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DA GRANDE FARAI QUELLO CHE VUOI

06/05/2008 10156 lettori
4 minuti
“Da grande farai quello che vuoi” è la frase che molti genitori[1] pronunciano ancora oggi, nel ventunesimo secolo, quando non sanno più cosa opporre all’insistenza di un figlio nel voler fare una determinata cosa in contrasto con la loro volontà. È una frase che “taglia corto” su qualunque ulteriore obiezione e insistenza perché contiene la tacita asserzione: “fino a quando sarai minorenne farai ciò che diciamo noi”.
C’è un triplice inganno celato in questa frase. Il primo è che la maturità, intesa come raggiungimento delle piene facoltà intellettuali e morali e quindi come piena capacità di prendere decisioni e assumersi responsabilità, è una questione anagrafica anziché di sviluppo personale. A 18 anni meno un giorno si è ancora incapaci di decidere (secondo questa filosofia). Ventiquattro ore dopo – come una farfalla nascente dal bozzolo – ecco che il/la ragazzino/a all’improvviso diventa uomo/donna. La conseguenza di questo concetto è che, per maturare, un bambino, un giovane, non devono fare nulla. Nessun sforzo o impegno personale sono richiesti, basta aspettare il diciottesimo compleanno. Da quel giorno potranno fare tutto quello che vorranno. Così come una mela che, per arrivare a maturazione, deve solo lasciare fare al tempo. Tra l’altro, questo modo di pensare affida nelle mani dello Stato il raggiungimento della maturità. In Italia, nella prima metà degli anni ’70, si diventava maggiorenni a 21 anni. La legge ha poi abbassato tale soglia ai 18. È bastata una legge a rendere i giovani maturi prima che nel passato? E se la legge decidesse di fissare a 40 anni la maggiore età, questo renderebbe all’improvviso immaturi tanti trentenni?
Il secondo inganno è riferito al tempo antecedente il raggiungimento dei 18 anni. Dato che i figli, secondo questo ragionamento, devono fare quello che dicono i genitori, come faranno questi a insegnare ai figli la capacità di prendere decisioni? Si limiteranno a insegnare loro dei principi? Sarebbe come insegnare ai figli la teoria di come si va in bicicletta, di come si nuota, di come si usa un computer. Senza la pratica, nessun insegnamento può avere successo. Così è indispensabile “far provare” ai figli come si fa una scelta, li si deve lasciar scegliere (là dove non ci sono rischi per l’incolumità, danni costosi o conseguenze irreparabili), li si deve lasciar sperimentare la gioia della scelta rivelatasi giusta e li si deve lasciar subire le conseguenze di quella sbagliata. È solo così che le nuove generazioni possono imparare a prendere decisioni e ad assumersene la responsabilità.
Il terzo inganno è riferito al tempo successivo al raggiungimento dei 18 anni. Induce, infatti, a credere che l’essere adulti significhi “fare ciò che si vuole”, spalancando sotto ai piedi dell’ignaro giovane diventato adulto numerosi altri inganni. Innanzitutto, la vita stessa gli dimostrerà che ciò non è vero, poiché a ogni risultato è strettamente connesso l’attenersi a determinate regole. Così se vogliamo avere forti bicipiti, la regola è che si debba praticare regolarmente determinati esercizi fisici. Quindi chi vuole avere braccia robuste non può “scegliere” di frequentare una pasticceria. Inoltre ci sono delle regole sociali che devono essere rispettate. Non possiamo scegliere a che ora andare a lavorare, a che ora tornare a casa, che stipendio prendere, che colleghi avere, e così via.
Affermare “da grande potrai fare quello che vuoi” insegna l’egocentrismo e l’irresponsabilità: due veri flagelli della nostra epoca. Ecco perché la gente parcheggia in doppia fila, in curva, davanti ai passi carrai, davanti ad altre auto. Ecco perché la gente corre troppo veloce, con tassi alcolici elevati, con l’autoradio al massimo volume, anche dopo mezza notte parla a voce alta sotto le finestre degli altri, strombazza con il clacson. Ecco perché la gente butta le immondizie dove vuole, getta le cicche per terra, non rispetta le code davanti agli sportelli (“sono maggiorenne e posso fare quello che voglio”). Una nazione di persone sovrappeso non rivela forse una massa di individui incapaci di autocontrollarsi?
Essere adulti non dovrebbe piuttosto significare avere il desiderio ed essere capaci di scegliere ciò che è più giusto, ciò che può portare ai migliori risultati per noi e anche per chi ci sta attorno, compresa la società nella quale viviamo? Insegniamo piuttosto “figlio mio, capirai di essere diventato maturo quando vorrai fare ciò che è giusto, anziché fare ciò che vuoi. E potrai scoprire di esserlo diventato molto prima o molto dopo il tuo diciottesimo compleanno. Sei tu a scegliere la data della tua maggiore età, non un articolo di legge”.
Ogni scelta ha una conseguenza. Ogni conseguenza ha una destinazione.


[1] All’opposto, va sempre più crescendo il numero di genitori che lasciano fare ai figli tutto quello che vogliono sin da quando cominciano a parlare. La giustificazione a tale (mancanza di) sistema educativo è che bisogna lasciare i figli liberi di fare le loro scelte. In realtà è l’espressione dell’immaturità e dell’irresponsabilità di tanti adulti oggi giorno. Le conseguenze sui figli sono ancora più deleterie della filosofia educativa presa qui in esame.

Sergio Zicari, Amministratore unico di Akón, si occupa di organizzazione di reti di vendita, di formazione del personale commerciale e non, di iniziative di marketing, di progetti di e-commerce, di ideazione e gestione di start-up. Ha lavorato come formatore, consulente, temporary manager e amministratore delegato. Membro del Direttivo FERPI per il Triveneto, scrive articoli per riviste, libri e per e-magazine sui temi della comunicazione, del marketing e delle vendite. (sergio.zicari@akon.it)