SdC, anno nuovo...
Buon 2003 a tutti i comunicatori, ed in particolar modo agli studenti di Scienze della Comunicazione!Come ogni inizio d’anno che si rispetti parliamo delle nostre speranze ed opinioni su quello che sarà il 2003, ed in particolare il 2003 del Corso di laurea cui molti di noi appartengono.
Certo oggi siamo molti, forse troppi, a causa dell’indiscriminata diffusione di corsi che appartengono alla classe (la numero 14) delle lauree in SdC (presenti ormai in 41 Università italiane) e dell’eliminazione del numero chiuso in molti Atenei.
Abbiamo già avuto modo di dire (vedi Chi ha paura della comunicazione?) che purtroppo il mercato non è in grado di assorbire tutti e che quindi la selezione naturale sarà in parte inevitabile.
Inoltre all’aumento numerico non ne corrisponde ancora uno proporzionale della conoscenza di cosa sia SdC, mentre alcune piccole università lanciano corsi, come "Filosofia e comunicazione”, che nulla hanno a che fare con noi e che creano ulteriore caos.
Queste le brutte notizie
Il nuovo anno però ci riserva anche delle belle sorprese: infatti all’aumento dei corsi (da 65 a 74) fa seguito un calo degli iscritti, che il 25 novembre 2002 erano complessivamente 16.935, contro i 19.852 di un anno prima.
Ciò significa che la crescita continua delle immatricolazioni si è finalmente fermata, nonostante l’aumento dell’offerta degli Atenei, sintomo questo di una riduzione del fenomeno modaiolo, che aveva portato SdC ad essere terzo corso per iscrizioni nel 2001/2002.
Lo stesso Mario Morcellini, presidente del coordinamento nazionale dei corsi di laurea in SdC, si era mostrato prudente rispetto al "boom” e ora ritorna a parlare di consolidamento.
La riduzione delle immatricolazioni riguarda in particolare gli atenei più piccoli e, nella maggior parte dei casi, è dovuta ad interpretazioni discutibili del "3+2" , mentre i trasferimenti verso le grandi università sono sempre più frequenti.
Sembra dunque giunto il momento di una riflessione, con una certificazione della qualità dei corsi e dei docenti ed una conseguente riduzione delle sedi e delle immatricolazioni fino a trovare un giusto equilibrio, anche rispetto alle esigenze del mercato.
Tutto questo però può avvenire solo se si farà finalmente chiarezza su quali devono essere i requisiti, in termini di contenuti e qualità dell’insegnamento, di un corso di Scienze della Comunicazione, ponendo fine alla disomogeneità che ha regnato finora in Italia.
Aspettiamo notizie dal Ministero competente.
A fianco di questi fenomeni abbiamo già notato con piacere (vedi SdC, tante risorse da integrare) un certo dinamismo nell’ambito dello sviluppo e della promozione della comunicazione in Italia, sia a livello studentesco sia più in generale (un esempio per tutti la testata Puntocom).
Quello che ci sentiamo di ipotizzare dunque è che oggi la comunicazione in Italia ha superato una prima fase d’affermazione e crescita, e che ora è giunto il momento di razionalizzare la situazione e di confrontarsi col contesto culturale sociale ed economico.
Ciò non vuol dire che bisogna adattarsi alla situazione vigente senza tentare di crescere ed affermarsi (siti come questo testimoniano il contrario) ma piuttosto che bisogna dialogare ed integrarsi attivamente col mondo esterno, anche e soprattutto a livello accademico.
Se questo avverrà il 2003 forse non diventerà l’anno della svolta ma di sicuro segnerà l’inizio di un processo di consolidamento di cui la comunicazione in Italia, e noi che ci lavoriamo o lavoreremo, ha davvero bisogno.
Auguri a tutti.