Per conoscere il piano industriale
L’idea che non si possa prescindere dal processo di creazione di conoscenza, per ogni attività o iniziativa che si va ad intraprendere ritorna costantemente d’attualità. E mentre ci si fa «paladini» di iniziative in ambito locale, orientate a promuovere una qual forma di partecipazione e di rappresentanza affinché «i cittadini, attori sociali, possano dare libera espressione alla propria soggettività e risposte ai propri bisogni», incombono notizie del momento, a carattere generalista: cronaca nazionale, pratica politica, economia aziendale, piani industriali ed altro ancora; in sequenza, si è in tanti a cercare di fare il punto sui fatti salienti. Tante le opinioni: tutte interpretazioni soggettive, magari caratterizzate da ineludibile precomprensione, dacché la necessità di produrre conoscenza con un continuo interscambio tra nozioni da apprendere e nozioni già apprese.
Taluni sostengono che, negli esseri viventi, siamo l'unica specie a poter disporre di un’intelligenza applicabile a multiple funzioni e necessità, ed a godere più o meno di una diversità esteriore e interiore, di conseguenza e difficile poter pensare che si possano esprimere concetti o qual si voglia pensiero che si adegui all’«altro»: difficile avere un’assonanza per cui arduo pretendere il rispetto per ciò che si ritiene imprescindibile. Altri continuano a tenere in considerazione la teoria della conoscenza organizzata, un modello largamente noto e condiviso che rappresenta «il più riuscito connubio fra teoria e prassi organizzativa che sarà dato di vedere per molto tempo»[1]. La nuova conoscenza, quella che produce innovazione, si genera nella continua interazione e conversione fra conoscenza tacita e conoscenza esplicita. La conoscenza tacita è personale, difficile da comunicare e condividere: ha radici profonde nell'esperienza personale e coinvolge la sfera delle emozioni, degli ideali e dei valori. Quella esplicita non ha nulla di misterioso: essa ha la forma del linguaggio, della parola affidata al supporto fisico o informatico, assumendo le vesti che l'esperienza quotidiana richiama alla memoria.
Deferente verso le altrui convinzioni, ho già avuto modo di argomentare sul processo di creazione di conoscenza. «Gli individui, i gruppi, le organizzazioni, le città, sono tutti esempi di sistemi sociali, cioè sistemi viventi che hanno caratteristiche evolutive comuni. Essi mostrano un’innata tendenza a produrre nuova conoscenza (nuovi modelli di comportamento e di sviluppo) per co-evolvere insieme all’ambiente: in una parola, per sopravvivere». Sono organizzazioni che apprendono. «L’organizzazione che apprende preserva il mantenimento della propria continuità riflettendo continuamente sul (e nel) proprio contesto, in modo da poter fare affiorare un “circolo ermeneutico”[2]: una continua ridefinizione ed interpretazione dei significati delle proprie attività in relazione a tutti i livelli – da quello macro dell’ambiente di cui è parte, a quello meso dei sistemi in cui la società si organizza, e a quello micro in cui l’essere umano come singolo, insieme ad altri singoli, partecipa con le proprie azioni, cognitive e comportamentali, alla costruzione dei luoghi in cui abitare e vivere – coinvolgendo ogni componente nel miglioramento esistenziale cui ogni essere umano si appella, potendo attuare questo attraverso la pratica del lavoro».
È continuando questa riflessione sia nel mantenimento della possibilità di poter dare libera espressione alla propria soggettività, sia nel ridefinire ed interpretare i significati delle proprie condotte, che si può perseguire quel conferimento di rilevanza sociale ai comportamenti ed ai bisogni individuali. Per altro la nuova conoscenza «la teoria della conoscenza organizzativa»[3] - anzidetta - nel cui contesto la socializzazione prevede la conversione di conoscenza tacita in altra conoscenza tacita, è un processo nel quale sono condivise abilità tecniche, esperienze e modelli mentali.
L'apprendimento si realizza con il meccanismo che caratterizza l'addestramento dell'artigiano, o il training on the job: l'osservazione, l'imitazione, la pratica. Affinché il trasferimento di conoscenza si realizzi è necessario che si instauri il clima di fiducia che favorisce lo scambio di esperienze ma anche di emozioni, sentimenti, modelli mentali.
In appendice ancora qualche riflessione su almeno uno dei fatti salienti che gravano, nel contingente, sul nostro Paese. Secondo me il vero problema è come riuscire ad evitare sempre gli «stessi errori» e tener presente che spesso il proprio interesse va cercato e salvaguardato con un po’ di sano egoismo, senza che però si trasformi in cattiveria o volontà di danneggiare gli altri. L’egoismo è sempre vissuto con un’accezione negativa, ma può anche avere un’accezione positiva: come si può essere corretti se prima di tutto non mettiamo noi stessi al centro delle nostre attenzioni? Sarà il nostro agire con competenza e responsabilità che ci permetterà il doveroso altruismo. A proposito di Alitalia riprendo dalla rete: «Credo che ci sia per essere consegnato il piano industriale, lo esamineremo e domani pomeriggio daremo una risposta sulle parti che si possono condividere e su quelle che devono essere modificate»[4]. Quindi opportuno conoscere l’argomento, prendere atto della comunicazione finanziaria e rendersi conto della rispettiva posizione responsabile.
Cos'è il Piano Industriale? [5]
Il piano industriale, altresì definito business plan, è il documento che illustra in termini qualitativi e quantitativi le intenzioni del management relative alle strategie competitive dell’azienda, le azioni che saranno realizzate per il raggiungimento degli obiettivi strategici e soprattutto diffonde la stima dei risultati attesi. Il piano è redatto inquadrando l’azienda all’interno del suo settore di appartenenza e dell’ambiente competitivo, con una descrizione dettagliata del management e della compagine societaria. Il business plan ha un ruolo vitale nell’ambito della gestione delle imprese in quanto risulta utile al management per la rappresentazione della propria visione imprenditoriale ed è fondamentale ai componenti del Consiglio di Amministrazione per svolgere appieno il ruolo di indirizzo e controllo della società.
Il piano industriale consente all’impresa la necessaria visibilità per attirare risorse finanziarie, indispensabili alla realizzazione delle azioni pianificate: il documento, infatti, costituisce uno degli elementi chiave valutati dagli investitori per decidere se impegnare i loro capitali in un’azienda. In ottica meramente finanziaria il principale obiettivo di un piano industriale è di consentire al management di definire in che modo l’azienda intende accrescere il valore creato per gli azionisti. A differenza di documenti altrettanto importanti quali ad esempio il bilancio, non vi sono norme precise per la compilazione del piano industriale, né una struttura standardizzata. Generalmente, comunque, la strutturazione del business plan dovrebbe includere in modo completo informazioni in grado di permettere:
- La focalizzazione sulla creazione di valore nell’ambito di una visione di lungo periodo;
- L’utilizzo di questo come una vera e propria guida per la gestione dell’attività aziendale;
- La preparazione dell’azienda al confronto con il mercato finanziario;
- Una migliore definizione del sistema di incentivazione aziendale connesso con il raggiungimento degli obiettivi indicati.
Il piano industriale risulta inoltre essenziale per soddisfare le esigenze di comunicazione finanziaria in vista di un’IPO (Initial Public Offering, cioè l’offerta di titoli al mercato connessa con una nuova quotazione in Borsa); in tale caso le società si avvalgono della collaborazione dello Sponsor che ne cura il collocamento sul mercato per redigere il documento.
[1] Karl F. Weick (
[2] Hans Georg Gadamer (1900-2002) che afferma la circolarità dei processi interpretativi. Dato un testo da interpretare, si evidenzia come l'approccio dello studioso non può che risultare caratterizzato da una ineludibile pre-comprensione del testo data dall'ambiente storico e culturale in cui vive, per cui la conoscenza è un continuo interscambio tra nozioni da apprendere e nozioni già apprese, tra apprendimento e atteggiamento interpretativo. La conoscenza è così necessariamente situata entro un determinato orizzonte storico e psicologico, il frutto di una stratificazione circolare di nozioni.
[3] Arduino Mancini soldi online.it