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WWW.LEGGE150.IT: CENTRO DI AGGREGAZIONE DI COMUNICATORI PUBBLICIIntervista a Lidio Maresca, uno degli ideatori del sito e suo realizzatore.
La legge 150/00 che disciplina le attività di informazione e di comunicazione delle PPAA sembra aver dato una spinta all’importanza di comunicare nella Pubblica amministrazione. Essa ha individuato nell’Ufficio Relazioni con il Pubblico (art. 8) il principale garante dei diritti di informazione, di accesso e di partecipazione e ha affidato all’ufficio stampa (art. 9) il ruolo di comunicatore, soprattutto nei confronti dei mezzi di informazione di massa, ha infine, individuato, nell’operato del portavoce (art. 7) il compito di coadiuvare l’organo di vertice della pubblica amministrazione.
Tanto discussa, amata e odiata, la legge (in particolare il suo regolamento attuativo, il DPR 422/01) ha “costretto” le amministrazioni pubbliche a “formare” i dipendenti che già lavoravano in questi uffici.
Il DPR, inoltre, individua i titoli professionali del personale da utilizzare nelle attività di informazione e comunicazione. La legge 150 non ha certo scoperto la comunicazione. Tuttavia, il merito che si può riconoscerle è quello di aver posto maggiore enfasi all’importanza che la comunicazione e l’informazione hanno nei confronti degli utenti della P.A.
Forse è per queste ragioni che un gruppo di comunicatori ha deciso di dar vita ad un sito, www.legge150.it, che tenterà di aggregare comunicatori pubblici, esperti del settore e giornalisti.
Lo chiediamo a Lidio Maresca, uno degli ideatori.
La nascita di www.legge150.it deriva da un'idea di Rossella Rega, che opera da anni nel settore della comunicazione istituzionale, e che ha voluto iniziare un discorso diventato successivamente "parte integrante" della mia filosofia così come di quella di altri operatori della comunicazione pubblica.
Parli di filosofia: intendi dire metodologia di lavoro?
Anche ma non solo. Si tratta proprio una scelta di comportamenti. Non so trovare termine più adatto. Preferire un approccio all'esame dei problemi "distaccato" dal consueto mondo lavorativo, e cioè in un ambiente "altro" rispetto al quotidiano dovere istituzionale, credo sia una strategia vincente prima di tutto per noi stessi.
Non ho mai creduto che i cambiamenti arrivino solo dalle norme: ritengo che ancor più importanza debba avere la situazione "de facto" che costruiamo noi "manovali" dell'URP o del WEB giorno per giorno. L'ingegnere che non ascolta un vecchio capomastro di cantiere non è un buon ingegnere. E il ponte crolla.
Il tuo vuole essere dunque anche un tentativo di riscrivere le regole?
No. Le regole, anche se perfettibili, sono ben scritte. Giunti a questo punto, tuttavia, si tratta di procedere non più sul sentierino di montagna, ma sull'autostrada spianata davanti a noi. In questo sito si dà il benvenuto non solo ai cattedratici che intervengono quasi quotidianamente nell'ambito dei dibattiti intorno al problema della comunicazione istituzionale, ma anche a coloro che, con le maniche rimboccate, stanno dietro lo schermo di un computer per progettare una home page sempre più accessibile oppure dietro uno sportello dell'URP oppure ancora alla cornetta del telefono di un call center.
Le loro esperienze debbono essere condivise. Vogliamo creare un canale informativo che non sia un'altra voce del coro... Facciamo un esempio... Un operatore (URP o WEB, o ufficio stampa che sia) ha il diritto di sapere che gli standard relativi al moderno colloquiare con un cittadino prevedono la memorizzazione della storia dei casi su database accessibili in modo esclusivo dagli operatori.
E questo è un enunciato che qualsiasi nostro collega può certamente recuperare da solo, solo che abbia voglia di navigare per qualche minuto. Il problema è che oltre al dato in sé, deve sapere anche il come.
E qui le cose si fanno leggermente più complicate. Poiché non tutti i comunicatori sono anche degli informatici, così come quasi nessun informatico si occupa di comunicazione in modo corretto.
E dunque?
Per rendere comuni queste cose, oltre al canale istituzionale, può essere utile un "luogo nel web", dove chiunque possa entrare dalla porta principale con la consapevolezza di essere sempre il benvenuto sia chiedendo un'informazione, sia divulgando un suo elaborato. Un "luogo nel web" dove chiunque (quando il meccanismo sarà ben oliato) sia certo che in qualche modo troverà un esempio da seguire per stilare un piano di comunicazione o un questionario da riprodurre sul sito... Vuoi un altro esempio?
Memorizziamo da qualche parte un documento che spieghi come Pinco Pallino del comune di Xxxx ha utilizzato le tattiche di retention e di fidelizzazione: questo potrà essere utile ad un neo operatore di call center. Quando egli farà il suo bravo corso di formazione, non si sentirà "a digiuno" e con simpatia sorriderà pensando a quel modesto sito, privo di grafica ridondante, dove però si sente a casa sua e dove qualcosa inerente a ciò che ora sta studiando, l'aveva già letto.
Quindi il sito è un po' una cassetta degli attrezzi e un po' un "deposito" di documentazione varia che però "può sempre servire"?
Se vogliamo semplificare, ti rispondo di sì. Ma è anche un luogo che non vuole assolutamente scimmiottare i siti (istituzionali e non) dove scrivono solo firme autorevoli e dove - in presenza di un eventuale forum - la paura di dire una stupidaggine generalmente frena gli ardori di dialogo... Il nostro è un forum dove puoi entrare "senza la cravatta" e dove non ci sono etichette.
Ma tutto questo è veramente innovativo?
Credo che per innovare la pubblica amministrazione sia necessario innanzitutto innovare se stessi. Le risorse umane, nell'amministrazione, sono l'elemento sul quale si deve lavorare a fondo attraverso una seria politica di formazione. Ma nella PA quasi nessuno investe sulle risorse umane in termini differenti dalle chiavi di lettura tradizionali. Solo da poco tempo - e personalmente plaudo a questo cambiamento - si comincia ad approfondire il concetto di "senso di appartenenza".
Che non può essere confuso con i corporativismi e le lobby?
Certamente no. Anzi: il concetto di senso di appartenenza va nella direzione contraria. E' necessario che le risorse umane che "appartengono" all'amministrazione (siamo comunque, prima di tutto, dei cittadini!) sentano sempre di più anche la loro "appartenenza" alla collettività. Occorre costantemente tenere ben presente che la volontà, il principio di reciprocità fra ente e cittadino sta eliminando - grazie al cielo - la concezione "tolemaica" del cittadino-suddito.
Quindi il senso di appartenenza è legato al rapporto ente pubblico - cittadino?
Sì, ma non solo. Contemporaneamente si deve sviluppare lo stesso rapporto fra noi e l'ente dove lavoriamo. I guai più grossi, le criticità progettuali (ma anche operative) sono sempre determinate da una cattiva circolazione di informazioni fra - ad esempio - la redazione web e il resto dell'ente, oppure fra un URP che stenta a funzionare perché malvisto da certa dirigenza all'antica. Credo non vi possa essere senso d’appartenenza all’organismo istituzionale se non è presente una linea editoriale autonoma ed autorevole che in qualche modo ne rispecchi la missione.
Autonoma e autorevole?
Senza dubbio. L'autonomia degli operatori nel settore comunicazione pubblica dovrebbe essere salutata da chi fa produzione all'interno dell'ente come una benedizione. Sapere che si può contare su un certo numero di colleghi che quotidianamente gestiscono il front line, facilitando l'erogazione dei servizi e permettendoti di migliorare la qualità del lavoro all'interno del tuo ufficio, credo sia importante tanto per un amministrativo subissato dalle pratiche quanto per un tecnico oberato dalle emergenze strutturali.
Un buon back office è la base di tutte le attività di comunicazione. Ma lo ottieni non solo sollevando il problema, ma facendo anche vedere che "ci sai fare", ottenendo fiducia.
Insomma: l'autonomia e l'autorevolezza sono qualità da conquistare "sul campo"con la propria professionalità?
Fare il "passacarte" credo non sia l'ambizione di nessuno.
Quindi i corsi che in tutta Italia si stanno facendo per i dipendenti pubblici in base al DPR 422... Sono solo un primo passo. Certamente 120 ore non sono niente. Partecipo personalmente alla formazione, e ti assicuro che i nostri colleghi hanno "sete". Molta sete.
E non solo di informazioni. Ma anche di concetti base. La firma digitale, per esempio, dove la norma, tra l'altro, esalta la multicanalità, uno dei fattori chiave della moderna comunicazione pubblica. L'affiancamento delle modalità di trasmissione telematiche alle sempre più obsolescenti regole legate al cartaceo. La pari dignità fra le due forme di comunicazione, equivalenti a tutti gli effetti (basta leggere il comma 2 dell'articolo 23 del DPR 445/2000)
Quanto c'entrano questi argomenti con gli intenti che hanno determinato la nascita di www.legge150.it?
C'entrano completamente. Se con l'avvento della rete l'assioma "informazione = potere" è stato ampiamente ridimensionato, lo dobbiamo soprattutto al concetto di risorsa condivisa. Giunti a questo punto, insisto con il dire: "proseguiamo". L'intento è ancora "in nuce". Occorre attuarlo attraverso una corretta strategia "bottom up", ed è estremamente ambizioso: si tratta di aggregare tutti coloro che, a qualunque titolo, abbiano voglia di discutere in una libera piazza virtuale sulla legge e su ciò che ne è seguito.
Aggregare come?
Abbiamo parlato di "senso di appartenenza" alla collettività e di "senso di appartenenza" all'istituzione, credo che allora si possa parlare anche di "senso di appartenenza" fra noi operatori della comunicazione pubblica e istituzionale, senza timore di essere tacciati di corporativismo.
Ma torniamo al progetto legge150.it nei suoi dettagli.
L'idea, in sé, potrebbe risultare banale. Tuttavia invito a riflettere sul fatto che ancora oggi, anno di grazia 2003, o agiti il tuo dissertare più o meno approfondito, intervenendo negli ambiti istituzionali, oppure non hai grandi possibilità. Questo sito si vuole "porre di fianco" a tutte le iniziative che viaggiano nello stesso senso per due fondamentali ragioni. La prima è quella organizzativa. Il sito non può competere con nessun'altra iniziativa editoriale: non vi sono "ritorni" economici che permettano l'organizzazione di una redazione (né, peraltro, vogliamo che ce ne siano). La seconda, la sua formula vincente, è data dalla possibilità, se solo lo si voglia con tutte le forze, di diventare un immenso forum dove chiunque si occupi di comunicazione pubblica abbia diritto di intervento o di replica. Questo sito deve essere progettato giorno per giorno... gestito, insomma, da chi ha qualcosa da proporre come valore aggiunto.
Evidenziando tutte le contraddizioni e i nonsensi tipici della pubblica amministrazione, ma trasmettendo anche tutta la volontà di innovare dal basso le istituzioni, con l'impegno quotidiano.
La fase di attuazione di una nuova legge è sempre un momento difficile. Recenti ricerche evidenziano che tale attuazione è ancora lontana dai risultati attesi. Gli enti che hanno ridefinito i compiti e l’organizzazione degli uffici coinvolti sono ancora pochi: quale valore aggiunto, quali strumenti, può offrire www.legge150.it per aiutare i comunicatori pubblici?
Può offrire per esempio il senso di appartenenza, valore aggiunto di partenza. "Stare nel giro dei forum" che possono essere costruiti da ciascuno di noi con estrema facilità, intervenire dicendo la propria opinione liberamente, accettando anche le critiche leggere o pesanti che inevitabilmente vengono dai colleghi che magari vivono una situazione completamente differente dalla tua. Sappiamo molto bene quante contraddizioni siano presenti all'interno di questa legge. Tuttavia la 150 deve essere considerata una svolta rispetto al passato. Sta a noi fare in modo che non sia solo una legge "sulla carta", a fronte di una realtà ben differente... sta a noi "utilizzarla", facendo sentire la nostra voce.
Legge150.it può essere uno strumento per avvicinare al mondo della PA i neolaureati in scienza della comunicazione, i comunicatori pubblici di domani?
Da chi si laurea oggi in scienza della comunicazione credo si abbia molto da imparare. Il know-how e le tecnologie che hanno portato alla realizzazione di un progetto personale così importante deve avere un posto d'onore dentro www.legge150.it. Le loro esperienze universitarie, la loro attuale situazione, le iniziative che intendono attuare... Tutto può e deve essere materia di dibattito, sia all'interno dei forum, sia con contributi più organizzati che possono essere pensati attraverso un piacevolissimo scambio di idee. Spero fortemente che ciò accada. Sarà ulteriore valore aggiunto a disposizione di tutti.
Chi è Lidio Maresca
Sociologo e informatico, progettista di numerosi siti istituzionali sin dai tempi pionieristici della prima metà degli anni '90, ha approfondito lo studio del fenomeno internet all'interno dell'amministrazione pubblica. Si dedica alla formazione, tenendo seminari e master per conto della Luiss Guido Carli, della Scuola di Lucca (DAMS), del Sole 24 Ore e della SSPAL.