Nicolò Ammaniti - Premio Strega 2007
Nicolò Ammaniti.
Quarant’anni.
Premio Strega 2007
“COME DIO COMANDA”
Una storia di un padre e un figlio che si aiutano e si difendono impauriti ,
in una provincia sola e malinconica
Dice di scrivere per gli altri perché desidera essere letto.
Frequentatore di internet ove gli amici del forum lo chiamano Nick
Accanito lettore di più in passato ora assorbito dalla scrittura che considera un lavoro dettato da un grande amore,
E’ stato tradotto in tante lingue.
Il protagonista di un altro libro di successo
“ Non ho paura”
è stato scelto da Salvatores il cui impegno lo ha pienamente soddisfatto.
Il linguaggio è quello semplice della strada e i suoi personaggi sono tipi assolutamente normali.
E’ ottimista e fatalista.
Per vincere si deve avere un obiettivo .
Importante è vincere,ma fino ad un certo punto.
E’ contento dello scrittore che è.
Ha amato Jack London,Stevenson, Buzzati per il profondo rapporto con la morte e con la solitudine e Tommasi di Lampedusa per il Gattopardo.
Ha confessato di essere stato bocciato tre volte in italiano e si è
quasi laureato.
E’ stato più un lettore appassionato di horror che uno scrittore.
A 24 anni ha cominciato a scrivere.
Si è nutrito di classici poi ha viaggiato molto.
Dopo il liceo è stato in India con un amico.
Ha impiegato cinque anni a scrivere questo libro.
Pensa di essere soprattutto bravo a far vedere le cose con immediatezza e chiarezza.
Scrivere è capire.
E’ importante capire dove si deve arrivare.
Anche questo romanzo di seicento pagine sarà un film diretto da Salvatores.
Dice di essere pigro e che scrivere è un duro lavoro come un altro che richiede molta fatica.
Anche il teatro lo interessa tantissimo.
I libri vanno pensati.
E’ un lavoro faticoso.
Un lavoro ben fatto deve partire da una passione E’ un’esigenza.
Impegnativo dal punto di vista emotivo.
Le sue passioni sono il teatro, il cinema, i viaggi e gli animali-
Gli amici hanno le stesse cose in comune.
Ama Roma, ma forse qualunque posto potrebbe diventare teatro delle sue storie.
E’ il tipico frutto dell’epoca in cui è nato. La tv gli serve per prendere sonno. Non molto lusinghiero per la tv.
Ritiene la parola “cultura” un termine molto abusato. Forse un termine troppo generico non facilmente definibile.
Il suo libro parla del rapporto padre-figlio che si aiutano e cercano di difendersi dalla piccola società di provincia in cui vivono.
In fondo è una storia d’amore nelle estreme difficoltà di una vita difficile come tante altre.
Il padre fa lo psichiatra. Lui lo scrittore.
Quando si scrive per cinque anni un libro su un rapporto così importante come quello tra genitori e figli azzardo l’ipotesi che avesse bisogno
di farlo.
Un rapporto per lui importante e probabilmente ancora irrisolto, come spesso accade per un’ inspiegabile pudore e timore di affrontare il problema-
L’ho visto intervistato da Marzullo sempre di notte, "sottovoce" e l’ho sentito un po’ riluttante,ma consapevole che un Premio Strega non può esimersi dal rispondere alle domande, in questo caso discrete, dell’informazione.