti dei vari settori che la nostra ricerca ha analizzato: un copywriter per il capitolo sull’advertising, un amministratore pubblico per quello sulla burocrazia, un consulente per il customer care, un astro-fisico per la divulgazione scientifica... Tutti gli autori - tra i quali ho l’onore di annoverare alcuni miei allievi, alcuni miei maestri e molti colleghi e amici - hanno voluto studiare questa nuova materia, e cercarne i punti di vantaggio per le proprie professioni. Esperienze e idee diverse sulla parola scritta, dunque, e anche voci diverse, da mettere a confronto con le esperienze e le idee di ogni lettore.

- Nella prima parte del libro, troviamo un'intervista a John Grinder che, insieme a Richard Bandler, ha fondato la programmazione neurolinguistica (PNL).
Come è stato l'incontro con questo professionista della neurolinguistica? Qualcosa che l’ha colpito, in particolar modo?

Ho potuto incontrare John Grinder durante un suo seminario a Bari. Mi ha colpito la sua semplicità, tipica dei grandi personaggi, che hanno rinunciato alle cerimonie, per andare al cuore degli argomenti. Oltre alla grande cultura, che del resto mi aspettavo da un personaggio del genere, mi ha colpito anche la sua straordinaria comunicativa, la capacità di entrare in relazione con una platea vasta e diversificata, senza indulgere a facili giochi di scena, sempre con uno stile semplice e naturale, sobrio e allo stesso tempo affascinante. Sono anch’io un insegnante, quindi sono andato a sentire Grinder con due tipi di attenzione: quella sui contenuti e quella sul metodo didattico. Su entrambi i fronti, è stata per me un’esperienza molto importante.

- Sempre con parole semplici..Neurolinguistica. Cos'è e quanto ne è utile lo studio per chi vuole fare, nel mondo odierno, comunicazione?
Parliamo dei meccanismi percettivi: degli schemi logici, psicologici ed emotivi su cui si fonda la lingua scritta. Parliamo dei filtri attraverso i quali l’esperienza soggettiva diventa pensiero, il pensiero diventa parola, la parola diventa scrittura.
Molto si è indagato sull’influenza di questi modelli nella psicoterapia, nella selezione del personale, nel management, negli ambienti militari, nello sport.
In verità la definizione più in uso, a questo proposito, è “programmazione neurolinguistica”, o “PNL”. Si tratta appunto del modello comportamentale fondato da John Grinder e Richard Bandler negli anni ’70, definito come “lo studio della struttura dell’esperienza soggettiva”. La PNL studia gli schemi o “programmazioni” create dall’interazione tra il cervello (neuro), il linguaggio (linguistica) e il corpo.
Qui preferiamo sfumare la parte della “programmazione” per limitare il campo d’indagine alla scrittura, dove la parola è assoluta protagonista.
Campo d’indagine quasi del tutto inesplorato finora. Almeno in italiano.
Anche questo libro intende così diffondere un’accezione della scrittura meno sacrale di quella maturata a scuola, che spesso porta a dividere il mondo in “bravi a scrivere” e “negati”; e dimostrare che la scrittura non è solo una dote di natura: si può apprendere.

- Se dovesse definire il mondo comunicativo al giorno d'oggi, come lo definirebbe?
In forte cambiamento. Come tutti i mondi, del resto. Sul piano professionale, uno dei cambiamenti che giudico più positivi è questo: buona parte di quell’aura magica, un po’ finta, che rivestiva questo settore negli anni ’80 è definitivamente svanito. Non sembra più così affascinante, così “in”, lavorare nella pubblicità, nelle relazioni pubbliche, nell’organizzazione di eventi, nelle redazioni web. Dopo lo scoppio della bolla di internet, poi, lo è ancor meno. Non ci sono più promesse di facili guadagni con poca fatica. è un mestiere come gli altri, che ha il suo ciclo formativo, la sua gavetta, i suoi anni di bottega e le sue leggi di carriera. Certo, poi chi è bravo davvero trova la strada per emergere. Anche se tanti altri che sono pure bravi faticano, come in ogni altro mestiere. Insomma si è un po’ tutto ridimensionato. Diverse specializzazioni, poi, specie quelle legate alle aree meno tradizionali (direct communication, web, e oggi la psicolinguistica, la neurolinguistica...) stanno definendo in modo sempre più preciso i loro percorsi formativi e professionali.

- Quali sono, a suo giudizio, le facoltà o i corsi di laurea più atti alla formazione di un futuro comunicatore? Lei cosa consiglierebbe?
Poiché lavoro all’Università Iulm di Milano, alla facoltà di Relazioni Pubbliche, ovvio che dico quella. In molte università d’Italia, comunque, vi sono ottimi corsi di laurea legati alla comunicazione. E molti master, orientati alle varie figure professionali in cui la comunicazione si articola.
Anche se, forse per una questione anagrafica (sono laureato in lettere, anni fa non esisteva la “scienza della comunicazione”) resto convinto che qualsiasi corso di studi possa essere ben speso nella comunicazione: quelli di tipo umanistico come anche quellio di tipo tecnico-scientifico. Oggi la comunicazione non è più il semplice guizzo creativo del genio. è un processo complesso, che richiede diverse competenze: organizzativa, logica, psicologica, sociologica, tecnologica, semiologica, linguistica, fino a quella relazionale.

- Un libro che qualsiasi aspirante comunicatore dovrebbe leggere?
Domanda servita su un vassoio d’argento: “La magia della scrittura”, chiaro. Dopo di che, potrei citare la ricca bibliografia che abbiamo raccolto nel libro, con centinaia di testi sacri. Io credo però che un aspirante comunicatore dovrebbe, anzitutto, leggere. Leggere, di tutto. I quotidiani. I settimanali. I mensili. I libri. E non solo i libri sulla comunicazione. I libri: romanzi, testi teatrali, saggi. Nei libri che abbiamo in casa o a scuola, se li sappiamo studiare, ci sono tanti insegnamenti anche per il nostro lavoro di comunicatori. Nei miei corsi invito spesso i manager a leggere non solo libri tecnici, ma soprattutto romanzi, perché questo li facilita nella loro scrittura professionale. Più roba buona mettiamo nella nostra testa, più roba buona ne verrà fuori. E poi grande attenzione ai dizionari: quello di italiano, principe dei libri, che io considero un supermarket delle idee, e quello dei sinonimi e dei contrari, le raccolte di citazioni, di proverbi e frasi celebri. Insomma tutto quello che sa alimentare la curiosità e la voglia di migliorarsi, due tra le principali doti del comunicatore.

- Qualche anticipazione su prossime pubblicazioni? C'è già in cantiere qualche progetto?
Sì, certo. La fine del lavoro su un libro porta sempre con sé l’embrione di un altro libro. Lo studio sulla magia della scrittura, infatti, ha già dato il via a un’altra ricerca. Sarà sempre sulla scrittura, con un orientamento speciale all’universo femminile. Per ora mi fermo qui. Spero che i lettori di Comunitàzione ci seguano sempre: avranno presto notizie fresche.

La ringrazio enormemente e le auguro in bocca al lupo per tutto.
La aspettiamo nuovamente e quanto prima su Comunitàzione.

Grazie a voi. E io vi aspetto sul blog che è nato dall’ultimo libro,
http://www.magiadellascrittura.it


 

Liana Iurcich
Liana Iurcich

Nata a Roma il 24/05/1986, ha conseguito nel luglio del 2005 il diploma di maturità classica presso il liceo "Nicolò Copernico".
Attualmente iscritta al secondo anno di Scienze della Comunicazione curriculum politico-istituzionale presso la facoltà di Lettere e Filosofia all'Università Tor Vergata di Roma.

Coltiva da anni la passione della scrittura che, unita alla comunicazione, rappresenta un binomio interessante e stimolante.
Ha conseguito nel luglio 2006 il certificato di qualifica del corso, finanziato dalla regione Lazio e cofinanziato dal Fondo Sociale Europeo, "Tecniche di Giornalismo e Comunicazione" con valutazione finale di 30/30.

Non ancora intrapresa la carriera universitaria, inizia a scrivere, dal Settembre del 2003, articoli e comunicati stampa su Comunitàzione, florido crocevia per chi lavora o semplicemente ama la comunicazione.