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Giuni Russo: comunicare la vera arte, ad un anno dalla scomparsa

11/10/2005 11492 lettori
4 minuti

Giuni Russo (nome d'arte di Giuseppa Romeo) è uno dei pochi talenti che in Italia ricorderemo, e soprattutto rimpiangeremo, a lungo. Come tutti i grandi artisti, forse in vita non è stata adeguatamente apprezzata e premiata. Sta di fatto che un anno fa, subito dopo la sua improvvisa scomparsa (non tutti sapevano che soffrisse di un brutto male), è iniziato il solito giochetto per rivalutare l’artista appena venuta a mancare. Sicuramente però non è il caso di questa recente pubblicazione, visto che dietro le quinte c’è uno come Franco Battiato che ha sempre stimato, sinceramente, la cantante siciliana. Il progetto si chiama semplicemente “Giuni Russo”, è in edizione limitata e consta di un cofanetto contenente un dvd e un cd. Il pubblico non ha dimenticato Giuni Russo: ad una settimana dall'uscita, il cofanetto si è posizionato al secondo posto in hit parade.

 

Il dvd è relativo ad un live del 10 settembre 1984, ed è l’unica testimonianza video esistente di una performance della Russo. Il pubblico può finalmente goderne dopo più di vent’anni. Nel dvd, curato da Maria Antonietta Sisini con la supervisione di Battiato per la Nar International e distribuito da Edel Italia, ci sono anche contenuti speciali extra ed un libretto, con foto inedite, introdotto da un contributo del critico musicale Marinella Venegoni. Ad arricchire il tutto, la riedizione dell’album “A casa di Ida Rubinstein”, che indica la forte vena anticipatrice di Giuni Russo, qui impegnata in un filone di contaminazione fra classica e pop: un fenomeno destinato ad esplodere solo 10 anni dopo, con i vari Pavarotti and Friends. Il disco è una raccolta di 8 pezzi classici – ariette, romanze, antiche canzoni napoletane – rielaborati e rivisti.

 

Giuni Russo fin dall'inizio ha disobbedito all'ovvietà della scelta che la sua incredibile voce le imponeva. Era un soprano lirico (la sua estensione vocale copriva quasi cinque ottave): avrebbe potuto fare più e meglio di tante soprano di successo; scelse invece quella che fra i ’70 e gli ’80 si chiamava ancora “musica leggera”. Ma la sua è stata una musica leggera elegante, di intenso impatto espressivo: poteva essere rapita da un divertissement, e anzi lo fu per un certo periodo (vedi “Un’estate al mare”, “Alghero” o “Limonata cha cha cha”), ma sfuggiva sempre dall'ovvio per deviare in acuti inaspettati o sfumature stravaganti; rifiutava le vocalizzazioni consuete al mercato, in uno sperimentalismo che fin dagli inizi aveva conquistato il più sperimentale dei musicisti italiani, Franco Battiato. Con lui Giuni Russo aveva inciso nel 1981 il primo album, “Energie”. Gli anni ’80 furono densi di successi improvvisi, ma l'irrequietezza naturale dell'artista, la curiosità, la passione che l'animavano fin da ragazzina, la spinsero verso altri orizzonti. La sua voglia di cambiamento fu accolta con diffidenza. Giuni pagò la propria ansia di ricerca anche con il silenzio e la solitudine. Ma non cambiò mai idea.

La storia di Giuni Russo finisce nella notte fra il 13 e il 14 settembre del 2004, a 53 anni, compiuti appena qualche giorno prima, il 7, anche se dai documenti anagrafici risulta che fosse nata il 10 settembre 1951. Indimenticabili l'esibizione al Festival di Sanremo 2003 con 'Morirò d'amore' e la suite musicale 'Napoli che canta', eseguita dal vivo e pubblicata nel 2004 come accompagnamento all'omonimo film muto realizzato nel '26 da Roberto Leone Roberti (padre di Sergio Leone).

Massimo Giuliano
Massimo Giuliano

Ho collaborato con varie testate cartacee, tra cui Il Tempo e Intercity. La musica è il mio interesse principale: ho recensito cd e concerti per vari siti Internet (NotizieNazionali.net, L'isola che non c'era, Musicalnews.com) mentre oggi sono redattore di IlPescara.it, gruppo editoriale Citynews-Today. Mi sono occupato per anni anche di uffici stampa e comunicazione, collaborando inoltre da esterno con agenzie ed emittenti tv per realizzare servizi ad hoc.