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Napule è tutti i napoletani uniti.

25/07/2008 8115 lettori
5 minuti

La presunzione di  esprimere un proprio parere su un piccolo saggio - opera breve e sintetica in prosa, condotta in modo oggettivo e razionale - presuppone quantomeno una valutazione parallela sia al contesto del momento sia alla specificità dell’argomento.NAPOLI NON E' CARTA SPORCA, MA... TUTTO E DI PIU' !Nella sua specificità non si può eludere l’avvenimento musicale: la circostanza di un rientro «Pino Daniele ricomincia da 30»; il coro di «Napule è», formato da ospiti di levatura sopranazionale e indiscussa musicalità. In verità il parere è stato gentilmente richiesto, anche con un lusinghiero apprezzamento provocando un certo imbarazzo. L’immediata sensazione mi ha istintivamente indotto a soffermarmi a contemplare il saggio e limitarmi a riportare una citazione, certamente poco attinente lo specifico della musica, magari inerente alla condotta comune a tutti: «se è vero che giovando al prossimo si compie un'opera d'interesse generale, è anche vero che - come chi si guasta nuoce a se stesso e a quelli che avrebbe potuto aiutare se fosse rimasto onesto - pure chi agisce bene a suo esclusivo vantaggio giova alla società, perché si fa strumento di utilità per gli altri». 

La musica, originariamente, è nata per imitare suoni e rumori della natura: le voci degli animali, i rumori dell'acqua, del vento e delle tempeste. Si pensa che i suoni e i rumori naturali manifestassero per l’uomo primitivo la presenza degli spiriti; imitandone l'effetto, egli sperava di accattivarsi quelle forze misteriose. Non c’è stata civiltà che prima o poi non abbia sviluppato un proprio sistema musicale, o che non ne abbia adattato uno seppure adattandolo alle sue necessità e ai suoi gusti. La parola musica deriva dal greco moysa, «musa». L’idea occidentale di musica è quindi generalmente collegata alle muse, e in questo senso ad ogni scienza ed arte che risveglia l’idea di cosa perfetta, gradevole e ben ordinata.
A parte questi frammenti culturali, chi scrive, suo malgrado, non è un cultore della musica. E mentre ritiene questo frangente un momento di calma esercitazione e di intima contemplazione si trova impossibilitato ad un agire incisivo e produttivo. A meno ché non si abbia a considerare produttivo l’avere potuto tenere informato su un evento socioculturale, a proprio modo di vedere, mutuato in un’espressione figurata di una situazione particolare del Paese.
A seguire si riporta lo stralcio di un articolo di Pino Daniele: «Sono meno provinciale, ho imparato a non giudicare più chi non mi assomiglia. (…) Nino e Gigi, due artisti che per qualcuno avrei dovuto «evitare». D’Angelo è grande, ha un cuore verace e quello che sta facendo a Forcella con il teatro Trianon è importante per la città. Nino oggi è diventato un intellettuale di strada, ma è stato anche il primo neomelodico, ha inventato un genere da cui poi è partito D’Alessio, conquistando mercato e credibilità. Ci volevano nemici, impegnati a combatterci in una faida, con Gigi ci siamo sentiti al telefono, ci siamo fatti una risata, sarà al mio fianco a dire che Napule è tutti i napoletani uniti. Ecco, Napule non è una canzone, per quanto bella, ma una città che vuole rialzare la testa, vuole potersi guardare allo specchio, vuole fare festa per Maradona e Cannavaro, poeti del pallone, ma anche per Muti e per De Simone maestri di una musica di cui siamo orgogliosi. Vuole gloriarsi di Eduardo e di Totò, di Murolo e del San Carlo, e dimenticare i sacchetti di munnezza. Per questo ho collegato il concerto a una campagna di informazione sulla raccolta riciclata, trovando poi al mio fianco la sensibilità del ministro Prestigiacomo. Nel momento delle mille polemiche anche questo ha fatto gridare al tradimento, allo scandalo (…) io sono quello di sempre, un nostalgico …».

Salvatore Pipero
Salvatore Pipero

Un processo formativo non casuale, veniva accompagnato dalla strada, quasi unico indirizzo per quei tempi dell’immediato dopo guerra; era la strada adibita ai giochi, che diventava con il formarsi, anche contributo e stimolo alla crescita: “Farai strada nella vita”, era solito sentir dire ad ogni buona azione completata.  Era l’inizio degli anni cinquanta del ‘900, finita la terza media a tredici anni lasciavo la Sicilia per il “continente”: lascio la strada per l’”autostrada” percorrendola a tappe fino ai ventitre anni. Alterne venture mi portano al primo impiego in una Compagnie Italiane di Montaggi Industriali.



Autodidatta, in mancanza di studi regolari cerco di ampliare la cultura necessaria: “Farai strada nella vita” mi riecheggia alle orecchie, mentre alle buone azioni si aggiungono le “buone pratiche”.  Nello svolgimento della gestione di cantieri, prevalentemente con una delle più importanti Compagnie Italiane di Montaggi Industriali, ho potuto valutare accuratamente l’importanza di valorizzare ed organizzare il patrimonio di conoscenze ed esperienze, cioè il valore del capitale intellettuale dell’azienda.



Una conduzione con cura di tutte le fasi di pianificazione, controllo ed esecuzione in cantiere, richiede particolare importanza al rispetto delle normative vigenti in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro e sulla corretta esecuzione delle opere seguendo le normative del caso. L’opportunità di aver potuto operare per committenti prestigiosi a livello mondiale nel campo della siderurgia dell’energia e della petrolchimica ha consentito la sintesi del miglior sviluppo tecnico/operativo. Il sapere di “milioni di intelligenze umane” è sempre al lavoro, si smaterializza passando dal testo stampato alla rete, si amplifica per la sua caratteristica di editabilità, si distribuisce di computer in computer attraverso le fibre.



Trovo tutto sommato interessante ed in un certo qual modo distensivo adoprarmi e, per quanto possibile, essere tra coloro i quali mostrano ottimismo nel sostenere che impareremo a costruire una conoscenza nuova, non totalitaria, dove la libertà di navigazione, di scrittura, di lettura e di selezione dell’individuo o del piccolo gruppo sarà fondamenta della conoscenza, dove per creare un nostro punto di vista, un nostro sapere, avremo bisogno inevitabilmente della conoscenza dell’altro, dove il singolo sarà liberamente e consapevolmente parte di un tutto.