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La conoscenza distribuita

13/07/2007 12859 lettori
5 minuti
La conoscenza è conoscenza solo in quanto organizzazione, solo in quanto messa in relazione e in contesto delle informazioni. Esse costituiscono frammenti di sapere dispersi.

Web come istanza del mondo reale, semplice evoluzione del dialogo e quindi dell’uomo, della società, il web è il suo contenuto e il contenuto del web è il dialogo, l’essenza dell’uomo, il primo mattone della società. 

Ho un buon motivo per credere nel reciproco interesse derivante dall’esprimere il proprio parere dopo la lettura di un articolo che coinvolge, tipo questo del blog cosa mi stupisce.

Web come istanza del mondo reale, semplice evoluzione del dialogo e quindi dell’uomo, della società, il web è il suo contenuto e il contenuto del web è il dialogo, l’essenza dell’uomo, il primo mattone della società. Ciò nonostante ho mancato il destro. Poteva essere l’occasione per vincere l’ostica ritrosia – per me timido riserbo – a lasciare un commento dopo ogni lettura. Sono stato impedito dal goffo approccio che continua a marcare l’apprestarmi a quelle diavolerie, che dicono rendere più semplice e veloce il navigare, ma che complicano l’accesso prima di familiarizzare.

La conoscenza distribuita, come si usa ormai dire, non esiste solo dentro di noi. Sempre più ci si basa su supporti, ausili (tecnici, umani) dislocati al di fuori, in qualche caso anche lontani fisicamente (dati, risorse e persone, dispositivi, collegamenti che possono attivarsi)[1]. Web 2.0, blog, wiki, new media: questi neologismi riassumono in breve la rivoluzione portata da Internet. Se ne parla ancora molto in questi giorni, in particolare dopo la recente Enterprise 2.0 Conference tenutasi a Boston. L’ingresso di IBM nel Web 2.0 grazie al rilascio di tools che consentono il social networking all’interno delle aziende, i dati IDC che dichiarano come quasi la metà delle aziende abbiano dipendenti che usano regolarmente i blog, infine l’inchiesta di Diario Aperto che ha, di fatto, confermato come gli utenti si fidino più dei blog che di altri media tradizionali.
Da un punto di vista personale, sempre più ravviso l’imminenza del concretarsi della “visione onirica” di un sito - web strutturato in base alla condivisione con il “webdesigner” seguendo lo svilupparsi del (Web) la rete di risorse di informazioni e la messa a punto della propria intenzione.  Un modello di creazione e condivisione della conoscenza.

Il vecchio Giovanni che ora era anche nonno, faceva soprattutto dei lavori di fino, dei lavori artistici di ferro battuto. Era bravissimo a fare delle foglie che poi erano messe sulle punte dei ferri delle cancellate. Per l'officina girava ogni tanto anche il nipotino. Aveva sempre qualcosa da chiedere. Ora voleva che gli si facesse un treppiedi per metterci sopra un suo orsacchiotto, ora voleva che gli fosse fatto un cerchio per correrci dietro, e tante altre cose. Suo papà lo mandava via, perché non aveva tempo, aveva tanto da fare. Ma il nonno Giovanni era più paziente, lo stava a sentire, e faceva un po’ alla volta quello che il nipotino chiedeva. Così facendo imparava un po’ il mestiere. Era presto per mettersi a fare anche lui il garzone, ma non era presto per imparare, vedendo come lavorava il nonno. Un giorno non troppo lontano, finite le scuole, avrebbe anche lui preso le tenaglie in mano ad aiutare il babbo a piegare, a torcere, a battere il ferro rosso[2]. O invece si sarebbe potuto trovare a vivere in «una società della rete, una società che implica anche un modo nuovo di vedere la conoscenza, sia nel suo formarsi che nel suo avvalersene». Avrebbe anche lui potuto far parte di quegli«individui, gruppi, organizzazioni, sistemi sociali, cioè sistemi viventi che hanno caratteristiche evolutive comuni». Avrebbe potuto essere tra coloro i quali mostrano «un’innata tendenza a produrre nuova conoscenza (nuovi modelli di comportamento e di sviluppo) per co-evolvere insieme all’ambiente: in una parola, per sopravvivere».

Per tornare fuori metafora e ricondursi a «I siti web: organismi viventi (…) adoro dare intelligenza propria ai siti web» scrive Luca. Ritengo che non si tratta di dar valore alla capacità intellettiva, ma di contestualizzare ed integrare le informazioni, le strategie di conoscenza e apprendimento messe in atto per ottenere un sapere condiviso. «La conoscenza è conoscenza solo in quanto organizzazione, solo in quanto messa in relazione e in contesto delle informazioni. Esse costituiscono frammenti di sapere dispersi»[3]. Sono proprio le nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione, a loro volta, ad offrire strumenti coerenti con un’idea formativa orientata alla costruzione attiva di un sapere dinamico, piuttosto che con un’idea che si basi sulla trasmissione di un sapere certo[4].



[1] Jose Mangione: http://www.elearningtouch.it/
[2] La Forgia vecchia e la nuova
[3] Edgar Morin in: La testa ben fatta
[4] Una filosofia veramente precisa, che si pone come vero sapere certo sopra ogni dubbio.
Salvatore Pipero
Salvatore Pipero

Un processo formativo non casuale, veniva accompagnato dalla strada, quasi unico indirizzo per quei tempi dell’immediato dopo guerra; era la strada adibita ai giochi, che diventava con il formarsi, anche contributo e stimolo alla crescita: “Farai strada nella vita”, era solito sentir dire ad ogni buona azione completata.  Era l’inizio degli anni cinquanta del ‘900, finita la terza media a tredici anni lasciavo la Sicilia per il “continente”: lascio la strada per l’”autostrada” percorrendola a tappe fino ai ventitre anni. Alterne venture mi portano al primo impiego in una Compagnie Italiane di Montaggi Industriali.



Autodidatta, in mancanza di studi regolari cerco di ampliare la cultura necessaria: “Farai strada nella vita” mi riecheggia alle orecchie, mentre alle buone azioni si aggiungono le “buone pratiche”.  Nello svolgimento della gestione di cantieri, prevalentemente con una delle più importanti Compagnie Italiane di Montaggi Industriali, ho potuto valutare accuratamente l’importanza di valorizzare ed organizzare il patrimonio di conoscenze ed esperienze, cioè il valore del capitale intellettuale dell’azienda.



Una conduzione con cura di tutte le fasi di pianificazione, controllo ed esecuzione in cantiere, richiede particolare importanza al rispetto delle normative vigenti in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro e sulla corretta esecuzione delle opere seguendo le normative del caso. L’opportunità di aver potuto operare per committenti prestigiosi a livello mondiale nel campo della siderurgia dell’energia e della petrolchimica ha consentito la sintesi del miglior sviluppo tecnico/operativo. Il sapere di “milioni di intelligenze umane” è sempre al lavoro, si smaterializza passando dal testo stampato alla rete, si amplifica per la sua caratteristica di editabilità, si distribuisce di computer in computer attraverso le fibre.



Trovo tutto sommato interessante ed in un certo qual modo distensivo adoprarmi e, per quanto possibile, essere tra coloro i quali mostrano ottimismo nel sostenere che impareremo a costruire una conoscenza nuova, non totalitaria, dove la libertà di navigazione, di scrittura, di lettura e di selezione dell’individuo o del piccolo gruppo sarà fondamenta della conoscenza, dove per creare un nostro punto di vista, un nostro sapere, avremo bisogno inevitabilmente della conoscenza dell’altro, dove il singolo sarà liberamente e consapevolmente parte di un tutto.