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Esiste un futuro per la tv?

02/03/2008 18326 lettori
5 minuti

C'è. Da un lato riguarda la qualità. 
Fiorello è stata la dimostrazione lampante che i telespettatori esistono. 
Dall'altro lato riguarda la frantumazione.
Ottimo a tal proposito il testo di Roldano de Persio che ne analizza bene le prospettive in un testo pubblicato su Comunitazione.it

Partendo da Fiorello e dal suo Viva radio due minuti, ci sono alcuni elementi importanti da analizzare: l'orario in cui viene trasmesso; la durata del programma. Due elementi importanti. Sull'orario... non c'è bisogno di parlarne. Della durata sì. Il programma di Fiorello mi chiede di star davanti alla tv per pochi, pochissimi minuti; San Remo melo richiede per ore e ore. E in più melo richiede per cinque giorni. 
Ma gli elementi importanti del futuro della tv li rivela Pippo Baudo: la tv deve adeguarsi alla nuova società, alla nuova gestione del tempo personale; alla nuova varietà di mezzi.

La tv posso guardarla in streaming; posso guardarla in peer-to-peer; posso anche guardarla a spezzoni. Non ho visto tutte le puntate di zelig, ma con youtube mi diverto a riascoltare Gioele Dix e gli altri. 
Le tv adesso devono dunque imparare a gestire questi nuovi media, a integrare le trasmissioni all'interno di questi nuovi spazi mediali e gestire gli utenti che vanno anche lì. Un esempio, proprio su San Remo: la rai avrebbe potuto creare un canale su youtube "sanremo", caricarci dentro le esibizioni della prima serata e farcele rivedere; nello stesso tempo avrebbe potuto dirci: ehi, vuoi vedere la sua esibizione dal vivo? beh, alle 22 e 35 questo artista è in diretta su Rai Uno; vuoi chiacchierare con lui o hai delle domande da fargli? lo trovi in chat alle 13, questa è la sua mail; il suo contatto skype ecc... 
Vuoi votare le migliori canzoni? allora crea la tua classifica, esporta la playlist e inglobala nel tuo blog. E poi vota attraverso il sito e fai votare i tuoi lettori; esprimi le tue opinioni su questo brano. 

E ci sono altre cose da poter fare. Se la tv imparasse non gareggiare con l'internet, ma ad integrarvisi, e ad analizzare come il pubblico dei media è cambiato nella scelta e nella usufruizione dello strumento allora la tv potrebbe risvegliarsi e risorgere alla grande.

La tv generalista ha una caratteristica unica, che per alcuni è anche il suo peggior difetto: quello di farti accomodare su un divano e trasportarti all'interno di un flusso; e volte è molto bello farsi guidare senza dover star lì a scegliere, cliccare, selezionare... è rilassante la tv generalista; il problema? la tv generalista è poco interessante.

Ho dato uno sguardo a San Remo quest'anno. Ho visto punti eccellenti di televisione. Anche punti molto bassi, ma ci stanno.

Ci sono stati duetti estremamenti interessanti: Ben Harper con Jovanotti.

Ora la Rai finalmente inizierà ad interrogarsi su come invertire la rotta intrapresa; ora, in ritardo di sei anni almeno. Meglio tardi che mai. Ovviamente anche Zelig, Striscia la notizia e tutti gli altri programmi televisivi dovranno interrogarsi, insieme agli autori, ai registi, ai conduttori.

Ma si può fare un'ottima televisione, di qualità e integrarla con le potenzialità della rete; riacquistare così nuovi inserzionisti, diversificarli maggiormente e tornare a godere delle tv di qualità.

Come si diceva tempo fa però (qui o qui, di Andrea Caldart): macano gli autori... mancano i giovani, che troppo spesso esagerano nella sperimentazione a discapito della "commerciabilità" dei prodotti televisivi; ma è indiscutibile: la tv ha bisogno di avvicinarsi alle nuove tecnologie: sms, mms, webcam, internet...

Ci sono grandi progetti in campo, grandi idee, ma tutte lasciate lì, nella penombra.

Quando gli verrà dato spazio? quando troveranno la forza necessaria se continuiamo a riprodurre "cecamente" schemi e format prodotti altrove? Xfactor ricorda molto il progetto delle lollipop; il grande fratello si ripete da 8 edizioni; i soliti ignoti o i "pacchi" del buon flavio insigna sono la stessa identica cosa di format proposti altrove.

Meraviglia ad alcuni che Maurizio Costanzo sia ancora in voga: ma il suo talk show è originale; o che Baudo continui ad esser il presentatore "numero uno": hanno sempre fatto social networking e hanno una rete di conoscenze interessantissime e.. non a caso sono due pigmalioni.

C'è bisogno di una ventata di freschezza... da quando guardo la tv ho sempre visto i soliti volti, le solite trasmissioni; adesso tornerà anche il mitico trio (Lopez, Solenghi e la mitica Marchesini).

 

Forse le ragioni andranno anche cercate in modo più profondo nelle ragioni per cui questo Paese continua ripetersi, uguale a se stesso da almeno 14 anni,  o forse sarà colpa dei sessantottini, che non ci hanno consegnato un Paese governabile, gestibile ed economicamente pronto ad affrontare una nuova richiesta sociale.

Tra esperienze condivisibili, richieste di vibrare all'unisono, e di personalizzazione; tra individualismo e comunitarismo; tra l'esigenza di esistere, e il bisogno di avere; tra la forte tensione ad esser unici, e la richiesta di tribalismo la società della comunicazione richiede nuovi prodotti comunicazionali, nuovi prodotti anche televisivi, in grado di soddisfare i propri bisogni.

E se da più parti (ma sopratutto non in Italia) esiste una spinta verso la multicanalità , la televisione italiana non ha ancora imparato a gestire ogni singolo programma televisivo come un brand unico e irripetibile, sottovalutando questa enorme richiesta proveniente dal vero proprietario dei media: il ricevente dei messaggi, che oggi, vorrei azzardarmi a dire che sia il medium.

Luca Oliverio
Luca Oliverio

Luca Oliverio è il founder e editor in chief di comunitazione.it, community online nata nel 2002 con l'obiettivo di condividere il sapere e la conoscenza sui temi della strategia di marketing e di comunicazione.

Partner e Head of digital della Cernuto Pizzigoni & Partner.

Studia l'evoluzione sociale dei media e l'evoluzione mediale della società.