Come diventare consulente nel ventunesimo secolo
Da alcuni anni la figura del consulente, una persona con incerte qualifiche, su imprecisi argomenti, ma in qualche modo famosa e ritenuta affidabile, ha preso sempre più piede nel nostro immaginario collettivo. Non esiste consiglio di amministrazione o congresso dove non vengano chiamati a dire la loro, ovviamente previo lauto compenso, ex-presidenti, ex-ministri, ambasciatori, professori, industriali, giornalisti e a volte anche preti, tutti raccolti sotto il termine di “esperti”.
Anche il signor Alexis Debat faceva parte fino a poco tempo fa di questa ristretta (ma non troppo) selezione di luminari del nostro tempo. Una laurea alla Sorbona, collaborazioni con i maggiori atenei del mondo, lavori svolti per il ministero della Difesa francese e interviste con i maggiori esponenti dell’establishment mondiale (da Hillary Clinton a Kofi Annan, da Bill Gates fino ad un avvistamento di Osama Bin Laden), lo avevano spinto nell’olimpo dei consulenti americani, facendolo diventare un inviato speciale della rete Abc e un personaggio di rilievo all’interno del Centro Nixon come capo del dipartimento sul terrorismo.
Purtroppo, come riportato dal Corriere della Sera del 17 settembre scorso, il consulente si è in realtà rivelato un truffatore, senza laurea, senza collaborazioni importanti e con interviste copiate o inventate di sana pianta. La sua figura è ovviamente scomparsa immediatamente da tutti i canali dove era solito partecipare, e tutti i suoi datori di lavoro ne hanno preso subito le distanze, cercando di giustificarsi sull’accaduto.
Questa vicenda, che da una parte fa scuotere la testa per le modalità in cui le persone vengono assunte in posti così di rilievo, senza alcun controllo dei meriti acquisiti, e dall’altra non può che ammirare il signor Debat per essere riuscito a crearsi una tale carriera senza avere in realtà in mano nulla, porta alla luce alcune problematiche dell’epoca moderna, fatta di un eccesso di informazioni incontrollabili o meglio non controllate.
Nell’epoca dell’informazione globale, delle agenzie che distribuiscono miglia di notizie all’ora, dei canali news 24/7, e delle comunicazioni satellitari, di cui Internet è la summa per eccellenza, l’uomo comune rimane inerme di fronte all’incapacità di ricevere e comprendere una così grande molte di materiale giornaliero. L’unica via che rimane è la selezione, fatta da altri e semplicemente riportata come per vera, senza la possibilità di controllare le fonti primarie. Anche nel caso del fantomatico consulente francese, nessuno ha pensato di andare a controllare se le sue interviste si erano realmente svolte, o se l’incredibile avvistamento di Osama Bin Laden che era riuscito a fare in Afghanistan si basasse su fatti realmente obiettivi o solamente sul desiderio di creare una notizia interessante e per questo aumentare la propria fama. E’ bastato un nome con delle credenziali abbastanza importanti (e ritenute vere), e immediatamente la sua parola è diventata verbo in terra, senza bisogno di controllare fonti o veridicità dei fatti.
Altro fatto interessante in questa vicenda è come Alexis Debat sia riuscito a crearsi un curriculum tanto altisonante senza che nessuno abbia svolto qualche controllo o almeno abbia richiesto qualche certificato. Questo fatto riporta sempre il discorso al problema del controllo delle fonti, che probabilmente in un mondo globalizzato diventa sempre più difficile; ma questo sta alla base della comunicazione e soprattutto della diffusione delle informazioni: non il crede in una persona o istituzione in quanto tale, ma avere la possibilità di controllare ciò che afferma e da dove le sue affermazioni provengono. Si sa che il mondo è pieno di esperti, ognuno crede di sapere molto di più degli altri nel proprio campo, ma non per questo c’è un bisogno così disperato di consulenti che ci spieghino come vanno le cose o come dovrebbero andare; altrimenti ci potremmo trovare presto in un mondo fatto di Alexis Debat, senza controlli e senza controllo.