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Rassegne artistiche di rango, organizzate dal Comune di Como.

13/03/2008 9162 lettori
3 minuti

Un successo che si protrae nel tempo e che, in quattro anni, ha portato sulle rive del Lario oltre 350.000 visitatori, grazie alle rassegne artistiche di rango, organizzate dal Comune di Como, dedicate ai capolavori di Miró, Picasso, Magritte e degli Impressionisti. La settecentesca Villa Olmo è ora pronta a ospitare una nuova e sontuosa “chicca” espositiva: dal 15 marzo al 20 luglio 2008 si terrà un raffinato evento, dal titolo «L’abbraccio di Vienna. Klimt, Schiele e i capolavori di Vienna», dedicato ai capolavori provenienti dal Museo Belvedere di Vienna e ai protagonisti eccezionali del movimento secessionista. 

Tutti a Como per l’arte sensuale e fascinosa di Gustav Klimt e di Egon Schiele. Recensione interessante, discreta e coinvolgente. Basta cliccare. Con meno discrezione e riportandosi alla mostra degli impressionisti dello scorso anno, viene da notare che la menzione “evento” sembra indicare qualcosa di più e di diverso dal semplice accadimento, dal puro dato di cronaca, dall’avvenimento che potrà sì entrare nella storia, ma anche starne umilmente fuori. Il termine tenderebbe a designare la rispettosa manifestazione di un superiore principio creativo. Ogni evento artistico sembra essere l’evento per eccellenza, assoluto.

Capita chiedersi in che cosa consista il misterioso fascino che da sempre la grande arte esercita sull'essere umano, a prescindere dalla sua estrazione sociale e dalla sua formazione culturale. Ogni volta che, di proposito o per caso, ci si trovi di fronte a un capolavoro, irrompe in noi qualcosa che turba la nostra tranquillità, la nostra consueta visione del mondo. Spunti e cruciali interrogativi per esplorare i quali occorrono sensibilità e competenze specifiche per indagare a cominciare dall’atto della creazione artistica di singoli maestri. «Lo sviluppo estensivo del collezionismo e la crescita poderosa del pubblico delle mostre hanno moltiplicato le occasioni di assistere, e di entrare in intimità, con la demiurgica generazione del bello e, se non del bello, del significativo».

Di cosa si tratti concretamente è difficile da spiegare e, infatti, le spiegazioni sembrano sempre insoddisfacenti. Per altro lo stesso curatore, l'assessore alla Cultura, Sergio Gaddi, che come per la mostra di Magritte e per quella degli Impressionisti del 2007 curerà di persona la prossima kermesse, dice: «Siamo sotto il microscopio. Abbiamo incaricato un organismo culturale serio e ‘super partes’ che ora valuterà l'indotto scientifico dell'evento ormai consolidato per il nostro territorio. Un rapporto che fotograferà in modo ufficiale il fenomeno e servirà a tutti gli operatori. Ora siamo maturi, dopo cinque anni di lavoro, per una certificazione così autorevole e utile al tempo stesso. Mi auguro che le mostre siano un processo irreversibile e che questa certificazione dia nuovo slancio al processo: la città deve metabolizzare in toto il concetto che la cultura è il nostro maggior petrolio».

Tenendo in considerazione «metabolizzare» in senso figurato: si vuol dire di un organismo di carattere economico o politico a struttura complessa, che trasforma i suoi elementi costitutivi, sviluppandoli e rinnovandoli. In altri termini è plausibile ritenere l’ambizione non lontana da quel proposito che vuole l’ammaestramento, già nella fase di studio di ogni ideazione, mediante il relativo processo di conoscenza. Un proposito, anche, «problematico, nel senso positivo del termine, come sempre devono essere i fatti della cultura e più latamente dell'uomo». Gli stessi fatti che portano all’acquisizione di un sapere, e per tanto al poter partecipare più numerosi nella consapevolezza di perseguire un fine relativo.

Salvatore Pipero
Salvatore Pipero

Un processo formativo non casuale, veniva accompagnato dalla strada, quasi unico indirizzo per quei tempi dell’immediato dopo guerra; era la strada adibita ai giochi, che diventava con il formarsi, anche contributo e stimolo alla crescita: “Farai strada nella vita”, era solito sentir dire ad ogni buona azione completata.  Era l’inizio degli anni cinquanta del ‘900, finita la terza media a tredici anni lasciavo la Sicilia per il “continente”: lascio la strada per l’”autostrada” percorrendola a tappe fino ai ventitre anni. Alterne venture mi portano al primo impiego in una Compagnie Italiane di Montaggi Industriali.



Autodidatta, in mancanza di studi regolari cerco di ampliare la cultura necessaria: “Farai strada nella vita” mi riecheggia alle orecchie, mentre alle buone azioni si aggiungono le “buone pratiche”.  Nello svolgimento della gestione di cantieri, prevalentemente con una delle più importanti Compagnie Italiane di Montaggi Industriali, ho potuto valutare accuratamente l’importanza di valorizzare ed organizzare il patrimonio di conoscenze ed esperienze, cioè il valore del capitale intellettuale dell’azienda.



Una conduzione con cura di tutte le fasi di pianificazione, controllo ed esecuzione in cantiere, richiede particolare importanza al rispetto delle normative vigenti in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro e sulla corretta esecuzione delle opere seguendo le normative del caso. L’opportunità di aver potuto operare per committenti prestigiosi a livello mondiale nel campo della siderurgia dell’energia e della petrolchimica ha consentito la sintesi del miglior sviluppo tecnico/operativo. Il sapere di “milioni di intelligenze umane” è sempre al lavoro, si smaterializza passando dal testo stampato alla rete, si amplifica per la sua caratteristica di editabilità, si distribuisce di computer in computer attraverso le fibre.



Trovo tutto sommato interessante ed in un certo qual modo distensivo adoprarmi e, per quanto possibile, essere tra coloro i quali mostrano ottimismo nel sostenere che impareremo a costruire una conoscenza nuova, non totalitaria, dove la libertà di navigazione, di scrittura, di lettura e di selezione dell’individuo o del piccolo gruppo sarà fondamenta della conoscenza, dove per creare un nostro punto di vista, un nostro sapere, avremo bisogno inevitabilmente della conoscenza dell’altro, dove il singolo sarà liberamente e consapevolmente parte di un tutto.