«L’abbraccio di Vienna, Klimt, Schiele e i capolavori del Belvedere»: chiude col record.
Un notevole successo: ventiduemilatrecentotrenta comaschi hanno visitato la quinta grande rassegna lariana «L’abbraccio di Vienna, Klimt, Schiele e i capolavori del Belvedere». Una manifestazione che ha visto affluire circa ottantatremila visitatori di cui, oltre i residenti comaschi:il venti percento stranieri, quasi il cinquantadue percento venuti dalle regioni limitrofe ed un migliaio dalle isole. Dati interessanti che soddisfano gli organizzatori e danno merito all’impegno dei curatori, in particolare dell’assessore alla cultura che con l’esperienza del suo assessorato ha cercato di rispettare tutte le istanze concernenti la complessità dell’organizzazione e la cura diretta del progetto.
La consapevolezza della «cultura come principale fattore di sviluppo dell’economia urbana», ci fa sostenitori della scelta strategica dell’amministrazione «nell’ottica di trasformazione della città in laboratorio artistico permanente». In questo contesto è persuasiva «l’idea di città intesa come bene culturale in se stessa e non come insieme di beni singoli». Dato il «fenomeno culturale complesso» pare opportuno tenere conto di un distinguo: separare la prerogativa del godimento dell’opera d’arte, in quanto esperienza estetica privilegiata al fine conoscitore o ad una ristretta cerchia di pochi fortunati, e salvaguardare il soddisfacimento dei bisogni concernenti i cittadini. Per altro verso, nella logica di marketing, considerare le ragioni e «l’importanza dei grandi eventi come leva di sviluppo e di trasformazione dell’identità urbana», nonché il bisogno dell’intraprendente per raggiungere l’obiettivo.
Intanto possiamo rilevare dalla stampa la grande soddisfazione dell'assessore alla Cultura di Como: «Una conferma che chi è arrivato a Como lo ha fatto con consapevolezza e convinto di visitare non solo la mostra ma anche la città come emerge dai risultati delle prime interviste a cura dell'università Iulm che sta curando una ricerca sull'indotto. Le grandi mostre sono sicura fonte di ricchezza e i dati lo dimostrano. Villa Olmo è nel circuito delle grandi mostre nazionali e potrebbe diventare come il Guggenheim». Giustificato l’entusiasmo, confermato il plauso, ci si può associare all’auspicio sul futuro di villa Olmo «piccolo museo sul Lago di Como», ma per coerenza intellettuale non ci si può esimere dall’interesse verso quel ventisette percento di residenti comaschi che hanno visitato la mostra a villa Olmo, i quali e non i soli, restano lontano dall’essere attratti dagli altri centri culturali della città. Vero è che l’interazione con la comunità pare essere sempre più complessa: accelerati cambiamenti, tecnologie disponibili, incapacità reciproca di scambievolezza, determinano il problema di come governare il rinnovamento. Una complicazione che incide sia sulla nostra vita lavorativa, sia sulla società nel suo insieme. Creare nuovi modi di fare e fruire l’arte, proporre soluzioni innovative, interazione ed informazioni sempre aggiornate fin dalla fase di studio di ogni iniziativa culturale, certamente è coinvolgente.
Rassegne artistiche di rango, organizzate dal Comune di Como.