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Il Tempo del Vino secondo Paolo Massobrio

17/09/2008 10341 lettori
3 minuti

Per le sue caratteristiche intrinseche, il vino può essere considerato un grande elemento di comunicazione: affratella i commensali, disinibisce i più timidi e… garantisce la sincerità. Non è un caso, d’altronde, che i latini andassero ripetendo: “In vino veritas”. Parlare del nettare di Bacco, di conseguenza, vuol dire interessarsi ad un pianeta a sé, che anche da un punto di vista sociologico meriterebbe studi più approfonditi, oltre a quelli già attivi su altri fronti di analisi, che si occupano di sviscerare l’argomento specialmente sotto il profilo economico e di marketing. Vero è anche che non è del tutto sbagliato ricordarsi del vino come “semplice” prodotto di consumo, pur sapendo che – in realtà – gli è sottostante tutto un indotto di ben altra caratura, relativo soprattutto alla poesia dell’elemento enoico e al suo essere una vera e propria forma di cultura. Tuttavia, nell’ormai “classico” discorso dell’industria culturale, una siffatta considerazione si dimostra più che plausibile. Ed è qui che si viene al punto: il noto giornalista enogastronomico Paolo Massobrio (La Stampa, Il Tempo, Clubpapillon.it) è l’autore di un interessante volume, “Il Tempo del Vino - Diario di vigna e di passioni”, che affronta vent’anni di cambiamenti nei consumi e negli ambiti produttivi delle principali realtà vitivinicole italiane. Scritto su esplicita richiesta dell’editore Rizzoli, “Il Tempo del vino” comprende un racconto ricco di curiosità, aneddoti e suggerimenti su come avvicinarsi al vino, presentando anche una selezione di vini di 190 cantine, senza trascurare, accanto ai “soliti noti”, vini minori ma dotati di grande personalità. Non manca, in questa carrellata di gioielli, una serie di abbinamenti cibo-vino. In un incontro pubblico al quale Comunitazione ha assistito, Paolo Massobrio ha avuto modo di parlare anche del mestiere del critico, specificando di non amare i colleghi che si fanno pagare per scrivere recensioni positive (quelle che, in gergo, si chiamano “marchette”), perché non è una cosa deontologicamente corretta. Al contrario, secondo Massobrio il giornalista deve agire per proprio conto, indagando e facendo un lavoro di ricerca ben lontano dal semplice compiacimento. A proposito di ricerca, probabilmente Massobrio sarà stato aiutato nel suo studio anche dall’amicizia con prestigiosi chef, tra cui Gianfranco Vissani e Paolo Teverini. La gestazione di “Il Tempo del Vino - Diario di vigna e di passioni” è stata faticosa, ma non troppo, come raccontato dall’autore: 6 giorni chiuso in un convento per trovare la concentrazione, lavorando giorno e notte senza però, per questo, farsi mancare i piaceri della tavola. Una sorta di giudizio di valore legato ad un sano, costruttivo e naturale edonismo. Perché, come diceva Mc Luhan, «È soltanto la visione critica che può mitigare il processo non ostacolato dell'automatismo».

Massimo Giuliano
Massimo Giuliano

Ho collaborato con varie testate cartacee, tra cui Il Tempo e Intercity. La musica è il mio interesse principale: ho recensito cd e concerti per vari siti Internet (NotizieNazionali.net, L'isola che non c'era, Musicalnews.com) mentre oggi sono redattore di IlPescara.it, gruppo editoriale Citynews-Today. Mi sono occupato per anni anche di uffici stampa e comunicazione, collaborando inoltre da esterno con agenzie ed emittenti tv per realizzare servizi ad hoc.