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un principe e l'inferno...

01/07/2003 11887 lettori
4 minuti

Sono un'affezionata lettrice de "Le Petit Prince"..l'ho letto, riletto, ne ho consumato le pagine, i caratteri, ne ho tratto i concetti ed usati "a mio piacimento" per giustificare, se così si può dire, una fase della mia vita. Quella fase ora è chiusa, ma questo libro torna in auge...E proprio da qui voglio ri_cominciare..

Ricordo di aver fissato particolarmente il concetto di "addomesticare": il processo che il piccolo principe attua con la volpe beh per me ha infatti costituito, in un momento in cui non avevo né direzione né mezzi di spostamento o non ne avevo la percezione nitida, la base da cui partire...

Ora il principe è partito, con il treno...:( . Ma la volpe non piange, no davvero. E come potrebbe? Le volpi hanno lacrime? Le volpi hanno un cuore? Una sensibilità forse? E' stata davvero ammansita? Chi ha bluffato dei due, l'umano o l'animale?  E in mezzo a tutto ciò sta la lettura odierna di una frase di Italo Calvino: "l'inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n'è uno, è quello che è già qui, l'inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme.Due modi ci sono per non soffrire, il primo è accettare l'inferno e diventarne parte. Il secondo è rischioso ed esige attenzione: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno non è inferno, e farlo durare e dargli spazio". Sto riflettendo, oggi e da molto...e ho deciso di ripartire da qui e da questi due presupposti per diventare qualcosa di diverso o almeno provarci...

n.b.1 qui penso che didgeridoo si sentirà a casa.

n.b.2 a didgeridoo piacciono molto i puntini di sospensione...