Intervista al Professor Cortelazzo
Buongiorno Professore, benvenuto nella nostra Community. Per iniziare Le chiedo come Lei valuta la situazione di Scienze della Comunicazione in Italia oggi.Si tratta senza dubbio di una situazione molto diversificata sul territorio, nel bene e nel male, tutte le sedi infatti hanno delle peculiarità, a partire dall'orientamento tematico prevalente in ciascuna di esse, con primato della Semiotica piuttosto che della Sociologia o d'altre materie.
Vi sono inoltre dei nuovi corsi che hanno poca esperienza nella didattica di materie legate alla comunicazione, in particolar modo quando essi sono delle gemmazioni di corsi tradizionali di materie umanistiche.
Ci sono dunque anche delle diversità rispetto alle materie studiate? Se sì Lei come valuta questo fatto?Sicuramente il Nuovo Ordinamento garantisce la massima varietà d'offerta anche se pur sempre all'interno di canali specifici, in particolare per quanto riguarda le lauree specialistiche di secondo livello.
In effetti si tratta di una logica concorrenziale, che dovrebbe dare luogo ad un reclutamento degli studenti basato sull'offerta disponibile piuttosto che sul tradizionale bacino d'utenza territoriale servito dall'Ateneo.
Allo stesso tempo le Università non possono non considerare i bisogni occupazionali del contesto geografico circostante e questo talvolta porta a delle contraddizioni rispetto al punto precedente.
Un'altra conseguenza di questa varietà per il Nuovo Ordinamento poi è la maggiore difficoltà nei trasferimenti da una sede all'altra, in effetti però era il Vecchio Ordinamento, col suo piano di studi relativamente rigido, a costituire un'eccezione, in quanto ad omogeneità nazionale, fra i corsi di laurea italiani.
Nel complesso comunque non ritengo che questa diversificazione sia un fatto problematico, anche se potrebbe creare qualche possibile difficoltà ai datori di lavoro, che dovranno verificare e valutare se le competenze dei laureati di una certa sede possono essere compatibili con le proprie necessità.
Sulla base dei dati che possiede e della Sua esperienza personale qual è la situazione occupazionale dei laureati di Scienze della Comunicazione di Padova e quali sono i feedback del mercato?Dal punto di vista dei dati abbiamo pochi monitoraggi concreti, perciò mi posso basare sui feedback dei laureati che si ripresentano da noi.
C'è sicuramente una grossa differenza fra quello che appare, visto che chi torna a farsi vivo di solito rappresenta un soggetto "di punta" fra i suoi colleghi, e la situazione reale.
Dunque esistono persone che dopo due anni dalla laurea hanno già ricoperto incarichi di responsabilità presso aziende di rilievo (Barilla, Max Mara) ed altre che accusano un po' di frustrazione perché dopo sei mesi dalla conclusione degli studi si vedono offrire al massimo degli stage.
In ogni caso gli studenti con cui abbiamo ancora dei contatti di solito entro un anno trovano un'occupazione strutturata in settori consoni al loro percorso di studi.
Ci sono inoltre studenti ancora all'interno dell'Università che già lavorano in ambiti coerenti con Scienze della Comunicazione, segno che in questo settore può avere un grande peso l'intraprendenza personale nella creazione di nicchie di competenze "esclusive" in seno allo stesso corso di laurea.
Spesso inoltre questi studenti hanno sfruttato al meglio i contatti offerti dai docenti a contratto (ossia i professionisti che insegnano con contratti a termine all'interno dell'Ateneo, ndr) presenti all'interno di Scienze della Comunicazione.
Ci sono poi anche delle persone che preferiscono lo studio teorico delle discipline e che hanno poco "gusto" per quelli che invece sono gli aspetti commerciali, in ogni caso comunque il livello d'intraprendenza è alto, come dimostra l'alto tasso di laureati e studenti di Scienze della Comunicazione che lavorano o collaborano con un'iniziativa quale il Corriere del Veneto (redazione locale che aggiunge le notizie del Veneto al Corriere della Sera in forma di supplemento gratuito, edito da una società editrice locale, ndr) .
Come procede lo sviluppo del Corso a Padova?Il corso dopo sette anni di vita ha ormai sviluppato una sua fisionomia, che evidenzia la sua collocazione interfacoltà con un buon mix della componente umanistica tradizionale, di Scienze Politiche, della dimensione professionale.
I veri punti di forza del corso di laurea sono i docenti a contratto e gli studenti, qualcosa in più bisogna fare per le strutture ed i laboratori, esiste un piano in proposito che tuttavia è rallentato nella realizzazione dal taglio di fondi che tutto l'Ateneo ha subito, con la conseguente razionalizzazione delle spese.
Nei corsi spesso sono presenti delle attività pratiche, come vanno e quanto sono importanti secondo Lei?Sono importanti, anche se in ogni caso l'Università non è una scuola professionale, l'equilibrio con le attività didattiche tradizionali è buono così come gli esiti.
Recentemente abbiamo avuto delle tesi che hanno dato luogo a prodotti finiti, come una in linguaggio cinematografico che ha visto l'esposizione all'esame di un documentario prodotto dai laureandi.
Inoltre esistono attività interessanti, come il programma televisivo Decoder, realizzato dagli studenti del Corso di Teorie e Tecniche del Linguaggio Radiotelevisivo in collaborazione con Telenordest sotto la guida del Professor Voglino, o anche il programma radio "L'ora buca", che pur non essendo un'attività ufficiale del corso è fatto e gestito da studenti di Scienze della Comunicazione.
Per concludere Professore Lei che consigli darebbe allo studente di Scienze della Comunicazione?A Padova gli stage non sono obbligatori né danno voto, in modo di consentire agli studenti di decidere liberamente se farlo o no, anche perché quest'esperienza funziona davvero solo se c'è un reale interesse della persona a viverla.
Nonostante ciò io invito ad approfittare il più possibile delle possibilità di stage che ci sono, anche se talvolta c'è il rischio che quest'esperienza diventi fine a se stessa in quanto non porta poi ad un'assunzione ed intanto genera una restrizione del mercato del lavoro, con aziende che utilizzano stagisti per evitare veri e propri contratti di lavoro.
Detto questo io credo che lo studente debba sicuramente approfittare di questa occasione, mentre consiglierei più attenzione e selezione delle offerte di stage al laureato.
L'Erasmus poi è sicuramente da consigliare per il Vecchio Ordinamento, diventa un po' più difficile invece per il Nuovo a causa della compressione dei tempi, occorrerà dunque trovare una soluzione per la rigidità di questa struttura.
Sicuramente poi dovremo organizzarlo e predisporlo per le lauree specialistiche di secondo livello.
Infine consiglio di sfruttare il più possibile le attività di laboratorio, che consentono di cimentarsi con la pratica senza correre alcun rischio.
La ringrazio molto Professore, spero di averLA di nuovo nostro ospite di Comunitazione.