Derrick de Kerckove
Un nuovo libro sull'architettura dell'intelligenzaLa mente, il mondo fisico, i network: l'habitat dell'uomo digitale. L'architettura digitale fonde insieme i tre ambienti. E le interfacce digitali sono le basi di questa nuova architettura. L'architettura solida facilita e guida gli spostamenti dei corpi nello spazio, l'architettura dell'intelligenza (hardware + software) fa incontrare le menti negli ambienti digitali.
Canada. Università di Toronto. McLuhan Program in Culture and Technology. Direttore Derrick de Kerckhove. E' lui - autore del saggio "L'architettura dell'intelligenza" - che sta raccogliendo intorno a sé un gruppo di creativi che lavora allo sviluppo delle interfacce digitali. Come delfini che prendono ossigeno per saltare fuori dal mare e inseguire navi e vedere i profili di isole e coste, alcuni pionieri stanno lavorando per cercare di definire di questo nuovo spazio.
Questo libro è un tentativo di sintesi (l'operazione culturale che più mi affascina e che solo un tecnologo umanista è in grado di fare) tra tecnologia, sociologia e filosofia-letteratura. Un nuovo modo di lavoro: Linux. Le community: la nuova libertà. Interessante l'analisi del rapporto tra il mondo mentale (il teatro della nostra immaginazione) e lo spazio virtuale della rete. L'architettura dell'intelligenza (CyberArchitettura) sta strutturando un nuovo alfabeto: questa è la tesi profonda del libro.
La mia scoperta di de Kerckhove risale al 1995. Napoli, Castel dell'Ovo, giovane giornalista che partecipa al Summit di Telecom Italia. Vidi e lessi - d'un fiato - Brainframes (che vi consiglio caldamente per capire come la tecnologia muta, nel vero senso del termine, il cervello dell'uomo).
«I pesci conoscono solo il fluido che come se fosse aria li avvolge. Non sanno nulla né di cosa in realtà sia il mare o un lago o un fiume e ancora meno conoscono lo spazio in cui noi uomini viviamo. Solo un salto fuori da quella superficie acquatica può aprire la sensazione di uno spazio altro, che certo esiste, anche se non viene praticato né compreso».
Nella storia del mondo, gli architetti, con alfabeti diversi, hanno dato forma a spazi diversi. E noi uomini li abbiamo vissuti, quegli spazi. Lo spazio informale, gestuale e primitivo pre-Mileto (o pre-alfabeto come lo chiama de Kerckhove), quello arteirizzato dei greci e dei romani, quello sacro e mistico prima di Giotto, quello prospettico del Rinascimento, quello industriale e meccanico, analitico e a-prospettico del dopo Cezanne. Ogni nuovo spazio al suo sorgere ha avuto bisogno di nuovi principi e di nuovi alfabeti che sono stati formati in processi faticosi, difficili, tormentati ed esaltanti. Di un nuovo spazio dell'informazione possiamo solo cominciare a intravvedere qualche caratteristica. Questo libro è un viatico che ci traghetta alla nuova era informatica. Il viaggio è dolce perché segue un processo naturale come l'alfabetizzazione. La creazione dell'alfabeto, e il come ci si è arrivati comporta un cambiamento fondamentale nel processo mentale che vi è alla base. Da questo momento in poi l'alfabeto diviene una "tecnologia centrale nell'elaborazione umana dell'informazione". Sostituisco la parola internet alla parola alfabeto: si apre una nuova era che per velocità e spazio non è più come la precedente e che è caratterizzata da una nuova "informazione" che deve trovare un nuovo modo di divulgarsi. Ma come far convivere e interagire il virtuale e il materiale, soprattutto in un campo così strettamente correlato al concetto di spazio come quello dell'architettura?