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Dal libro di Pira e Marali: Infazia media e nuove tecnologie

27/02/2007 9215 lettori
4 minuti

Le Prefazioni

IL MINISTRO DELLA SALUTE
di Livia Turco*


Ho letto con molta attenzione il volume, pubblicato dal professor Francesco Pira e dal dottor Vincenzo Marrali, dal titolo “Infanzia, media e nuove tecnologie” che tratta del rapporto dei nostri ragazzi con i cellulari, i videogiochi e il mondo della televisione e dei media in generale.

Un tema importante, e d’attualità, quello analizzato dal libro. Un argomento che è presente con forza nel vissuto quotidiano dei nostri ragazzi e che richiede certamente delle riflessioni serie e mirate. Oggi i più giovani utilizzano in maniera sempre più frequente le nuove tecnologie da internet ai cellulari, passando per i videogiochi. Nello stesso tempo il sistema dei media si inserisce nel loro mondo e influenza le loro opinioni e percezioni. Due aspetti diversi, ma che possono condizionarli.

I dati che emergono dalla ricerca sono davvero interessanti, in particolare quelli che mettono in evidenza la dimensione del tempo: le ore che i bambini passano davanti alla tv, al telefonino e ai videogiochi. Una panoramica sull’utilizzo che sottolinea i rischi e i pericoli derivanti da un uso troppo elevato, che alcuni dati segnalano. Un argomento analizzato in maniera completa e globale attraverso due diversi, ma complementari, punti di vista e approcci, quello scientifico e quello comunicazionale.
L’analisi puntuale e precisa dei due studiosi mette in evidenza ancora una volta l’importanza della famiglia nella crescita e nell’educazione dei ragazzi. Ma anche la scuola ha e deve avere un ruolo di primo piano nella socialità e nella relazionalità dei ragazzi. Ed è proprio nella collaborazione più stretta tra questi elementi del capitale sociale, scuola e famiglia,  con il coinvolgimento anche di altre istituzioni pubbliche, dalla salute allo sport, che occorre investire per una nuova politica di sensibilizzazione e promozione di nuove “finestre” di interesse e crescita sociale e culturale dei nostri ragazzi. Una sinergia per rispondere alle esigenze e ai cambiamenti che la crescita richiede e che ci impone di mantenere sempre alta l’attenzione e la capacità di ascolto rispetto a un mondo, quello dei giovani, che è nostro dovere ascoltare e comprendere.

Nel ringraziare voi e i vostri collaboratori per le importanti considerazioni che ho avuto modo di apprezzare, desidero Vi giungano i miei complimenti per il lavoro svolto.

 
*Ministro della Salute e Senatrice


IL MAGNIFICO RETTORE DELL'UNIVERSITA' DI UDINE
di Furio Honsell*

I digitali nativi sono ormai tra di noi. Ci hanno lasciato indietro, al di là del digital divide. È stato fatto un salto quantico lungo l’albero dell’evoluzione. La nuova speciazione dal sapiens sapiens è avvenuta!
I digitali nativi non presentano ancora differenze fenotipiche percepibili – ma cognitivamente e comportamentalmente sono diversi. Agiscono e pensano con un grado di parallelismo per noi irraggiungibile.
Sono i giovani, i nostri figli, saranno le future generazioni.
Lesile Lamport, guru dell’informatica, si vantava il secolo scorso di essere capace di masticare chewing gum e contemporaneamente programmare digitando sulla tastiera. Ben poca cosa rispetto a quanto fa quotidianamente un nativo digitale, che contemporaneamente: scambia sms, ascolta l’ipod, lavora su un PC con più finestre attive. Una in videochiamata skype, alcune in modalità chatting, altre presentano videogiochi interattivi, su una scorre un video, altre sono discussion groups. Ogni tanto anche alza la cornetta del telefono.
La mia generazione aveva inventato la multimedialità come potenzialità di utilizzo di media di natura diversa. Non pensava che la già la generazione successiva avrebbe utilizzato tutti questi media CONTEMPORANEAMENTE.
L’era della comunicazione permanente, multicanale, multitasking pretende i nostri piccoli, e i loro futuri piccoli …

Dobbiamo cercare di aiutarli. La dimensione digitale sarà una delle componenti costitutive del XXI secolo. A non farli diventare meri consumatori passivi di informazioni e media e hardware. Ma attivi, consapevoli, partecipativi, responsabili protagonisti creatori del loro futuro… Possiamo aiutarli a conoscere meglio se stessi! Ma prima dobbiamo conoscere meglio noi stessi


Analisi quanto mai urgente, dunque, quella offerta da Francesco Pira e Vincenzo Marrali. Opera lucida, ricca di informazioni e di stimoli. Opera che ci impone di partecipare e agire.

Un’opera che riflette bene la rigorosa metodologia scientifica di Francesco Pira, ormai da parecchi anni ricercatore in Comunicazione pubblica e sociale e docente del corso di Laurea in Relazione Pubbliche dell’Università di Udine. Dinamico egli stesso, ma soprattutto attento misuratore delle dinamiche che si stanno instaurando nella Società della Complessità. Ha il dono di saper far parlare quei numeri che attraverso i tanti sondaggi e analisi ci stanno sommergendo. Esperto di media ma soprattutto esperto di giovani. Da tre anni ormai, introduce loro nel mondo della comunicazione attraverso la direzione del giornale il Gomitolo, metafora dell’intreccio che però si può dipanare, interamente scritto dai suoi studenti.

Pira e Marrali ci offrono una guida preziosa che ci obbliga a scelte responsabili! A noi non resta che farle e farle in fretta!


*Magnifico Rettore dell’Università di Udine e Professore Ordinario di Informatica

L'INVIATA DEL TG1
di Tiziana Ferrario*
 
Leggere il libro di Francesco Pira e di Vincenzo Marrali mi ha fatto ritornare ad una decina di anni fa, all’esperienza del Gt Ragazzi,la prima  trasmissione di informazione vera per adolescenti in Italia. Una sfida professionale resa  possibile  grazie  ad una sinergia tra TG1 e Rete Uno. Un gruppo di persone che credeva nell’importanza di
spiegare il mondo in modo serio anche ai più piccoli, senza ipocrisie e con grande attenzione al linguaggio e alle immagini..
Ricordo quel periodo come una fase  entusiasmante della mia vita professionale,di cui sono molto fiera: era nato un nuovo format, una nuova televisione, un laboratorio
in cui i piu piccoli erano protagonisti. Tutto veniva realizzato pensando a loro e loro rispondevano con grande partecipazione alle nostre sollecitazioni. Non li abbiamo mai trattati da bamini,ma sempre come persone in grado di capire ogni situazione, se le parole erano quelle  giuste.E’ stata  una sfida a tanta cattiva tv secondo i principi di Karl Popper che aveva invitato ad  evitare che il piccolo schermo diventi un cattivo maestro. E’ stato  proprio durante quella esperienza che ho conosciuto  uno dei due autori, Francesco Pira, che aveva condotto una ricerca dalla quale emergeva il fortissimo gradimento per il Gt Ragazzida me condotto. La mia soddisfazione personale e quella di tutti i collaboratori del  Gt Ragazzi e della stessa Rai nasceva dal fatto che non erano stati i ragazzi di solito monitorati dall'Auditel a decretare gli ascolti, ma una ricerca indipendente che definiva una sorta indice di gradimento da parte di bambini e ragazzi della nostra nazione.
Oggi il professor Pira, insieme al primario di pediatria dottor Marrali, ci presenta un nuovo lavoro dal quale  emerge l'immagine di un bambino diverso da quello di soli nove  anni fa, che appaiono lontani, lontanissimi.
Un bambino che usa la televisione ma al contempo il computer, il videogioco, il cellulare e questi strumenti diventano non soltanto gioco o studio, ma un modo nuovo di comunicare con gli altri, ma anche di fare compagnia a sè stessi.
Da giornalista che ha girato il mondo, e visto tanti luoghi di guerra, mi sono soffermata su un paragrafo nel capitolo quinto in cui si parla degli occhi dei bambini iracheni o indiani, tristi come quelli dei loro coetanei afgani o africani. Quella enorme parte di mondo dove  avere acqua potabile o luce elettrica è ancora un privilegio. Figuriamoci  l’accesso all’istruzione o ai tanti media a disposizione dei bambini  che vivono in paesi ricchi. Hanno ragione gli autori a non scordarsi anche di questi bambini. Il libro è un’indagine sociologica sull'uso dei media, originale e utile, per capire quali sono i pericoli che i più piccoli incontrano usando i media, e si mettono a confronto le risposte che  altri hanno dato alle  domande che noi ci siamo posti.
Un libro utile per chi studia ma anche per chi vuole capire. Un libro interessante anche per noi giornalisti che dedichiamo ampi spazi ai bambini quando diventano protagonisti spesso inconsapevoli di tristi episodi di cronaca nera. Questo libro ha il merito di far parlare i bambini e non gli adulti. Ed anche il vantaggio scientifico di fare il punto sull'argomento con approfondimenti cauti e ponderati.Anche io come Pira penso spesso agli occhi dei bambini in tutto il mondo. E vorrei che nessun bambino fosse triste.Possiamo lavorare perché questo accada. Basta essere tutti un po’ più responsabili.
 
* Inviata del Tg1- ideatrice e  prima conduttrice del GT Ragazzi della Rai

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