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Analisi delle testate: Il Manifesto

20/12/2006 22039 lettori
4 minuti

Il Manifesto

Genere: quotidiano nazionale di tendenza
Tiratura: più di 80.000 copie giornaliere
Data di fondazione: 28 aprile 1971
Sede: via Tomacelli 146 (Roma)
Fondatore: movimento politico italiano “manifesto”
Proprietà: Il Manifesto coop. a.r.l.
Direttore: Sandro Medici

Nome testata: ripreso dal “manifesto” pubblicato da Carl Marx, chiara connotazione del pensiero espresso dal quotidiano.

Orientamento politico: è un quotidiano comunista con un target ben preciso: persone di sinistra con gusti elitari e colti, che stanno al di sopra del sentire comune. Spesso rinuncia a trasmettere i fatti di cronaca per dare agli articoli un taglio politico.

Breve excursus storico: il manifesto era anche un movimento politico italiano che prese il nome da una rivista mensile fondata nel giugno 1969 da alcuni intellettuali del partito comunista. Nel novembre successivo il direttore della rivista Magri e i suoi principali collaboratori furono espulsi dal partito con l'accusa di frazionismo. Attorno alla rivista, che faceva propri alcuni temi dei gruppi extraparlamentari (simpatia per la rivoluzione culturale cinese e critica al burocratismo sovietico) e rivendicava una maggior democrazia nell'ambito del partito, si formò un'area di consenso. Nell'aprile 1971 il gruppo diede vita a un quotidiano, “Il Manifesto”, diretto da Pintor, con lo scopo di aggregare le forze della nuova sinistra. Le elezioni politiche del maggio 1972, però, sancirono il fallimento di questo disegno, non avendo il gruppo conquistato alcun seggio. Dopo aver tenuto il suo primo congresso, nel luglio 1974 il gruppo si sciolse per dar vita, assieme ad altre forze, al partito di unità proletaria per il comunismo (PDUP), col quale si identificò in seguito all'uscita delle altre forze nel febbraio 1977. Sempre raccolto attorno al quotidiano, il gruppo avviò il processo di riavvicinamento al partito comunista, in seno al quale ritornò nel novembre 1984. Il quotidiano ha continuato le pubblicazioni, costituendo un riferimento per intellettuali, sindacalisti e politici della sinistra in genere. Nel corso degli anni Ottanta-Novanta ha dovuto affrontare varie crisi di carattere economico, lanciando più volte la campagna abbonamenti e mutando veste grafica. Il rinnovamento più significativo è avvenuto nel 1998 con un ricambio direzionale e la scelta del temi europei.

Analisi del contenuto

La testata apre la sua prima pagina con una maxi foto di una ripresa amatoriale dell’uomo di colore ucciso a New Orleans con il titolo altrettanto grande “cartoline da New Orleans”; l’editoriale sulla sinistra è dedicato a questo evento e prosegue all’interno. Questo è l’unico giornale nazionale a non mettere in risalto la faccenda dell’amnistia e di Unipol. Il catenaccio che segue il titolo dice: “una squadra di poliziotti ha circondato un uomo, nero, in un elegante quartiere di New Orleans, e gli ha scaricato addosso decine di pallottole uccidendolo. L’esecuzione è stata ripresa da un videoamatore e molti testimoni hanno contraddetto gli agenti sulla necessità di ricorrere alla forza per fermare l’individuo. La vicenda ha sollevato dure polemiche contro la polizia, accusata di saccheggi, sciacallaggio e abusi dopo il ciclone Latrina che ha distrutto la città”. Solo l’analisi di questo pezzo la dice lunga sulla filosofia del giornale; innanzitutto si parte col confermare quanto detto sopra sul target di elite che si prefigge di raggiungere il quotidiano, infatti, a differenza degli altri, relega i due fatti principali ai margini della prima pagina per aprire un dibattito di opinioni su quanto accaduto negli USA; tornando al catenaccio ci sono molti elementi in linea col pensiero del quotidiano comunista:

· Il fatto che l’uomo fosse di colore è specificato tra due virgole il che può dar luogo a una doppia interpretazione, se volevano dare più o meno importanza al colore della pelle, ovvero, può rimandare al fatto che nella filosofia prettamente comunista “siamo tutti uguali” oppure che la vittima sfortunata in queste circostanze è sempre un nero;

· L’uso del verbo “scaricare” ha una connotazione negativa, brutale direi, e rende bene l’idea della polizia ingiusta e feroce e dell’uomo vittima della situazione;

· Il termine “esecuzione” ultimamente viene usato nel caso dei rapimenti e uccisone di innocenti da parte degli integralisti islamici, è stato quindi utilizzato per dare un particolare effetto emotivo alla frase;

· Verbo attivo “hanno contraddetto” che comporta una presa di posizione del giornale a favore del soggetto della frase;

· Il termine “sciacallaggio” ha una forte carica emotiva e soprattutto negativa.

Di amnistia se ne parla nell’editoriale a destra (che prosegue a pagina 10) e a pagina 4. All’argomento vengono correlate espressioni come “pesanti guasti sociali”, “ diabolici meccanismo di incarcerazione”, “repressione globalizzata”, “il nostro Castelli”, “classista e fascista legge” e via dicendo, tutte molto forti, tese ad incanalare i processi inferenziali del loro lettore modello. L’articolo che riguarda in particolare l’assenteismo che si è verificato in Aula, assume un tono distaccato di mera cronaca dei fatti, un susseguirsi di inutili discorsi tra i presenti, di occhiate menefreghiste tra i deputati, insomma, il Manifesto racconta con un certo distacco al suo target elitario come l’assemblea straordinaria si è svolta; il tutto finisce poi per sfociare nel sarcasmo con l’espressione “nel momento del suo massimo splendore” (riferito al numero massimo di deputati presenti). Gli altri due articoli presenti nella pagina fanno riferimento alla possibilità di parlare di indulto ma che comunque il tutto dovrà svolgersi nel 2006, cosa poco probabile visto che a gennaio dovranno sciogliersi le camere: anche questo argomento è trattato con un certo distacco ma anche di critica per la negligenza in materia (“testo semi-dimenticato”). Infine l’ultimo articolo della pagina richiama l’attenzione sul ministro Castelli. Il titolo la dice lunga sui toni adottati:

Titolo: “Subito nuove carceri” ma c’è aria di bluff

Sottotitolo: Ennesimo annuncio del leghista Castelli: “In Sardegna 4 istituti in più”. Fondi al minimo e dubbi della corte dei conti

L’argomento centrale dell’articolo è quindi l’evidenziare come il ministro della giustizia parli a vanvera; la critica non è velata o tra le righe, è chiara e cristallina e non ammette posizioni diverse. La vicenda Unipol è affrontata in poche righe riassuntive in prima pagina e a pagina 2 e 3. Anche se le pagine in cui si parla di amnistia e Unipol sono inferiori rispetto alle altre testate, la proporzione tra le due è più o meno la stessa: a Unipol viene dedicato più spazio. Il titolo della prima pagina punta molto sul sarcasmo: “LE CONSULENZE DI CONSORTE”; anche qui emerge l’argomento post-Fazio. La seconda pagina è interamente dedicata al successore di Fazio e in particolare agli scontri tra Prodi e Berlusconi al riguardo. Il sottotitolo parla di “tensione nel governo” quando in realtà la tensione è anche altrove, ma per il momento mette l’accento sugli eterni scontri tra Fini e Tremonti. La pagina seguente si dedica allo scandalo e apre con il titolo “Consorte incastrato da un tesoro di 40 milioni”; l’articolo riassume brevemente quello su cui altri giornali hanno già scritto abbastanza, non traspare niente, né una critica o un sentimento di sdegno. La testata si esprime con molta forza e decisione su temi più vicini al loro target come lo sgombro effettuato a Milano di uno stabile per rifugiati di guerra o di argomenti di cultura generale.