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Più liberi

23/12/2005 4441 lettori
4 minuti

Come mai a volte capita ai genitori di comportarsi proprio come non vorrebbero? Come mai mettono in atto proprio quei comportamenti che detestano? A tutti è capitato di avere individuato almeno un comportamento che non ci piace, magari uno di quelli che i nostri genitori avevano usato con noi. E magari ci eravamo ripromessi che, una volta avuto un figlio, non saremmo ricaduti negli stessi errori. Abbiamo pensato che ne avremmo commessi, proprio perché è quasi impossibile non farne, ma siamo sempre rimasti fermi sul punto che comunque non sarebbero stati gli stessi che tanto ci hanno fatto star male e che ancora ricordiamo con grande fastidio se non dolore. 

 

Nel libro l’Arte di Crescere (ed Internazionali) e negli e-book scaricabili dal sito www.ranocchieprincipi.it , ho indicato molte tecniche di comunicazione che hanno lo scopo di agevolare il lavoro del genitore sfruttando al massimo le potenzialità della comunicazione. Nella conclusione del libro viene anche indicato, in modo più preciso e mirato, un possibile motivo per cui, quando ci troviamo in alcune situazioni per noi complicate da gestire, non riusciamo poi a mettere in pratica alcune regole anche molto semplici.

 

Chi mette in atto queste tecniche si rende conto di poter vedere il rapporto col figlio da un altro punto di vista. Realizza che è possibile passare molto meno tempo litigando o cercando di controllarlo , rimanendogli così a disposizione molto più tempo per il gioco e l’affetto. Eppure è come se a volte la nostra mente ci boicottasse, e scegliesse la strada più lunga; e lo sappiamo che è quella più lunga! Lo sappiamo che se ci mettiamo a gridare, inneschiamo un processo in crescita di tensioni negative, ma  è come se fossimo dirottati, come se non riuscissimo ad agire in modo diverso da quello. 

 

Come mai succede questo?

Qualcuno sostiene che non ci riesce perché è troppo difficile pensare a come ci si deve comportare, e vuole essere più sbrigativo. Ma questa versione non ha fondamento perché sappiamo bene che se prendiamo male nostro figlio, se lo affrontiamo in modo aggressivo e poco ponderato, le cose diventano più lunghe e non più brevi.

Ci sono varie spiegazioni ma quella che può riassumere bene il punto è che quando siamo sotto stress scattano degli automatismi primordiali che sono poi quei comportamenti che abbiamo interiorizzato e fatti nostri a livello inconsapevole.  Questo può succedere per vari motivi, uno di questi può essere per esempio perché li abbiamo osservati per tanti anni nei nostri genitori fino ad assorbirli.

E come mai scarichiamo questo stress sui figli? Come mai basta un loro piccolo danno – una cosa che in un altro momento avremmo tranquillamente accettato – per farci scattare i dirottatori? Generalmente il comportamento dei nostri figli ci da tanto più fastidio quanto più alte sono le pretese che abbiamo nei loro confronti. A volte arriviamo ad avere alte aspettative e più sono alte e più è facile che vengano violate: qual è il bambino che può comportarsi in modo perfetto? (E poi, perfetto per chi?)

Spesso questo succede perché abbiamo accumulato delle pretese nei confronti dei nostri figli. E queste pretese sono lì perché ci aspettiamo qualcosa in cambio, rispetto a qualcosa che abbiamo dato. Non è certo consciamente che decidiamo di impostare questo baratto. Certamente tutto ciò che facciamo per loro lo facciamo perché abbiamo l’intenzione di dare a loro il massimo che possiamo. Il fatto è che a volte questo massimo diventa tanto… troppo. Iniziamo a far fatica. Ma siamo presi nel senso del dovere… e rimaniamo lì, a sacrificare ancora qualcosa… perché fatto uno si può fare anche due… e fatto due si può fare anche tre. Generalmente non ci si accorge che si sta arrivando al limite. Ce ne accorgiamo quando arriva lo stress e esplodiamo. Quando abbiamo fatto tanto, a volte anche col sacrificio, cresce la nostra aspettativa in loro.

 

A quel punto diventiamo più controllanti, loro lo avvertono e tendono a fuggire dal controllo. La nostra aspettativa è delusa e la tensione è talmente tanta che non c’è dentro di noi la voglia di fare ancora dell’altro (cioè seguire delle regole di buona comunicazione). E’ un po’ come se ci dicessimo: “Ah, è così!? Con tutto quello che ho fatto mi ripaghi in questo modo? Beh, allora adesso sono libero anch’io di fare come mi pare… e mi sfogo”.

Può sembrare un po’ crudo detto in questo modo, ma non si tratta di un pensiero cosciente.

 

Cosa possiamo fare per facilitarci la vita?

Il rimedio è parecchio semplice e… anche piuttosto difficile. Semplice perché ovviamente consiste nel recuperare i propri spazi. Dedicarsi più tempo. Recuperare del tempo per sé e solo per sé.

 

Difficile perché quando si è finiti incastrati dal dovere e dagli impegni, lo si è fatto per buoni motivi e da quella posizione sembra di non poterlo trovare altro tempo!   Chi ce l’ha il tempo libero? Quello che posso, già me lo prendo!

 

A volte succede addirittura che ci siamo abituati ad evitare il tempo libero e i divertimenti e quasi ci costa fatica pensare di uscire a passare una serata solo con le amiche. Qualcosa ci dice che in fondo non sarebbe poi così divertente. Altri si sentono in colpa nel lasciare i figli… e mille altri motivi possono spingere ad evitare lo svago e la cura di se stessi.

 

Quindi, siccome il recuperare un po’ più di spazio per sé richiede una piccola forzatura, questo rimedio lo mette in pratica solo chi ha veramente capito quanto può essere importante per la propria vita e anche per quella dei figli. E lo può fare cominciando da quelle cose che richiedono meno organizzazione. Possono bastare 15 minuti per cominciare. E facendo anche quelle cose che poi in fondo non sono così importanti; perché lo scopo non è divertirsi subito ma iniziare a liberarsi dal soffocamento.

 

Non so se anche tu sei arrivato/a al soffocamento o ci sei vicino oppure se senti che sei ancora in tempo per bloccare il processo e lo ritieni importante. Se così è , invito anche a te a farti un bel regalo di Natale.   Cominciando proprio da questi giorni a recuperare del tempo per te. Perché tu ti sentirai  meglio. E i tuoi figli avranno un’immagine più luminosa e giocosa, dei propri genitori. 

Buon Natale a tutti,

Andrea Magnani