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Alphadog

27/03/2007 24054 lettori
4 minuti

Colline di Los Angeles.
Giovani rampolli in fuoristrada nuovissimi conducono una vita senza inibizioni o regole, tra droghe e alcool, festini e tuffi in piscina in ville superlussuose, sempre accompagnati da ragazze bellissime e spregiudicate quanto loro.
Questo il quadro che Cassavetes, già regista del fortunato "John Q.", ci presenta, prendendo spunto da un fatto di cronaca.

Violenza e regolamenti di conti muovono le fila di questa vicenda con la regia del capobanda Johnny Truelove, figlio di un cattivo Bruce Willis, che gli fornisce la droga da vendere.
E' quando Jack, un giovane sbandato, in debito con Johnny per svariati migliaia di dollari, si ribella e decide di non pagare che la vicenda vede il suo inizio.
Alle prime scaramucce e ai primi dispetti, segue un improvviso e immotivato colpo di scena, che riporterà alla domanda della locandina "Come è stato possibile spingersi così oltre?".
Mentre Johnny è in macchina con due dei suoi amici, vede passare il fratello quindicenne di Jack, appena scappato di casa perchè oppresso dalla famiglia e dalle preoccupazioni della madre, una magistrale Sharon Stone.
L'idea è geniale: rapire il fratellino del debitore skinhead per fargliela pagare, ma..facendo cosa? Uccidendolo? Tenendolo in ostaggio? Chiedendo un riscatto?
Niente di tutto ciò. Se all'inizio sembra essere la violenza ad animare Johhny nei confronti del giovane, diventa poi paradossalmente quasi tutto uno scherzo.

Johhny decide di affidare il malcapitato all'amico Frankie (un discreto Justin Timberlake), cha catapulterà il ragazzo in un vortice di divertimenti, sesso e droghe, inserendolo nel loro scapestrato gruppo.
Così quella che sembrava dovesse essere quasi una bravata senza senso assume un tono decisamente diverso: il giovane ragazzo si sente libero e non più vittima di un rapimento, non vuole fuggire dal gruppo di ragazzi che lo fa fumare, bere ed andare a donne, perchè si sente uno di loro.
Intanto la tela si infittisce ed inizia finalmente a tingersi di nero come la vicenda richiede. Tra le varie feste e i clamorosi sballi sono ben 38 le persone che assistono e vengono più o meno a conoscenza del singolare rapimento del giovane, il tutto sempre tra l'ingenuità e l'ilarità generale.

Tutti i ragazzi del gruppo si affezionano al giovane ed è lo stesso Frankie alla fine del film che gli ricorda: "Sei mio amico, lo sai che non ti farei mai del male.."
Saranno i genitori, finora troppo assenti, a riportare alla realtà i giovani e far capire loro l'entità dell'azione che stanno compiendo e l'epilogo sarà necessariamente triste e crudo.

Cassavetes ci offre questo singolare spaccato sociale, che lascia, come tutte le storie che attingono dalla realtà, l'amaro in bocca, un senso di smarrimento, quella domanda retorica e un pò banale del: "Ma è veramente possibile tutto ciò?". Sì. A ognuno di noi forse spetta individuarne le possibili cause.

Liana Iurcich
Liana Iurcich

Nata a Roma il 24/05/1986, ha conseguito nel luglio del 2005 il diploma di maturità classica presso il liceo "Nicolò Copernico".
Attualmente iscritta al secondo anno di Scienze della Comunicazione curriculum politico-istituzionale presso la facoltà di Lettere e Filosofia all'Università Tor Vergata di Roma.

Coltiva da anni la passione della scrittura che, unita alla comunicazione, rappresenta un binomio interessante e stimolante.
Ha conseguito nel luglio 2006 il certificato di qualifica del corso, finanziato dalla regione Lazio e cofinanziato dal Fondo Sociale Europeo, "Tecniche di Giornalismo e Comunicazione" con valutazione finale di 30/30.

Non ancora intrapresa la carriera universitaria, inizia a scrivere, dal Settembre del 2003, articoli e comunicati stampa su Comunitàzione, florido crocevia per chi lavora o semplicemente ama la comunicazione.