3a - Il design dell'interazione
Design dell'interazione. Un'esperienza di progettazione: www.comunitazione.it :-)
Il design dell’interazione
La comunicazione è, solitamente un’esperienza interattiva, dove in un luogo di significazione si incontrano un mittente ed un ricevente che usano un codice comune, un messaggio e un mezzo attraverso cui far viaggiare il messaggio. L’atto comunicativo si chiude nel momento in cui il messaggio viene ricevuto e decodificato[1]. Il livello di questa comunicazione può essere arricchito dalla risposta che il ricevente fornirà alla fonte del messaggio, se naturalmente questa risposta è possibile.
Nella televisione, così come nel libro, l’interazione con il messaggio è molto bassa, a meno che non si pensi all’interazione che il messaggio avrà con il fruitore nella sua mente[2].
Per quanto riguarda invece un contesto comunicativo tra due persone, la comunicazione sarà arricchita dal feedback prodotto e dall’alternarsi dei ruoli di ricevitore-mittente. Nel dialogo certamente l’interazione raggiunge il massimo della sua realizzabilità, dove il ricevente può partecipare attivamente al processo comunicativo.
Interazione: azione, influenza reciproca tra due o più fenomeni, elementi, forze, ecc.[3].
Il termine design, normalmente utilizzato come abbreviazione del termine anglosassone industrial design, o nell’accezione italiana di disegno industriale, può essere tradotto più correttamente con l’espressione “progettazione per la produzione industriale”. Indica l’insieme delle attività di ricerca, ideazione e progettazione, finalizzate alla realizzazione di un qualsiasi prodotto da offrire sul mercato del consumo.
La parola inglese design significa progettazione e indica un insieme concertato di conoscenze, azioni, metodologie e strumenti finalizzati al raggiungimento di uno scopo, che rappresenta l’aspetto fondamentale di ogni attività di progettazione per l’industria.
Design: linea, aspetto, stile di un oggetto prodotto secondo i canoni dell’industrial design[4].
Secondo Eco, negli oggetti di design è possibile distinguere una funzione prima ed una seconda[5]; dove la funzione prima è la funzione, il compito che l’oggetto compie, la funzione seconda è il substrato segnico, ciò che l’artefatto racconta di se agli altri.
Quindi, se pensiamo all’esperienze comunicative dell’uomo con gli artefatti e il contesto, e come gli artefatti stessi comunichino con l’uomo, possiamo parlare di design dell’interazione[6].
[1] A proposito della decodifica aberrante, si veda il testo di Eco: Lector in Fabula oppure altri testi dello stesso Autore.
[2] Arnheim, nella sua opera Pensiero Visivo (1969) scrive: un oggetto che si sta guardando, può dirsi veramente percepito soltanto nella misura in cui corrisponde ad una qualche configurazione organizzata.
[3] Dizionario della lingua italiana on line, De Mauro, Paravia 2006, www.demauroparavia.it
[4] Ibidem.
[5] Si veda: Eco, U., La Struttura assente, Bompiani, Milano 1978.
[6] Il corrispettivo termine inglese interaction design trova largo uso in letteratura e non esiste differenziale semantico, pertanto in questa trattazione useremo indistintamente il termine inglese e quello italiano.