Festa dell’unità nazionale
Una giornata di sole d’autunno in una cornice di festa assai rara. Un vessillo tanti vessilli tricolore adornano la piazza e la via principale. Una discreta collettività si raduna nei pressi del monumento ai caduti dove in successione: gli alpini, i reduci, i pensionati ed il comune deferenti depongono ciascheduno la propria Ghirlanda.
Solenne il momento dell’alza bandiera seguita dalle modulate note universalmente conosciute del "silenzio" militare fuori ordinanza. Poi la banda musicale intona l'inno nazionale italiano, composto da Michele Novarro su testo di Goffredo Mameli – più precisamente Il Canto degli Italiani (conosciuto anche come Fratelli d'Italia, dal verso introduttivo). In molti tentano di seguire con le parole. Tutti assorti e riverenti sembrano esprimere la migliore sintesi commemorativa, che così si può leggere:
« Nel celebrare con l’impegno di sempre l’evento conclusivo del primo conflitto mondiale, che realizzando i sogni degli artefici del Risorgimento, portò a compimento l’unità d’Italia. Ricordiamo quanti, fedeli al Tricolore, sacrificarono la loro esistenza agli ideali di amor di Patria, di indipendenza, di libertà e di democrazia. Ci impegniamo a mantenere viva la memoria degli eventi che hanno caratterizzato la storia della nostra Patria. Confermiamo la tenace volontà di operare perché cessino i conflitti in atto e perché si arresti il dilagare del terrorismo che rappresenta un costante pericolo per l’affermazione della pace nel mondo. Onoriamo i caduti per la Patria, le Forze Armate, garanti della Pace, gli ex Combattenti».
Dal discorso di Giosuè Carducci, tenuto il 7 gennaio 1897 a Reggio Emilia per celebrare il 1° centenario della nascita del Tricolore
«Sii benedetta! Benedetta nell'immacolata origine, benedetta nella via di prove e di sventure per cui immacolata ancora procedesti, benedetta nella battaglia e nella vittoria, ora e sempre, nei secoli! Non rampare di aquile e leoni, non sormontare di belve rapaci, nel santo vessillo; ma i colori della nostra primavera e del nostro paese, dal Cenisio all'Etna; le nevi delle alpi, l'aprile delle valli, le fiamme dei vulcani, E subito quei colori parlarono alle anime generose e gentili, con le ispirazioni e gli effetti delle virtù onde la patria sta e sì augusta: il bianco, la fede serena alle idee che fanno divina l'anima nella costanza dei savi; il verde, la perpetua rifioritura della speranza a frutto di bene nella gioventù de' poeti; il rosso, la passione ed il sangue dei martiri e degli eroi, E subito il popolo cantò alla sua bandiera ch'ella era la più bella di tutte e che sempre voleva lei e con lei la libertà».
Un auspicio: mai si abbi a trascurare cotanto Vessillo riservando il dovuto rispetto, financo a pretenderne l’ammaina e l’alza bandiera con le dovute formalità, anche ad inizio e fine dei lavori di rifacimento e/o restauro degli edifici dove l’esposizione della Bandiera è perenne.