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Analisi delle testate: Libero

03/01/2007 27197 lettori
4 minuti

Libero

Genere: quotidiano nazionale di tendenza
Tiratura: si aggira intorno alle 80.000 copie giornaliere
Data di fondazione: 18 luglio 2000
Sede: Milano e Roma
Proprietà: Cooperativa editoriale libero
Fondatore e direttore: Vittorio Feltri

Nome testata: il nome riprende lo stile sul quale Feltri imposta il suo quotidiano, uno stile libero e spregiudicato che spara a zero su tutto ciò che crede ingiusto e che loda senza riserve quello che crede giusto.

Orientamento politico: è essenzialmente di centro-destra, ma non per questo lo elogia sempre e comunque: 'Cerchiamo spazi critici, vogliamo essere frondisti'. Quando è il caso, dice Feltri, 'do mazzate al governo'. Lo farà se le grandiose promesse di infrastrutture e opere pubbliche si ridurranno alla costruzione del Ponte di Messina ('a che serve se poi in Sicilia non ci sono le strade e se tra Catania e Palermo ti devi affidare al Padreterno?') e lo ha fatto quando sono state varate la riforma del falso in bilancio, la legge sulle rogatorie e l'abolizione della tassa di successione. 'Non erano leggi sbagliate, ma neanche una priorità per il paese'. (le parti tra virgolette sono state riprese da internet)

Analisi del contenuto

Titolo: Il piano della Banda Bassotti

Sottotitolo: Furbetti e moralisti insieme per far soldi e scalare il potere. Ma i conti erano sbagliati

Sotto il primo titolo della prima pagina c’è una caricatura di Ricucci, Gnutti e Fiornani vestiti come la famosa Banda Bassotti della Walt Disney. A sinistra un editoriale scritto dallo stesso Vittorio Feltri che critica pesantemente in chiave politica questa vicenda. Il commento prosegue pagina 3. il titolo, chiaramente di carattere paradigmatico, preannuncia i toni del commento. Il paragone tra Bancopoli e Tangentopoli è evidente per Feltri però “qualcuno storce il naso” (chiara allusione ai giornali di tendenza opposta alla sua). Feltri utilizza un linguaggio popolare e aggressivo: “roba da straccioni”, “capi e capetti”, “chi pronuncia il suo nome fa smorfie di disgusto e sputa per terra non avendo a disposizione il suo volto”, “spulciato”, “miglior fico del bigoncio rosso”, “moraleggia”, “il progetto è abortito”, ecc…, tutti termini ed espressioni che riguardano esponenti della sinistra e chi è immischiato con la faccenda. Dopo aver attaccato la sinistra e il suo “cavallo di battaglia” che è la morale, Feltri indirizza la critica in senso bipartisan e poi, in quattro tappe, riassume una spiegazione della vicenda “a prova di scemo”. Inoltre Libero presenta un commento in prima pagina (che poi prosegue all’interno) di Antonio Di Pietro, famoso a suo tempo per aver smascherato Tangentopoli. Il suo pezzo s’intitola “ebbene sì, la sinistra non è la migliore” e scritto da lui è un’ulteriore base delle idee espresse da Libero. Allo scandalo Bancopoli sono dedicate 5 pagine interne, delle quali l’unico titolo meno urlato è quello di pagina 2 “a Consorte contestati 50 milioni”, gli altri sono titoli cd paradigmatici come

Titolo: Soldi e potere: il piano era questo

Sottotitolo: Così faccendieri e moralisti stavano per scalare la finanza italiana

Titolo: Lo scudo fiscale di Consorte per i DS era cosa da mafiosi

Sottotitolo: Insulti e attacchi per la norma voluta da Silvio. Ma Consorte l’ha usata per rimpatriare 5 milioni

Titolo: “Sinistra, hai perso la superiorità morale”

Sottotitolo: Di Pietro: lo scandalo prova che i legami tra politica e affari sono bipartisan

Libero è un quotidiano che sa a chi sta indirizzando e cerca di catturargli l’attenzione con immagini e parole. Non ammette deroghe nel suo punto di vista, la situazione è così e basta. Nel secondo titolo è interessante notare che il presidente del consiglio è chiamato per nome e l’imputato per cognome, il che corrisponde al mettere una linea divisoria tra “noi” e “loro”, e la condivisione di idee dell’emittente con il destinatario. Questa cosa si ritrova anche in tutti gli articoli sulla vicenda Unipol. Nel rafforzare le sue opinioni, a pagina 3 Libero parla in un trafiletto di un politico cinese che per corruzione ha rischiato la pena di morte: l’immagine mentale che si forma nel ricevente è quindi un filo che collega Unipol – corruzione – Cina – pena di morte.

Sulla questione dell’amnistia, Libero dedica un titolo in prima pagina e 2 pagine interne:

Titolo: Amnistia, i deputati se ne fregano

Sottotitolo: Alle 9,30 ancora dormono: disertano il dibattito che avevano preteso

Un titolo che conferma quanto detto finora sulla filosofia del quotidiano. Una pagina interna è dedicata, altre che ad un’aspra critica sul comportamento dei parlamentari, alla lista dei parlamentari firmatari distinguendo tra assenti e presenti: ancora una volta Libero utilizza la tecnica delle liste di proscrizione per spettacolizzare ulteriormente ciò che sostiene. Sempre nella stessa pagina propone una soluzione alternativa all’amnistia: “privatizziamo le carceri o diamole alle regioni”, il tutto espresso, non a caso, in prima persona. Nella pagina seguente, il titolo definisce addirittura “latitanti” gli stessi parlamentari, mostrando una foto piuttosto cruda delle carceri, tante braccia sovrapposte che fuoriescono dalle celle.