Tutti i grandi maestri dei tempi antichi, insegnavano ad adulti e non ai bambini.
«Stiamo lavorando per noi stessi. Pensiamoci vicendevolmente».Riprendo questo pensiero dall’ultimo messaggio sull’account Skype di Luca con cui, in un recente passato, ho avuto un lusinghiero scambio di messaggi: una chatt. A seguire alcuni secondi al telefono poi la conclusione con un arrivederci, mentre sul mio video scorreva un messaggio di telemarketing: «nei primi 10 secondi di una telefonata ti giochi il 90% di probabilità di continuarla».
Stare d’appresso può essere un’opportunità fosse anche per approfondire una mia fisima: «l’azione cognitiva necessaria allo sviluppo di conoscenze e competenze significative proprie dell’apprendimento organizzativo». Posto l’ozio come forma di attività: «ozio affaticato», nell’ambire al possibile «ozio creativo» caro al professor De Masi, do una valenza di svago al mio oziare da pensionato. Più che un passatempo una manovra diversiva riconducibile «all’acquisizione della conoscenza che procede attraverso molteplici percorsi culturali ed intellettuali fra loro interconnessi, determinati dalle particolari comunità sociali a cui si appartiene e dalle particolari esperienze cui si è sottoposti». Un certo ardire può indurre all’avventatezza: qualche intraprendenza è già stata azzardata, tra un post e l’altro con alcune reminiscenze di lavoro, nella tentazione di mutuare la conoscenza esplicita dalla tacita esperita.
Favorire la diffusione della cultura delle buone pratiche nonché sensibilizzare ad adottare sistemi di gestione secondo criteri di qualità ed efficacia, è sempre stata una ricorrente indicazione nei miei contributi. Nella determinazione a consolidare convinzioni ed idee formulate nel passato che abbiano riscontrato nell’esperienza elementi di conferma, ho sempre cercato la condivisione in un contesto di vicendevole rafforzamento. La reiterazione di questi concetti, nel convincimento dell’evoluzione possibile, è voluta in quanto l’apprendimento può essere visto come un processo di modifica e riorganizzazione. «L’apprendimento è un processo esperienza-dipendente. Infatti, le nostre esperienze possono influenzare significativamente le nostre connessioni neurali e le nostre strutture cerebrali». A sua volta l’apprendimento è «una funzione dell’adattamento nel comportamento risultato da un’esperienza». Tutti i grandi maestri dei tempi antichi, insegnavano ad adulti e non ai bambini. Grazie alle loro esperienze con gli adulti questi maestri consideravano l’apprendimento come «un processo di ricerca attiva ed inventavano di conseguenza tecniche per coinvolgere attivamente i discenti».
Apprendimento organizzativo può significare due cose: organizzazione che impara e/o organizzazione che incoraggia l’apprendimento dei suoi membri.L’apprendimento organizzativo è quel processo mediante il quale i membri dell’organizzazione agiscono come attori di apprendimento per l’organizzazione: quando cioè informazioni, esperienze, scoperte, valutazioni di ciascun individuo diventano patrimonio comune dell’intera organizzazione fissandole nella memoria dell’organizzazione stessa, codificandole in norme, valori, metafore e mappe mentali in base alle quali ciascuno agisce. L’apprendimento organizzativo è un’azione cognitiva necessaria allo sviluppo di conoscenze e competenze significative nella pratica del lavoro, a tutti i livelli. Praticare un controllo consapevole sui processi posti in atto ha il vantaggio di poter anticipare eventuali possibilità trasformative delle traiettorie nelle quali un’organizzazione si trova in un momento dato. Tale pratica fa sì che ogni attore, al di là della sua – sempre temporanea e sempre parziale - «appartenenza» ad una organizzazione, è al centro della scena, e deve apprendere come «imprenditore di se stesso» facendosi carico della propria formazione, del proprio sviluppo, della propria utilizzabilità.
Stiamo lavorando per noi stessi. Pensiamoci vicendevolmente e teniamo sempre presente che l’organizzazione che apprende preserva il mantenimento della propria continuità riflettendo. E se tutto ciò dovesse poter valere per una costante salvaguardia della sicurezza sul lavoro, può certamente anche essere di giovamento in ogni circostanza: sia essa ludica e distensiva, come una mostra; sia essa significativa ed influente quale una tornata elettorale.