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L'accesso alla professione: le basi

03/03/2003 28712 lettori
5 minuti
L'accesso alla professione è forse il momento più difficile e delicato dell'intera carriera del giornalista, specialmente per tutti coloro che, non avendo mai avuto nessun contatto con il mondo del giornalismo e dell'editoria, partono praticamente da "zero".

In genere, l'ingresso nel mondo editoriale avviene quasi per tutti nello stesso modo: si inizia a collaborare saltuariamente con una testata cartacea, radiofonica o televisiva e, dopo un certo periodo di tempo (chiamiamolo pure "gavetta"), si aspira ad un posto di collaboratore fisso in redazione o, meglio ancora, all'assunzione come Giornalista Praticante.
Per potersi definire "Giornalista" a tutti gli effetti, infatti, occorre essere in possesso dell'iscrizione all'Ordine Nazionale dei Giornalisti, il massimo organo di controllo della professione giornalistica nel nostro Paese.

Attualmente, l'Ordine dei Giornalisti si compone di tre distinti elenchi: quello dei "Pubblicisti", quello dei "Praticanti", e quello dei "Professionisti". Per ottenere l'iscrizione all'albo dei Pubblicisti, occorre aver pubblicato un numero di articoli - variabile a seconda del consiglio regionale di appartenenza - debitamente retribuiti, nell'arco di tempo di due anni solari (all'atto della presentazione della domanda occorre essere in possesso, oltre ai documenti anagrafici e personali richiesti, anche delle copie originali o fotostatiche degli articoli pubblicati o delle registrazioni dei servizi radiofonici o videogiornalistici, dei relativi pagamenti, dei versamenti all'Inps e di una dichiarazione del direttore responsabile della testata che accerti l'avvenuta collaborazione) mentre, per accedere alla carriera da Professionista, occorre sostenere un esame di stato presso la sede dell'Ordine Nazionale dei Giornalisti di Roma, dopo aver compiuto un periodo di praticantato di 18 mesi in una redazione in cui siano già presenti almeno tre giornalisti professionisti oppure, dopo aver frequentato uno degli istituti di specializzazione riconosciuti dall'Ordine, per un periodo di due anni accademici. Per accedere all'elenco dei Praticanti, invece, occorre presentare apposita domanda in cui allegare la documentazione in cui la testata si dimostra disponibile ad assumere, con contratto di praticantato, il candidato all'esame di Professionista (dopo circa un mese dall'accoglimento della domanda, occorre anche sostenere un primo esame di cultura generale).
In realtà, però, esiste anche un quarto elenco: il cosiddetto "Elenco Speciale", in cui vengono inseriti tutti i direttori responsabili di testata che non sono ancora iscritti all'Ordine professionale.
Per quanto riguarda il superamento dell'esame di stato, infine, occorre sostenere due distinte prove, di cui una scritta ed una orale: la prova scritta, in genere, è costituita dalla composizione (o "ribattuta") di un articolo e di un test con domande di carattere generale mentre, quella orale, verte principalmente su argomenti di economia, diritto, cultura generale e deontologia professionale. Una curiosità: l'esame scritto si affronta utilizzando una macchina da scrivere tradizionale e non, come siamo ormai abituati da tempo, un computer o un moderno apparecchio digitale. Aprite quindi gli armadi o gli sgabuzzini, e cercate il luogo in cui vostro padre o vostra madre hanno nascosto l'indispensabile strumento! (Per avere a disposizione qualche utile riferimento, potete visitate le apposite pagine web Professione e Bibliografia di Piccoli Giornalisti).

Da qualche tempo, inoltre, si parla della famosa riforma dell'accesso alla professione che, secondo le proposte presentate da più parti, dovrebbe essere a totale appannaggio delle università. Se venisse attuata, infatti, per accedere all'esame di stato bisognerà frequentare un apposito corso di laurea in giornalismo della durata di 4 o 5 anni.

Il consiglio che posso dare a tutti i "dilettanti allo sbaraglio", comunque, è quello di iniziare da subito a scrivere - anche a titolo gratuito, se necessario - in modo da accumulare valide esperienze e, soprattutto, farsi conoscere.
Come in tutte le professioni, infatti, sono necessarie sia la "pratica" che la "grammatica"; è bene, perciò, frequentare un corso di studi appropriato e poi mettere in pratica nel modo migliore ciò che si ha imparato sui banchi di scuola o dell'università, secondo le proprie capacità e le proprie esperienze (sia personali che professionali, naturalmente).
In più, non avere mai fretta di "bruciare le tappe": non si può pretendere di iniziare a scrivere da subito per un quotidiano a diffusione nazionale. Tutti hanno iniziato la loro lunga carriera con una misera collaborazione con il giornalino del quartiere o dell'oratorio!

Un'ultima cosa: non dare mai retta a tutti quelli che sostengono a spada tratta che per fare il giornalista bisogna essere necessariamente raccomandati. Il problema del clientelismo, purtroppo, esiste in tutti i campi lavorativi: in quello giornalistico come in tanti altri.
La passione e l'entusiasmo, invece, sono le armi vincenti che un aspirante giornalista deve possedere per emergere in questo difficile mondo. E poi, come è ben noto a tutti: occorre seminare bene oggi, per raccogliere bene un domani!!!

Roberto Bonin
Roberto Bonin
Roberto Bonin

Giornalista professionista, vive e lavora a Milano: è l'ideatore e il responsabile della redazione del sito web Piccoli Giornalisti.

Collabora con numerose testate specializzate nei settori scientifico e ICT.

E' socio fondatore e Presidente nazionale dell'Associazione GSA - Giornalisti Specializzati Associati.