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San Paolo insegna.

12/09/2007 21125 lettori
4 minuti

Immaginate una metropoli come New York all’improvviso senza più cartelli pubblicitari né insegne luminose o schermi elettronici su cui scorrono gli spot.
Se per New York solo l’immaginazione può arrivare a tanto, in quella che è considerata la New York dell’America Latina, e cioè San Paolo con i suoi 20 milioni di abitanti, questa è ormai la realtà. Tutto merito, o colpa, dipende dai punti di vista, di una legge municipale entrata in vigore dal primo gennaio di quest’anno. Una legge che impedisce ad insegne, cartelli e quant’altro veicoli pubblicità di penzolare dai grattacieli della metropoli. Obiettivo: città pulita. Ma San Paolo su questo si è spaccata in due.

Da un lato ci sono gli entusiasti, a partire dal sindaco Gilberto Kassab che vuole disfarsi di circa 15 mila insegne. Con lui si sono schierati una sfilza di architetti, intellettuali, paesaggisti che vedono realizzato il sogno di una metropoli ideale, dove a svettare siano solo le altezze perfette e armoniose degli edifici. E anche molti cittadini di San Paolo, felici di poter ammirare angoli antichi della loro metropoli, sino a ieri nascosti dalle enormi insegne pubblicitarie, ma anche statunitensi che, in questo forum su Flickr, si dicono entusiasti della decisione di Kassab e vorrebbero che l’esperimento fosse esteso nelle loro città.
D’altro lato, però non mancano le polemiche e i detrattori. A partire da chi con le affissioni e la pubblicità ci campa. Secondo l’associazione commercianti di San Paolo con questa legge vengono meno le regole di base del mercato e del capitalismo. Senza parlare delle perdite di guadagni stimata dalle stesse aziende intorno ai 900 milioni di reais (circa 350 milioni di euro) e il lavoro a rischio di circa 700 persone impiegate nel settore della cartellonistica pubblicitaria. Sei le aziende che finora hanno tentato di bloccare il provvedimento. E spaventati sono anche le società che gestiscono i 72 centri commerciali della città che da sole generano un quarto dell’intero fatturato di tutti i centri commerciali del Brasile. “I tempi per mettersi in regola sono stretti”, si lamentano, “e le multe, che partono da 9000 reais in su (circa 3500 euro) certo non aiutano”. Schierati con i commercianti anche molti consumatori che vedono in pericolo una forma di espressione oltreché di informazione sui prodotti da acquistare. E che temono che senza la luce di quei cartelloni di notte le strade diventino più pericolose del solito.
Addio, insomma alle colorate pubblicità di jeans o cellulari, addio alle insegne di banche e di sexy shop. Non ci saranno neanche più i depliant distribuiti per strada, né pubblicità sugli autobus, né sui taxi. Perfino le semplici insegne dei negozi verranno fortemente ridimensionate. Insomma, la guerra alle immagini qui a San Paolo è appena cominciata, ma stavolta in silenzio. Senza loghi né pubblicità.

vittoria squitieri
vittoria squitieri

Ha studiato grafica pubblicitaria e arti visive alla School of Visual Arts e al Center for the Media Arts di New York, città dove ha vissuto e lavorato dal 1982 al 1989.
Dopo una significativa esperienza nella produzione cinematografica e televisiva presso la VIDI Cinematografica a Roma, nel 1992 si trasferisce a Milano dove si specializza nel marketing editoriale e culturale.
Dal 2002 a oggi, collabora come consulente marketing e fund raising per il settore eventi, cultura ed entertainement.