Area 2010 capire per proporre.
Sollecitato dall’esordio dell’Associazione Culturale, ebbi l’ardire di redigere un contributo con un impertinente incipit: «esorto ad una più puntuale e concreta definizione dell’argomento che tenda a dare l’opportuna stabilità nel tempo». Intendendo per stabilità, la costanza nel congegnare la necessaria consapevolezza, riuscendo ad espandere ed approfondire la capacità di comprendere la realtà. E perché no! Magari «ripensare e rivedere quelle che sono le nostre idee "originarie", alimentare la consapevolezza ed evocare nuove responsabilità in quello che facciamo».[1]
Ebbi l’impressione che poteva prevalere, seguendo le propensioni e le inclinazioni dei primi approcci, l’orientamento politico all’orientamento culturale e propositivo. Fugato ogni dubbio passo a parteciparvi le mie sensazioni, nel momento del convegno:
· Alla prima è come se la politica fosse assente. Eppure la politica è quella attività umana, che si esplica in una collettività: la politica non è che aspirazione al potere e monopolio legittimo dell'uso della forza[2]; essa è l’allocazione di valori imperativi (cioè di decisioni) nell'ambito di una comunità[3]; la politica è la sfera delle decisioni collettive sovrane[4]. Questa assenza si percepisce sempre più, almeno per quanto a me pare, man di mano che i relatori enunciano i vari argomenti con eloquenza, seppur con qualche isolata delicatezza giovanile. Da subito l’uditorio è attento, ascolta e segue il sincronizzato scorrere delle “slides”, quasi ad assecondare il garbato dispensare del moderatore. E tutto questo è nuovo, se si vuole, mentre all'esterno ci si aggroviglia con crescenti situazioni di disagio e di conflitto profondo in ogni luogo e in ogni livello sociale.
· Tutti gli interventi, dell’uditorio, che ne seguono sono appropriati e di competenza specifica che ne esaltano l’interesse e, penso, la voglia di approfondimento in opportuna sede ed in circoscritta trattazione.
· Sintetico, accattivante e squisitamente “politico” l’intervento del “candidato Sindaco”: «Tutti mi chiedono chi me lo fa fare a candidarmi. Tutti vi rendete conto di quanto entusiasmo può infondere, il mettere a disposizione la propria esperienza, quando si ha un’organizzazione che lavora con i metodi testé esposti».
Così come ho aperto, concludo ancora con un grazie e con un’ulteriore esortazione rilanciando un concetto di esperienza: «L'individuo è constante con il suo ambiente, reagisce ed agisce su di esso. L'esperienza educativa deve quindi partire dalla quotidianità nella quale il soggetto vive. Successivamente ciò che è stato sperimentato deve progressivamente assumere una forma più piena ed organizzata. L'esperienza è realmente educativa nel momento in cui produce l'espansione e l'arricchimento dell'individuo, conducendolo verso il perfezionamento di sé e dell'ambiente. Un ambiente in cui vengono accettate le pluralità di opinioni di diversi gruppi in contrasto tra loro, favorisce lo sviluppo progressivo delle caratteristiche dell'individuo».
[1] Leadership riflessive Andrea Vitullo