L’Italia dei Barron Robbers e dei corporate raiders: le banche (1)
Il termine Barons Robbers fu per primo usato nel Medio Evo per definire quei baroni inglesi che ,ottenuto il feudo dal re,lo depredavano di ogni bene per arricchirsi personalmente.Non solo,ma spesso assalivano e depredavano anche villaggi vicini di altri baronati, provocando guerre,rivalità e odio.
Il ‘900 ha avuto due grandi economisti che si sono elevati di molti cubiti rispetto agli altri:Keynes e Veblen,Quest’ultimo,che operò attorno ai primi del ‘900 –fondatore della Scuola Istituzionalista –assistè al primo grande sviluppo dell’industria americana e del mercato di Borsa.Egli previde con un anticipo di 30 anni la crisi del 1929,dovuta appunto a tutto ciò che Veblen aveva capito.
Veblen pose l’attenzione sulla crescita delle nuove grandi società e le loro interrelazioni col mercato di Borsa.Apprezzò i managers ed i tecnici (in specie gli ingegneri) per le loro capacità,ma poi notò che –una volta quotate le società– per i proprietari era più facile guadagnare speculando in Borsa che gestire le aziende.
Infatti tali società emettevano azioni che,poiché le società crescevano,si affermavano e distribuivano utili,si rivalutavano,e le quotazioni delle loro azioni in Borsa salivano.Quindi i proprietari vendevano le loro azioni con guadagni notevoli.Le stesse azioni venivano acquistate da banche e speculatori,oltrechè da numerosi piccoli risparmiatori.L’essenziale era che le società presentassero bilanci sempre migliori;e fu in quel periodo che nacquero i più sofisticati marchingegni per gonfiare i bilanci.
Veblen si scagliò contro questo sistema che,riteneva,avrebbe distolto l’attenzione dei proprietari dalla gestione delle aziende,spostando l’attenzione dai guadagni imprenditoriali a quelli –come lui li definì – “pecuniari”.Cioè speculativi di Borsa.
La continua emissione e vendita di azioni provocò la frantumazione della proprietà;tant’è che vediamo ancor oggi migliaia di piccoli azionisti che non hanno nessun interesse alla gestione delle aziende le quali vengono gestite,direttamente o attraverso cartelli,da azionisti che –nel complesso – non superano mai il 15-20%.
Fu il periodo in cui la proprietà fu chiamata da Veblen “assenteista” termine poi ripreso poi da Galbraith negli ani 60 (absest ownership).
Il continuo gonfiamento dei bilanchìi portò immense fortune ai proprietario delle aziende , ai banchieri ed agli speculatori.
I romanzi di Scot Fitzgerald (vedi “Il Grande Gatzbi”)in letteratura descrivevano il sistema contro cui Veblen,inascoltato, non cessò maI di lanciare i suoi più feroci strali.
Proprio Veblen chiamò,in maniera spregevole, queste lobbies di proprietari di Società,di banchieri e speculatori i nuovi “Barons Robbers”(Baron nel linguaggio americano significa anche “grande industriale”).
In tali lobbies presto entrarono anche uomini politici;e tali gruppi di potere erano di solito riuniti in Logge Massoniche od in clubs privati che,di fatto,operavano come le Logge Massoniche.
Spesso decidevano anche,dopo aver venduto di concerto a caro prezzo le loro azioni,di sgonfiare i bilanci lasciando così col “cerino in mano” i piccoli azionisti che avevano acquistato tali azioni che ora si svalutavano radicalmente essendo messe in rapida vendita dai piccoli risparmiatori per evitare perdite sempre maggiori.
Quando il valore di tali azioni raggiungeva il minimo,i Barons Robbers riacquistavano tali azioni dai piccoli risparmiatori;i bilanci venivano rigonfiati di nuovo e sempre di più;ed il gioco ricominciava.
In tutto questo meccanismo l’importante era che le società distribuis- sero utili elevati.Quando a tali società mancava la liquidità per farlo si rivolgevano al credito bancario,che regolarmente (essendo le banche stesse interessate alla speculazione) arrivava.
(continua - la settimana prossima)