L'Ufficio Reclami dell'Editore
Destino di un libro.
Prima immaginato, abbozzato, scritto, rivisto e corretto, stampato, pubblicato, distribuito. Poi scelto, acquistato, letto.
E dopo?
Chi si preoccupa di quello che ne pensa l'incauto o avveduto lettore? Praticamente nessuno. Perchè il libro, una volta finito sugli scaffali dei negozi è già venduto e le royalties son già nelle tasche di tutti i soggetti interessati, editore ed autori in primis. Perchè, quindi, perdere tempo e soldi per profilare i lettori, misurarne il gradimento onde capire se un autore merita un'altra opportunità?
Un paio di anni fa, nel corso di un'intervista ad una tv musicale, il componente di una band (tutto sommato discreta, che godeva anche di un pò della mia stima) annunciò l'imminente uscita di un suo libro di racconti, edito da un editore radikal chic (da me stimato, pure lui).
L'opera meritava di essere letta, pensai.
Ordinai il libro e dopo una settimana era già tra le mie mani (come un invitante panino), pronto per essere 'divorato'. I primi bocconi però mi parvero subito indigesti.
Il 'panino' rivelò subito la sua natura: peggio di un triplo cheeseburger del giorno prima! Decisamente scritto male, probabilmente anche volutamente lasciato così dal revisore di bozze per renderlo evocativo dell'autore, del suo pensiero e del suo mondo sopra le righe.
I racconti, con le loro trame risicate, non mi 'acchiapparono', faticai ad arrivare al penultimo poi abbandonai per stanchezza psicologica. Andare fino alla fine non avrebbe valso lo sforzo nè il mio tempo.
Sensazione finale: il vuoto, anche nel mio portafogli, benchè si trattasse di soli 12 Euro che avrei potuto spendere o donare diversamente.
La tentazione di imbustare il tomo e rispedirlo al suo editore (senza neanche chiedere indietro i soldi, per superiorità) fu enorme. Mi trattenni e decisi di riporlo comunque (benchè indegno) nella mia libreria a perenne monito per evitare in futuro altri acquisti azzardati.
Consiglio agli editori di dedicare un Ufficio Reclami ai lettori insoddisfatti, al quale poter spiegare (verosimilmente anche meglio di un critico letterario) dettagliatamente ragioni e perchè delle loro opinioni.
E dopo?
Chi si preoccupa di quello che ne pensa l'incauto o avveduto lettore? Praticamente nessuno. Perchè il libro, una volta finito sugli scaffali dei negozi è già venduto e le royalties son già nelle tasche di tutti i soggetti interessati, editore ed autori in primis. Perchè, quindi, perdere tempo e soldi per profilare i lettori, misurarne il gradimento onde capire se un autore merita un'altra opportunità?
Un paio di anni fa, nel corso di un'intervista ad una tv musicale, il componente di una band (tutto sommato discreta, che godeva anche di un pò della mia stima) annunciò l'imminente uscita di un suo libro di racconti, edito da un editore radikal chic (da me stimato, pure lui).
L'opera meritava di essere letta, pensai.
Ordinai il libro e dopo una settimana era già tra le mie mani (come un invitante panino), pronto per essere 'divorato'. I primi bocconi però mi parvero subito indigesti.
Il 'panino' rivelò subito la sua natura: peggio di un triplo cheeseburger del giorno prima! Decisamente scritto male, probabilmente anche volutamente lasciato così dal revisore di bozze per renderlo evocativo dell'autore, del suo pensiero e del suo mondo sopra le righe.
I racconti, con le loro trame risicate, non mi 'acchiapparono', faticai ad arrivare al penultimo poi abbandonai per stanchezza psicologica. Andare fino alla fine non avrebbe valso lo sforzo nè il mio tempo.
Sensazione finale: il vuoto, anche nel mio portafogli, benchè si trattasse di soli 12 Euro che avrei potuto spendere o donare diversamente.
La tentazione di imbustare il tomo e rispedirlo al suo editore (senza neanche chiedere indietro i soldi, per superiorità) fu enorme. Mi trattenni e decisi di riporlo comunque (benchè indegno) nella mia libreria a perenne monito per evitare in futuro altri acquisti azzardati.
Consiglio agli editori di dedicare un Ufficio Reclami ai lettori insoddisfatti, al quale poter spiegare (verosimilmente anche meglio di un critico letterario) dettagliatamente ragioni e perchè delle loro opinioni.
Con la cultura non si dovrebbe scherzare.