La conoscenza distribuita
La conoscenza è conoscenza solo in quanto organizzazione, solo in quanto messa in relazione e in contesto delle informazioni. Esse costituiscono frammenti di sapere dispersi.
Web come istanza del mondo reale, semplice evoluzione del dialogo e quindi dell’uomo, della società, il web è il suo contenuto e il contenuto del web è il dialogo, l’essenza dell’uomo, il primo mattone della società.
Ho un buon motivo per credere nel reciproco interesse derivante dall’esprimere il proprio parere dopo la lettura di un articolo che coinvolge, tipo questo del blog cosa mi stupisce.
Web come istanza del mondo reale, semplice evoluzione del dialogo e quindi dell’uomo, della società, il web è il suo contenuto e il contenuto del web è il dialogo, l’essenza dell’uomo, il primo mattone della società. Ciò nonostante ho mancato il destro. Poteva essere l’occasione per vincere l’ostica ritrosia – per me timido riserbo – a lasciare un commento dopo ogni lettura. Sono stato impedito dal goffo approccio che continua a marcare l’apprestarmi a quelle diavolerie, che dicono rendere più semplice e veloce il navigare, ma che complicano l’accesso prima di familiarizzare.
Il vecchio Giovanni che ora era anche nonno, faceva soprattutto dei lavori di fino, dei lavori artistici di ferro battuto. Era bravissimo a fare delle foglie che poi erano messe sulle punte dei ferri delle cancellate. Per l'officina girava ogni tanto anche il nipotino. Aveva sempre qualcosa da chiedere. Ora voleva che gli si facesse un treppiedi per metterci sopra un suo orsacchiotto, ora voleva che gli fosse fatto un cerchio per correrci dietro, e tante altre cose. Suo papà lo mandava via, perché non aveva tempo, aveva tanto da fare. Ma il nonno Giovanni era più paziente, lo stava a sentire, e faceva un po’ alla volta quello che il nipotino chiedeva. Così facendo imparava un po’ il mestiere. Era presto per mettersi a fare anche lui il garzone, ma non era presto per imparare, vedendo come lavorava il nonno. Un giorno non troppo lontano, finite le scuole, avrebbe anche lui preso le tenaglie in mano ad aiutare il babbo a piegare, a torcere, a battere il ferro rosso[2]. O invece si sarebbe potuto trovare a vivere in «una società della rete, una società che implica anche un modo nuovo di vedere la conoscenza, sia nel suo formarsi che nel suo avvalersene». Avrebbe anche lui potuto far parte di quegli«individui, gruppi, organizzazioni, sistemi sociali, cioè sistemi viventi che hanno caratteristiche evolutive comuni». Avrebbe potuto essere tra coloro i quali mostrano «un’innata tendenza a produrre nuova conoscenza (nuovi modelli di comportamento e di sviluppo) per co-evolvere insieme all’ambiente: in una parola, per sopravvivere».
Per tornare fuori metafora e ricondursi a «I siti web: organismi viventi (…) adoro dare intelligenza propria ai siti web» scrive Luca. Ritengo che non si tratta di dar valore alla capacità intellettiva, ma di contestualizzare ed integrare le informazioni, le strategie di conoscenza e apprendimento messe in atto per ottenere un sapere condiviso. «La conoscenza è conoscenza solo in quanto organizzazione, solo in quanto messa in relazione e in contesto delle informazioni. Esse costituiscono frammenti di sapere dispersi»[3]. Sono proprio le nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione, a loro volta, ad offrire strumenti coerenti con un’idea formativa orientata alla costruzione attiva di un sapere dinamico, piuttosto che con un’idea che si basi sulla trasmissione di un sapere certo[4].