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NIetzsche: DIO ? E' MORTO!

26/10/2007 32243 lettori
5 minuti

 

VITA
Figlio di un pastore protestante, Friedrich Wilhelm Nietzsche (1844 - 1900) studiò all'università di Bonn e di Lipsia. Giovanissimo, vinse la cattedra di filologia classica all'università di Basilea. a soli 24 anni

In questa città  ebbe modo di frequentare Richard e Cosima Wagner con i quali strinse un rapporto di intenso scambio culturale ed affettivo, rotto più tardi nel momento in cui Nietzsche percepì in Wagner le componenti decadenti e antisemite.

Entusiasta del mondo greco e della filosofia di Schopenhauer Al 1876 risale l’amicizia con lo psicologo Paul Ree (che divenne suo discepolo e sposò poi Lou Salomé, alla quale anche N. aveva avanzato una proposta di matrimonio. N. si sentì abbandonato e tradito). Inizia a dedicarsi alla attività di libero pensatore e scrittore (pubblicando a sue spese i suoi lavori).

Nel 1879 per problemi di salute fu costretto a lasciare l'insegnamento e trascorse circa un decennio peregrinando in diversi paesi europei, dedicandosi a un'intensa attività di studio e di scrittura, mentre la sua malattia (era affetto da sifilide) si aggravava fino a culminare nella pazzia.

NIETZSCHE

 In COSI’ PARLO’ ZARATHUSTRA (1883-85) troviamo un  aforisma famoso, LA VISIONE E L’ENIGMA

 

. Zarathustra, il profeta dell’oltre-uomo e del nichilismo attivo, cammina su un difficile sentiero di montagna. Ad un certo punto è colto da una visione. Egli vede

“un giovane pastore rotolarsi, soffocato, stravolto in viso, cui un greve serpente nero penzolava dalla bocca… Forse, mentre dormiva, il serpente gli era scivolato dentro la bocca e lì si era abbarbicato mordendo. La mia mano tirò con forza il serpente, tirava e tirava –invano!… Allora un grido mi sfuggì dalla bocca: ‘Mordi! Mordi! Staccagli la testa!… il pastore, poi, morse così come gli consigliava il mio grido; e morse bene! Lontano da sé sputò la testa del serpente – e balzò in piedi. Non più pastore, non più uomo – un trasformato, un circonfuso di luce, che rideva.  Mai prima al mondo aveva riso un uomo, come lui rise!”

 Anche questa visione è densa di significati simbolici. Il serpente è, come in molte culture, il simbolo della vita che, nella sua circolarità (il serpente che si chiude a cerchio) eternamente ritorna, nonostante i tentativi di fuggirla. Il senso della scena centrale (il pastore che morde il serpente trasformandosi in più che uomo) allude chiaramente al dir-di-sì alla vita (il morderla), con passione, vincendo la ripugnanza per essa: solo così può nascere l’oltre-uomo, colui che ha assunto in via preliminare la posizione del nichilismo attivo. Chi ‘morde’ la vita si trasforma in oltre-uomo.

Ancora una volta, il tema entusiastico (dionisiaco) del dir di sì alla vita, “danzando sui piedi del caso"

 

 

).

 LA PRIMA FASE DEL PENSIERO FINO AL 1878

 

è influenzata dallo schopenhauerismo e dalla amicizia con Wagner. A questa prima fase appartengono: NASCITA DELLA TRAGEDIA (1872); LE CONSIDERAZIONI INATTUALI  (stese tra il 1873 e il 1876, sono quattro, e contengono tra l’altro la polemica di N. nei confronti dell’eccesso di studi storici, lo ‘storicismo’, e contro lo scientismo positivista).

  Ma l’amicizia nei confronti di Wagner viene affievolendosi: in lui N. scorge l’estremo rappresentante di un ‘romanticismo marcio’,  e nelle sue ultime opere musicali (orientate nostalgicamente verso il cristianesimo) N. individua uno spirito di rassegnazione, un abbandono dei valori vitali dell’antichità greca che ora vengono giudicate dal nostro pensatore inaccettabili.

 

  Il 1878, l’anno della pubblicazione di UMANO, TROPPO UMANO, segna il suo distacco da Wagner e dalla filosofia di Schopenhauer (accusata di ‘dir di no alla vita’, di negare con la sua proposta ascetica il senso della ‘terra’).

 

LA SECONDA FASE dell’opera di N

 

 

.si esprime in opere quali quella sopra ricordata e soprattutto

LA GAIA SCIENZA (1882).

 E’ la fase chiamata critico- illuminista: la fase ‘decostruttiva’ caratterizzata dallo smascheramento delle menzogne anti-vitali della civiltà occidentale (platonismo, schopenhauerismo, cristianesimo, positivismo etc.).

E’ la fase della ‘filosofia del mattino’, del filosofo che ‘filosofa col martello’, e ripercorre –distruggendoli- gli errori e le illusioni che hanno soffocato la vita degli individui occidentali, rendendola infernale.

E’la fase della filosofia della liberazione dalle torture psicologiche che la nostra ‘civiltà’ ci ha imposto. Questa filosofia del mattino non ha contenuti teorici positivi. E’ filosofia demistificatrice e de-costruttiva e critica: come l’illuminismo (ma solo in questo), la fil. Di N. intende smascherare e liberare.

 

Tale fase approda al nichilismo attivo (cioè all’atteggiamento che nega che la vita abbia un Senso supremo e metafisico, e nonostante ciò intende mantenersi fedele alla ‘terra’, dir-di-sì alla vita). Tale nichilismo attivo si esprime nelle figure dello spirito libero e del viandante, uomini che vivono ‘ nella prossimità e in superficie’, sempre in cammino, dal niente al niente, accettando gioiosamente l’idea del cambiamento continuo e insensato della vita (l’idea del ‘panta rei’ eracliteo: da qui l’eraclitismo di Nietzsche, consapevole del carattere tragico della vita, ma non rassegnato- anzi: intenzionato a vivere il più intensamente e ‘ferocemente’ possibile).

In questa fase, N. abbandona l’insegnamento e inizia una serie di viaggi in Svizzera, in Francia, in Italia (a Torino, “la mia città”; a Orta etc.).

 

LA TERZA FASE

è quella della ‘filosofia del meriggio’è quella più propriamente propositiva e ‘metafisica’.

Alcuni dei temi qui presentati erano già stati anticipati ne LA GAIA SCIENZA.

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 DIO ? E’ MORTO !

 

"Siamo stati noi ad ucciderlo: voi ed io!

Siamo noi tutti i suoi assassini! Ma come abbiamo fatto questo? Che mai facemmo a sciogliere questa terra dalla catena del suo sole? Dov'è che si muove ora? Dov'è che ci muoviamo noi? Via da tutti i soli? Non è il nostro un eterno precipitare?All’indietro,di fianco, in avanti, da tutti i lati?

 

 Esiste ancora un alto e un basso? Non stiamo forse vagando come attraverso un infinito nulla? Non alita su di noi lo spazio vuoto? Non si è fatto più freddo? Non seguita a venir notte, sempre più notte?

 Non dobbiamo accendere lanterne la mattina? Dello strepito che fanno i becchini mentre seppelliscono Dio, non udiamo dunque nulla?...

 

 

 Dio è morto! ... E noi l'abbiamo ucciso!" (La Gaia scienza).

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Il brano  fa parte di uno dei testi più suggestivi della letteratura filosofica. Nietzsche

mette in bocca all'uomo folle

 

il "filosofo profeta"

 

l'annuncio della "morte di Dio" con la sua drammatica conseguenza:

 

il senso di smarrimento, la perdita di certezza, il venir meno di punti di riferimento.

Cosa ne dici?

 

 

Non mi convince.

 

Io credo che l'ateismo esalti l'uomo: grazie alla scienza e alla tecnologia l'uomo non prova l'ebbrezza di accrescere la sua conoscenza e la sua potenza, non prova l'ebbrezza di essere un Dio in divenire?

 

Feuerbach mette in evidenza questo stato d'animo che deriva dalla tesi secondo cui Dio è la stessa umanità, un'umanità progressivamente più... sciente e potente.

 

 Nietzsche, invece, sottolinea il senso di smarrimento che deriva dalla morte di Dio. Tu ti senti più feuerbachiano?

 

Un punto di vista legittimo.

 

 Cerca, comunque, di capire bene le ragioni di Nietzsche.

Per Nietzsche la "morte di Dio" consumata dall'ateismo contemporaneo è un evento drammatico, non ha nulla di esaltante:

 

 

 l'uomo - senza Dio - non trova più un rifugio, perde qualsiasi consolazione, è di fronte ad un mondo privo di qualsiasi significato.

 

Cosa dici?

A me pare che l'opzione precedente sia solo egoistica:

 

per me l'uomo - se vuole essere davvero adulto - deve avere il coraggio di vivere in un mondo senza la fede in un disegno provvidenziale, senza il conforto della fede!

 

Il rifugio nella fede per me è una vera e propria fuga dalla dura realtà!

 

E' questo il discorso di Nietzsche: l'uomo deve avere il coraggio di andare... oltre l'uomo

 

accettando di brancolare nel buio, rifiutando l'appoggio della fede.

 

Dio, per Nietzsche, è una menzogna, la più grande menzogna che l'uomo si sia inventato per sopportare meglio l'esistenza, per non brancolare nel buio, per avere un punto di riferimento, per dare un senso alla sua vita e al mondo in cui vive.

Cosa ne dici?

 

Beata menzogna, io direi: quand'anche Dio fosse un'illusione, sarebbe molto utile all'uomo.

Perché mai l'uomo dovrebbe essere un masochista e vivere senza alcun conforto le traversie della vita?

 

Un punto di vista rispettabile. Ma... se fosse così, non potrebbe essere vista la fede come un atteggiamento infantile, l'atteggiamento di chi ha bisogno della... mamma?

 

Dio è morto.

Per Nietzsche Dio non è solo il Dio tradizionale (trascendente o immanente), ma qualsiasi idolo costruito dall'uomo per sopportare meglio l'esistenza: dalla metafisica alla morale alla stessa scienza.

 

Sì, anche la scienza è stata inventata dall'uomo per dare un'immagine razionale al mondo, per assicurarci che il mondo è ordinato, prevedibile, quando, invece, è assolutamente caotico, privo di razionalità.

 

 Ma Dio non è solo ogni punto di riferimento, ma anche la negazione della vita.

 

Il Cristianesimo, in particolare, in nome dei valori spirituali, eterni, celesti tuona contro la "carne", la sessualità, gli istinti, i piaceri terreni, i valori "umani".

 

Cosa ne dici?

Mi pare uno schema superato di leggere il Cristianesimo: tutto ciò che Dio ha creato - la materia, il corpo, la sessualità, gli istinti - è "bene", è il prodotto di una scelta divina.

 

E' questa la chiave di lettura che si trova nella Genesi. Nella stessa Genesi, tuttavia, la sessualità è vista come peccato

 

 E' un fatto, poi, che S. Paolo ed in particolare S. Agostino sottolineano fortemente il valore negativo della "carne" in nome dei valori dello "spirito".

Nella storia del Cristianesimo troviamo sicuramente una lettura di tipo "ascetico" della vita, una lettura  "platonica" che svaluta questo mondo in nome del vero mondo che è quello dello "spirito" –

 

 è la lettura che Nietzsche condanna - ma anche una lettura tutt'altro che ascetica nei confronti del mondo, del corpo.

I valori dello spirito, i valori ascetici soffocano la gioia di vivere (l'espressione dell'istintualità dell'uomo,  valori squisitamente "umani", "vitali") hanno radici umane, "troppo umane": nascono dal "risentimento"

 

dei deboli nei confronti dei forti.

 

 Cosa ne dici?

 

Mi pare una mistificazione del Cristianesimo: non ci sono uomini "forti"

 

 

Fra Cristoforo decide di    sacrificare l ’istintuale gioia di vivere, la  volontà di affermarsi sugli altri in nome di Dio e dei fratelli

Dove sarebbe, in questo caso, il risentimento di cui parla Nietzsche?

 

 

E' un fatto, però, che è difficile analizzare le ragioni profonde di una scelta: la psicoanalisi,  sostiene che si tratta di scelte che spesso affondano le radici nell'inconscio. La stessa psicoanalisi sostiene che certe scelte "nobili" non sono altro che la "sublimazione" di istinti (vedi Freud).

 

Tra Nietzsche e Freud vi è un tipo di approccio comune: la ricerca delle ragioni "umane" (troppo umane) delle scelte nobili degli uomini:

 

Nietzsche individua nel "risentimento" la radice della morale cristiana ("morale degli schiavi"),

 

 Freud vede determinate scelte - anche professionali - come la "sublimazione" di istinti fortemente avvertiti.

Ambedue, poi, affermano la tesi secondo cui gli istinti - se non vengono scaricati all'esterno - producono scompensi all'interno (minacciosi sensi di colpa, nevrosi).

 

In particolare Nietzsche considera il cristiano come una persona psichicamente tormentata.

 

Cosa dici di questa tesi?

 

Mi pare una visione distorta del cristiano: tormentato è chi si lascia trascinare dalle passioni, non il cristiano che, proprio perché domina le passioni, ha una profonda serenità interiore.

 

Il Cristianesimo potrebbe essere visto - anche se il background culturale è diverso - sulla stessa lunghezza d'onda della concezione dominante del pensiero greco, cioè la concezione del primato della ragione sugli istinti.

 E’ una concezione che è la negazione della vita? Per Nietzsche, sì (per lui non solo il cristianesimo, ma tutta la filosofia occidentale da Socrate in poi è la negazione della vita).

Ma i pensatori greci non la pensavano così.

I “FATTI” ? NON ESISTONO !

 

Friedrich Nietzsche può essere considerato uno dei massimi oppositori del positivismo.

 Siamo di fronte, però, non solo ad un oppositore del positivismo, ma di tutta la civiltà occidentale (da Socrate in poi).

 

 In Nietzsche vi è la consapevolezza che tutte le certezze sono cadute: da Dio alla metafisica alla scienza.

 

Si tratta di idoli creati dall'uomo per dare un senso ad un mondo che senso non ha.

 

Anche la scienza tanto esaltata dal positivismo è un idolo.

Per Nietzsche i tanto decantati "fatti" del positivismo non ci sono: esistono "interpretazioni" di fatti. La scienza, poi, vive di "presupposti" che sono extra-scientifici.

 

Cosa ne dici?

 

 

Quali presupposti? La scienza ha solo come scopo quello di scoprire, di svelare i segreti del cosmo, della vita...

Che presupposti può mai avere?

 

Nietzsche, però, avverte che lo scienziato parte almeno dal presupposto (non scientifico) che il conoscere il mondo sia un bene.

 

Vi è chi, poi, ha il desiderio di comprendere nel modo migliore "la sapienza divina”. Il sapere scientifico, quindi (per Nietzsche), è tutt'altro che "oggettivo".

La sua oggettività non è che una menzogna creata dall'uomo per dare un ordine, un'armonia, un significato al caos del mondo.

 

Si tratta di un "idolo" a cui viene assoggettato l'uomo. Come la "ragione". Come la "morale". Cosa ne dici?

 

La ragione un idolo? Ma Nietzsche è un pazzo!

 

 

La ragione non è ciò che caratterizza l'uomo rispetto all'animale?

Non deve essere, quindi, la guida degli istinti?

 

Che la ragione debba guidare gli impulsi è il punto di vista prevalente del pensiero occidentale.

Nietzsche non nega il valore della ragione, ma dice che da Socrate in poi si è uccisa la vita in nome della "ragione".

 

Secondo Nietzsche è Socrate che per primo ha teorizzato il dominio della "ragione", della "coscienza" sugli impulsi vitali.

Un dominio poi reso ancor più insopportabile da Platone e da quel platonismo volgare che è il Cristianesimo:

Platone e il Cristianesimo hanno letteralmente ucciso il corpo, i beni terreni, i piaceri, la stessa vita terrena in nome dello "spirito", dell'aldilà.

 

LA STORIA DELL’OCCIDENTE ?

STORIA DELLA NEGAZIONE DELLA “VITA” IN NOME D'ILLUSIONI.

 

La storia dell'Occidente - secondo Nietzsche - è la storia della negazione della vita.

La stessa "Storia" esaltata dall'idealismo e da tutti gli storicismi non è altro che un nuovo idolo a cui è stata assoggettata la vita.

 

Cosa ne dici?

 

Non mi convince. In ogni concezione storicistica è l'uomo protagonista della storia: non è l'umanità che - nell'idealismo hegeliano - è il soggetto di quell'avventura che la porta a scoprire (grazie alla consapevolezza da parte dello spirito umano) di essere Dio?

 

 

Non è l'uomo protagonista della storia nella concezione marxiana?

 

Nella concezione marxiana è l'uomo il protagonista della storia (l'uomo, n "storicizzato", l'uomo che agisce sulla base di condizioni oggettive economico-sociali).

 

Nella concezione hegeliana è vero che è l'uomo che con l'idealismo scopre di essere Dio, ma è anche vero che nell'uomo agisce lo Spirito che trascende gli individui: pensa all’"Astuzia della Ragione" che utilizza i grandi uomini in funzione dei suoi fini.

 

In una qualsiasi concezione storicistica, secondo Nietzsche, la realtà è la storia e l'individuo non ha una sua autonomia, ma è un momento di questa storia, non vive per sé, ma in funzione di fini che vanno oltre se stesso (paradiso dell'idealismo o del socialismo). Nietzsche, comunque, non nega valore alla storia:

l'uomo può trovare nella storia dei maestri, degli esempi (maestri ed esempi di grandezza).

Secondo Nietzsche l'atteggiamento corretto di fronte alla storia è quello "critico", di condanna nei confronti delle debolezze dei fatti umani: un atteggiamento che porta l'uomo a liberarsi dal passato in nome del presente.

Nietzsche è consapevole di essere una "dinamite", non un uomo

 

 E' convinto che nessuno prima di lui ha scrutato il mondo con uguale "sospetto".

E' un vero e proprio dissacratore, il demolitore di tutti gli idoli che ha creato l'uomo (dalla religione alla morale, alla metafisica, alla Storia, alla Scienza), idoli che hanno ucciso la vita, l'uomo.

 

Ma cosa sono la "vita", l'uomo autentico, che Nietzsche vuole recuperare?

 

Ne "La nascita della tragedia" (il suo primo libro pubblicato nel 1872)

 

Nietzsche legge il mondo greco con le categorie del "dionisiaco" e dell’"apollineo":

il "dionisiaco"

è la gioia di vivere, l'accettazione integrale della vita, l'inno ai valori vitali, l'ebbrezza, l'esaltazione creatrice della musica;

 

l’"apollineo" è, al contrario, razionalità, misura, controllo, l'armonia delle forme nell'arte plastica.

 

 

 Nel mondo greco prevale la sensibilità dionisiaca.

 

E' soprattutto con Socrate che inizia a prevalere lo spirito "apollineo", comincia a dominare l’atteggiamento nichilistico" (di fuga dal mondo, ascetico) che trionferà col cristianesimo.

 

 E' ora, , di voltare pagina. Ma come?

 

Prova ad intuire.

 

 

Ci provo.

 

Immagino col ritorno ai cirenaici, ad Epicuro, a tutti i pensatori isolati - che hanno inneggiato al piacere sensibile che hanno disprezzato lo spirito, i valori morali, la misura, l'autocontrollo.

 

 

E' vero, ma solo in parte bisogna accettare la vita nella sua integralità, anche nella sua tragicità, nella sua crudeltà, nel suo dolore, nel suo margine di incertezza, nel suo essere senza un ordine, senza uno scopo.

 

Nietzsche - in questo seguace di Schopenhauer -

vede la vita senza  alcun ordine, senza finalismo, senza Valori, come lotta.

 

 

Tieni presente che Epicuro non esalta il piacere sensibile ma calcolato dalla ragione (’"ataraxia", cioè l'imperturbabilità).

 

NIETZSCHE : PROFETA DELL’”OLTRE-UOMO”

 

Nietzsche, nel suo inno alla vita, non esalta  il piacere: invita ad accettare integralmente la vita, anche nella sua angoscia, nella sua incertezza, nei suoi dolori, nei suoi aspetti tragici.

 

 In questo senso  non inneggia nè all’"ottimismo" (un atteggiamento che giudica superficiale), né al "pessimismo" alla Schopenhauer ( segno di rinuncia, di decadenza).

E' in questa ottica che parla della necessità di andare OLTRE-UOMO (questa la traduzione da parte di Gianni Vattino del termine tedesco "Uebermensch" tradotto con "superuomo").

 

 Cosa ne dici?

 

Mi fa paura questo "oltre-uomo": un uomo che non ha più Valori, punti di riferimento, certezze, che affronta la tragicità della vita senza alcun conforto, solo, angosciato.

Una reazione legittima.

 

Lo stesso Nietzsche mette in evidenza il senso di vuoto, di smarrimento che l'uomo prova nel momento in cui si rende conto che crollano tutti i punti di riferimento: non prova ebbrezza, ma sgomento, sensazione di vuoto (situazione che  chiama "nichilismo" dando a questo termine un nuovo significato).

 

 L'"oltre-uomo" è chi ha il coraggio di vivere la tragicità della vita, la vita nella sua integralità (con le sue gioie sensuali e dolori, angosce) senza il conforto delle ILLUSIONI della religione, della metafisica, della scienza...

 

 

L'"oltre-uomo" è chi ha la forza d'animo di vivere la vita nella sua pienezza non solo senza Dio, ma anche senza surrogati di Dio.

 

L’"oltre-uomo" è un uomo disperato, un uomo che ha il coraggio di vivere senza conforto, senza speranza in un mondo senza senso?

No.  l'"oltre-uomo" deve crearsi dei nuovi valori, deve dare lui un senso alla vita, al mondo.

 

Cosa ne dici?

 

Mi pare che Nietzsche si contraddica: da una parte dice di l'"oltre-uomo" deve liberarsi dalle menzogne (miti, idoli... ) create dall'uomo e poi afferma che l'uomo, proprio perché non può fare a meno di vivere senza idoli, ne deve inventare.

Vi è chi vi ha visto una contraddizione

 

Vi è da tener presente, tuttavia, che (secondo Nietzsche) è solo in tempi recenti che si è scoperta la genesi delle Menzogne:

 

l'uomo vedeva quelle Menzogne (Dio, i valori morali... ) delle entità assolute, esterne a lui.

 

Nietzsche parla di "trasmutazione di valori" e di "inversione" di valori".

 

Si tratta di inventare i valori vitali: la gioia, la fierezza, la forza, la salute, la sessualità, l'amicizia, la guerra... contro i valori della "morale degli schiavi" (i valori della solidarietà, del sacrificio del corpo... ).

 

 Nietzsche associa al termine "oltre-uomo" l'espressione "volontà di potenza" (Wille)

Che ne dici?

 

E' un'espressione che mi pare convalidi la classica interpretazione di Nietzsche come l'ideologo  del nazismo. Un’interpretazione convalidata anche dal rifiuto da parte dell'"oltre-uomo" della morale della solidarietà e dall'esaltazione della guerra.

E' vero:  Un'interpretazione che è stata facilitata dalla stessa sorella di Nietzsche (Elisabeth) che ha manipolato i testi inediti del fratello - pubblicati poi con l'opera intitolata "Volontà di potenza" - con l'intento di farlo apparire come un teorico del razzismo, come l'ideologo di una rinascita in chiave reazionaria dell'umanità.

 

 

Nel secondo dopoguerra c'è stata una revisione di questa interpretazione sulla base di un'edizione critica dei testi del filosofo tedesco (avviata dagli italiani Giorgio Colli e Mazzino Montinari), una revisione che ha dato origine,  anche ad un'interpretazione "di sinistra".

Se si leggono i testi di Nietzsche in chiave "politica" è facile trovare argomenti sia a favore dell'interpretazione "di destra", sia a favore dell'interpretazione "di sinistra".

 

 Questo perché Nietzsche denuncia tutti gli idoli politici del suo tempo: dallo statalismo alla democrazia, dal nazionalismo al socialismo (quest'ultimo come espressione della morale degli "schiavi" in quanto inneggia alla solidarietà, alla uguaglianza degli uomini).

 

 

Tutto dipende dal significato concreto del termine "oltre-uomo".

 

Chi è?

 

L'intera umanità liberata - da tutte le Autorità, anche umane - (interpretazione "di sinistra") o un'ELITE (interpretazione "di destra")

Nietzsche avanza anche una dottrina sconcertante.

 

 Si tratta della dottrina del’"eterno ritorno”

(una dottrina greca ed orientale).

 

La storia non procede verso un fine, non scorre linearmente, non ha uno sviluppo. Il suo scorrere ha la forma di un circolo (simbolo di perfezione): in esso tutto ritorna per sempre.

 

Cosa ne dici?

 

Mi pare una dottrina che fa a pugni con la concezione dell'"oltre-uomo": dove va a finire l'"oltre-uomo" se tutto è necessario, se l'uomo fa parte di una storia ciclica in cui tutto si ripete eternamente?

Si tratta di una dottrina che pare in contraddizione con l'impostazione complessiva di Nietzsche

 

 

Qual è il significato di tale dottrina?

 

Forse tale dottrina è stata ripresa da Nietzsche in funzione polemica nei confronti sia dello storicismo che dell'evoluzionismo: l'uomo non manca di nulla, non è in funzione di altro da sé, non è un momento passeggero di una Storia o di una Evoluzione; ogni attimo non è una sorta di figlio che divora il padre (il momento precedente) ed è destinato ad essere divorato dal proprio figlio (l'attimo successivo).

 

 L'"oltre-uomo" deve prendere coscienza che ogni sua scelta entra per sempre nell'area dell'essere ed è destinato a ripetersi.

 

 

Un pensatore inquietante. Vero?

 

Ti sembra ancora attuale?

 

 Ad un secolo dalla morte di Nietzsche  non vedo ancora l'"oltre-uomo".

Anzi ho l'impressione che sia in atto da qualche tempo la riscoperta dei valori forti della religione.

 

E poi la fiducia nella scienza - grazie alle scoperte sempre più sensazionali a cui abbiamo assistito - cresce sempre di più. Non dimentichiamo poi che crescono sempre più i valori della solidarietà nei confronti dei più svantaggiati

Non mancano (se guardi alle società ricche) i valori - o disvalori - dell'edonismo, dell'indifferentismo, dell'individualismo.

 

 

 

 

 

Maresa Baur
Maresa Baur

Sono una scrittrice conosciuta nel web per aver pubblicato sette libri con case editrici online. Il mio sito è http;//digilander.libero.it/biribanti.maresa Credo che cliccando sul link possiate apprendere molto di me,quasi tutto. Amo leggere, informarmi ed informare e scrivo come una forsennata come se non avessi il tempo sufficiente per farlo. Ho scritto libri di poesie, racconti, storie fantasy e "thriller". Anche il giornalismo mi affascina. Mi sono diplomata a Cambridge e adoro l'inglese che è sempre stato la colonna sonora della mia vita. Ho insegnato inglese e fatto traduzioni tecniche. La poesia è tuttavia il mio grande amore e ho invaso tutti i siti letterari possibili.La mia passione è scrivere e se non lo facessi più morirei. Mi definisco una folle-saggia con un pizzico di ironia e con questo mi presento. Maresa Baur