Censimento per razze: giusto o no?
E' da molto che in Francia si discute su come evitare le discriminazioni razziali. La Francia è il paese in cui agli africani spesso è vietato di entrare in alcuni locali e in cui non si viene presi per un lavoro solo per via del colore della propria pelle. Soprattutto, la Francia è il paese in cui solo pochi mesi fa le periferie, per la maggior parte abitate da immigrati, hanno fatto una vera e propria rivoluzione contro questo sistema che le ha tenute per troppo tempo da parte.Per risolvere il problema, davvero gravissimo se si tiene conto dell?altissima percentuale di immigrati presenti nel paese, è stata proposta una soluzione per il riconoscimento delle ''minoranze visibili''. In pratica si tratterebbe di una conta etnica. A favore di questa misura di ''discriminazione positiva'' si è pronunciato il Ministro degli Interni Nicolas Sarcozy. Contrari, invece, il Presidente Chiraq e il premier Villepin, difensori del modello Repubblicano.
La ''discriminazione positiva'' sostenuta da Sarcozy prende come modello le ''affirmative action'' degli USA. Il modello statunitense di discriminazione positiva prevede che, per gli immigrati, siano attuate delle politiche in funzione della loro provenienza. Un esempio è tenere conto delle loro origini etniche nell?attribuirgli un posto di lavoro.
Il problema del censimento per razze è un problema serio, non solo politico. Se ne occupano, infatti, anche i sociologi e i demografi. Il fatto è che le opinioni al proposito sono discordanti persino tra gli stessi immigrati. Ad esempio, gli ebrei sono a favore, mentre i musulmani si sono detti contrari. Il fatto vero è: quando un africano si presenterà in comune per la conta etnica, come si farà a dire che è più o meno nero di un altro? Cioè: come si farà a ridurre a una categoria il bagaglio di vita di una persona?