Creatività e devianza...
In un interessante articolo, Antonio Preti tratta del tema strettamente connesso di creatività e devianza. Partendo dal presupposto che creativo è colui che attua una cesura, rottura con le conoscenze tramandate_note_tradizionali arrivando ad un conflitto, ripercorre gli step noti e non passando dall'ambito artistico a quello politico_storico e psicoanalitico. L'artista viene così denotato da vanità, facilità all'ira, atteggiamento saturnino, melanconico, diffidente, e ancora aggressivo, impulsivo, antisociale fino agli estremi: radicale, instabile emotivamente, ribelle, intemperante.
Due punti mi sembrano interessanti. Nel primo viene citato Cesare Lombroso che nel suo volume "l'uomo di genio" tratta della relazione tra creatività e malattia mentale: il genio, il criminale e il folle sono accomunati dal solo essere "eccessivi" rispetto alla popolazione generale, in essi tale devianza si esplica in maniera differenziata con modalità adattative (il genio), disadattative (il folle), anti-sociali (il criminale), minimizzando fortemente il confine tra questi tre aspetti della stessa medaglia. L'altro punto notevole è la ripresa della teoria di Freud secondo cui conflitti inconsci relativi a impulsi sessuali o arcaiche pulsioni offrono motivazioni allo sforzo produttivo permettendo per cui anche l'espressione di impulsi socialmente condannati come odio, gelosia, invidia (vd opere di Shakespeare ad es.).
Insomma senza crudeltà o rottura o cesura o passione non esiste arte e creatività.