Bentornato. Accedi all'area riservata







Non ti ricordi i dati di accesso?Recupera i tuoi dati

Crea il tuo account

2 SHARES

CONSUMATORI: FIGLI DI UN DIO MINORE

19/04/2008 11282 lettori
5 minuti

I guadagni languono, i consumi pure.

Interrogarsi sulla liceità del Reddito da Consumo ed ancor più della sua legittimità si fa pressante, la risposta appare non più procrastinabile.

La liceità dall’estrarre reddito dalla pratica del consumare si mostra nella capacità dei consumatori di intercettare sul mercato le convenienze che si intravedono: lo squilibrio tra venditori e compratori;  nell’offrire una Domanda strategicamente domandata ad una Offerta sovrabbondante; con acquisti gestiti medianti opzioni tattiche; nell’estrarre utili dal Valore Aggiunto delle nostre azioni, fino a vendere ai venditori le nostre prerogative di acquirenti.

Possiamo farlo per migliorare la produttività del sistema, per sistemare le nostre finanze.

Fin qui non ci piove.

Per poter chiudere risolutamente gli ombrelli occorre però a quel reddito fornire la legittimità necessaria per scalfire le resistenze degli scettici, dei disillusi, di quelli che “ma fateci il piacere”.

Il lavoro legittima il reddito; il reddito viene legittimato dal prelievo fiscale: questa la regola aurea che accredita i guadagni; di qua si deve passare per poterli reclamare.

Se la crescita economica rende indifferibile l’esercizio del consumo, si fa obbligo il lavoro di consumazione.

Nel disporre insomma, mediante l’acquisto, lo smaltimento dell’offerta e nella consumazione costruire il pretesto per la ri-produzione, si lavora eccome.

Ligi al dovere fiscale poi, si diventa contribuenti DOC: IVA a più non posso sui prodotti acquistati  e pure la TARSU per lo smaltimento del consumato.

Ce n’è ben donde per legittimare il Reddito.

Se tanto ci da’ tanto non ci resta che stabilire il quantum.

Se i redditi vengono distribuiti in ragione del contributo portato dai singoli alla produzione della ricchezza, il nostro esercizio di consumo genera il 70% del PIL: ricchezza ogni oltre ragionevole dire.

A fronte di cotante credenziali, oplà, niente reddito.

I consumatori, figli di un Dio minore,   danno espressione nel loro incedere ad una roboante discriminazione finendo vittime di una contraddizione che attende risoluzione: nel mondo del lavoro si tassa il reddito qui viene tassato il lavoro.

Botte, corna, chitarra rotta.

E pensare che in tempi di reddito da lavoro insufficiente a sostenere i consumi, risparmio allo stremo, debito in crescita, rendite immobiliare integrative costruite mediante alchimie finanziarie che scoppiano come bolle di sapone, retribuire il lavoro da consumo parrebbe un’opzione spendibile.

Rimuovere allora quella contraddizione è un obbligo di istituto che bisogna assumere.

Si potrebbe adire all’incostituzionalità del precetto?

Si possono chiedere tutele alla politica?

Si può anche, forse, magari, perché no istituire una lobby,  “la lobby più forte di tutte le altre”.

Per fare pressioni su chicchessia; cos’altro sennò?

Disdicevole?

Forse, ma con un orgoglio grosso così.

 

Mauro Artibani

www.professionalconsumer.com

www.professioneconsumatore.org

 

mauro artibani
mauro artibani

Nome: Mauro Artibani
ex architetto, ex redattore, ex pubblicista, ex perchè nel mettere ordine nei miei 56 anni alla ricerca di una identità mi ritrovo, ahimè, solo consumatore. Faccio allora di necessità virtù: divento Professional Consumer. E, vivaddio così VIVO ATTIVO.