Vorrei concludere la mia carriera rifacendomi vivo in Rai
“Vorrei concludere la mia carriera rifacendomi vivo in Rai”
Mi ritengo un giornalista-artigiano con vocazioni artistiche; “L’incontro a 14 anni con Montanelli segnò la mia vita”; “In questa fase ho un’opinione modesta della politica italiana perché sento poca passione, distacco con la gente, linguaggi non giusti”; “La prevedibilità è anche la morte della vita”; “Mi piacerebbe organizzare un bel palinsesto del digitale o del satellitare”; “Se a una certa età non fai progetti finisci”; “Nei momenti difficili chiedo consiglio a Maria”.
Domani (venerdì 9 dicembre) alle 15.35 su Radio 1 Rai Maurizio Costanzo sarà l’ospite del “Confessionale del ComuniCattivo”, laboratorio dei linguaggi della comunicazione ideato e condotto da Igor Righetti.
Ecco un estratto dell’intervista.
Da bambino, come vedevi il tuo futuro?
Io sono stato molto fortunato. Da ragazzino volevo fare il giornalista e poi l’ho fatto. Quando avevo undici anni giocavo con le lattine e i tappi e costruivo il “Giro d’Italia”. E, durante, facevo la radiocronaca. Una volta finito scrivevo un giornalino a mano che raccontava quello che era successo nella tappa al “Giro d’Italia”. Quindi ero già un maniaco, ma non soltanto. Mi piaceva anche molto la radio e una volta mia madre si preoccupò perché mi vide che avevo preso un portasapone girato come se fosse un microfono e lessi a voce alta tutta una commedia di Goldoni. Quindi c’era tutto lì dentro, la voglia di fare la radio, la voglia di fare teatro, che poi ho fatto, e il giornalismo. Quindi ho avuto una grande fortuna perché i desideri e le passioni sono emersi subito e i sacrifici non li ho sentiti. Adesso sono vegliardo e ancora ho questa passione. E questo vuol dire fortuna. La fortuna era quella di sapere presto che cosa volessi fare. Non era un bivio, volevo far quello. A chi mi chiedeva “non hai hobby?”. No, il lavoro è stato sempre un hobby.
Qual è la qualità che più apprezzi in un individuo?
Una è lealtà. Non la lealtà esagerata, la lealtà. Poi sicuramente apprezzo un po’ il talento e, se non c’è il talento, la fantasia. Saper volare, saper non pensare in grande ma pensare fantasioso. Nella sala riunioni del mio ufficio c’è un cartello con su scritto “la prevedibilità è la morte della televisione”. La prevedibilità è anche la morte della vita.
E la caratteristica che più detesti?
Detesto il pettegolezzo, la slealtà, la mediocrità. Quelli che credono di essere normali e nuotano nella mediocrità più assoluta, però pensano di essere normali e pensano di potersi giudicare. Ecco io trovo quel concetto di normalità terribile.
Sei vendicativo?
No, mi dimentico onestamente. Ci sono delle cose che mi hanno ferito molto. Mi ricordo che un compagno di scuola alle medie ebbe un comportamento che io ritenni proprio orribile. Ci ho pensato tanti anni poi non mi sono vendicato, non potevo farlo. Però a quello ci ho pensato sennò in genere dimentico. E poi, devo essere sincero: quando ti arriva uno schiaffo tu sai perché e da dove. Poi dipende pure dalle ambizioni. Ho patito le cattiverie gratuite, le cose totalmente inventate. Con il tempo ci ho fatto l’abitudine, ora non me ne importa niente. Ti racconto questa cosa: quando io feci “Bontà loro” nel 1976, il primo talk show con un successo imbarazzante non aspettato da me e da nessuno, io lavoravo in Rai allora e, quando attraversavo il corridoio, mi sentivo addosso trafitto da invidia. E allora escogitavo un sistema. Quando qualcuno mi chiedeva come stavo rispondevo: “Ho un dolore verso il fegato e non riesco a capire che cos’è”. Erano tutti contenti perché pensavano “ha avuto successo ma vedi che ha i problemi?”. E io li tacitavo dando loro i miei malanni inventati.
Rimpianti?
Sì, ora il rapporto con i miei figli è molto bello. Il rimpianto maggiore è quello di averli persi per un periodo quando sono andato a Milano. Quello è un rimpianto. Infatti con il figlio adottivo mio e di Maria ho vissuto in parte gli anni che non ho vissuto con Camilla e con Saverio. Un rimpianto è sicuramente quello di aver perso tempo in sciocchezze. Se la vita dovesse finire all’improvviso mi mancano queste cose che poi, onestamente, non sono tantissime.
Che cos’è del tuo passato che proprio non rifaresti?
Mangerei meno per dover fare meno diete e avere meno problemi di glicemie varie. Questo di sicuro, poi che cosa non rifarei? Professionalmente rifarei assolutamente tutto anche gli sbagli perché sono questi che ti aiutano a capire. Ma anche altri sbagli, che io ho considerato sbagli, li rifarei perché le vite senza sbagli le guardo con preoccupazione. Mi sono sposato quattro volte ma lo rifarei, forse magari un matrimonio con una persona non lo rifarei.
C’è un incontro che ha modificato la tua vita?
Eh come no! Quando avevo quattordici anni scrissi a Montanelli, lui mi telefonò e io lo andai a trovare. Questo segnò la mia vita perché mi confermò la voglia che avevo di fare quel mestiere. Un altro incontro è stato quello con la mia prima moglie, che era più grande di me di oltre dieci anni, una grande fotografa del mondo che mi ha raccontato quello che non sapevo e quello che non capivo. Un altro incontro importante è stato con Marcello Marchesi quando abbiamo lavorato insieme per alcuni anni. E anche lì ho imparato un mestiere. Insomma ho incontrato bella gente, sono stato fortunato, ho conosciuto Totò da ragazzino, ho conosciuto Pasolini. Oggi chi conosci?
A chi devi dire grazie?
A tutti i telespettatori, uno per uno. Io lavoro da ventidue anni in una televisione commerciale. Ho una gratitudine per loro assoluta. Siamo invecchiati insieme, siamo cresciuti insieme. Io poi ho un pubblico giovane di donne anche questo mi piace molto. Devo ringraziare tante persone, poi la fortuna e la buona salute che sta ancora qua.
Il precorrere i tempi è una dote degli artisti. Nel settore televisivo tu lo hai fatto. Ti ritieni un artista?
Io mi ritengo un giornalista-artigiano con vocazioni artistiche, con un uso di fantasia.
Hai lavorato tanti anni in Rai. Ti manca?
No, mi mancano alcune professionalità che c’erano allora in Rai e che ora non lo so se ci sono ancora. Io sono uno che ha parlato sempre bene della Rai, che ha sempre detto che ci sono belle professionalità. Mi racconto spesso che vorrei concludere la mia carriera rifacendomi vivo in Rai. Non lo so poi se questo accadrà o non accadrà. In Rai ci sono ancora professionalità però penso che ci vorrebbe più rispetto. Ci hanno messo una vita a nominare il nuovo consiglio di amministrazione. Che cavolo un po’ di rispetto!
Che cosa apprezzi di più in tua moglie, Maria De Filippi, e che cosa invece le rimproveri?
Apprezzo la sua capacità di concentrazione sul lavoro, la sua professionalità costruita benissimo. Non sopporto certi suoi rigori, io sono molto più cialtrone. Magari le dico “Senti potresti parlare nella tua trasmissione un attimo di questa cosa?”. “No!”.
A chi chiedi consiglio nei momenti difficili?
A Maria.
Quali colpe ti ispirano più indulgenza?
Le colpe dell’uomo. Quando ci sono stati senza far nomi, dei personaggi noti che hanno avuto dei problemi io sono stato tra quelli che ha detto “Ma signori abbiate rispetto!”. Chi è che non commette errori? Invece questa storia dei moralisti che attaccano per poi mettere la mano sul sedere della vicina di casa.
Della tv di oggi che cosa elimineresti?Tanto, eliminerei la ripetizione degli stessi format, quest’incapacità di provare, osare, sperimentare. Non apprezzo questa gossipata continua, non apprezzo un po’ di sbracamento.
Qual è il palinsesto televisivo che ti piacerebbe organizzare?
Un bel palinsesto del digitale o del satellitare, sì.
Con l’età sei diventato più buono o soltanto più tollerante?Mah, io cattivo non lo sono stato mai, più tollerante sicuramente.
Qual è l’uomo politico italiano che più apprezzi?Fassino.
Perché?Perché ha passione e si butta nelle cose. Quando parla capisci che sa quello che dice. A seguire D’Alema e Rutelli.
Che opinione hai della politica italiana?Modesta in questa fase perché sento poca passione, distacco con la gente, linguaggi non giusti.
Che cosa hanno detto di te che più ti ha irritato?Un periodo mi irritava quando dicevano presentatore. Io facevo il giornalista. Una volta mi sono, non irritato, incuriosito quando girava la voce, uno me l’ha anche scritto, che io andavo a letto con Fiorello, pensa un po’. Questo mi ha dato fastidio. Poi avevano pensato che io facessi chissà quali giochi, inciuci eccetera e io non facevo una cacchio. Io sono uno che ha sempre pagato tutte le tasse e la finanza lo sa benissimo perché ogni tanto mi fa gli accertamenti. Non ho mai messo soldi all’estero né preso denaro in nero. E questo mi fa dormire in una maniera stupenda.
Che cosa vorresti che accadesse domani?Che avessi un’idea, che avessi pochi problemi e che fossi allegro.
Beh, ma tu non sembri una persona triste, anzi sei un ottimista.
Sì, sono abbastanza ottimista, sono uno che scommette sul futuro. Vorrei che un paio di palle andassero in buca senza faticare.
Progetti?Quello che sto vivendo. L’importante è farne sempre, se a una certa età non fai progetti finisci.
Roma, 8 dicembre 2005