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Il lettore: questo sconosciuto....

02/09/2003 13628 lettori
4 minuti
 

Noi scriviamo ma ci soffermiamo a volte a capire chi è il lettore a cui ci rivolgiamo nell’atto della scrittura?

Ok proviamo. Vado: Lettore. Entità dal carattere evanescente e vagabondo…spesso ignoto. Eh sì… E tanto più veloce e deperibile oggi diventa la vita del libro, sempre più anonimo ed ignoto sarà il lettore.

Urgerebbe quindi riportare il lettore reale al centro di teoria e pratica, di fronte ad una macchina di produzione del libro che ne abbassa le difese immunitarie e lo porta, talvolta, ad una forma di “analfabetismo culturale”.

L’esperienza della lettura è stata troppo spesso considerata solo fruizione e consumo e ciò ha condotto a tagliar fuori la promozione della lettura e dei suoi aspetti più “interiori”, dei suoi percorsi e stradine e vicoli interni alla persona del lettore stesso e dell’ “arcano” fenomeno_lettura.

Considerazione: il rapporto iniziale tra lettore ed autore è conflittuale, perché nasce con un iniziale stato di “superiorità”dell’autore stesso nei confronti del lettore: alla fine questa sorta di rapporto si ribalta, perché il lettore conferisce il riconoscimento cercato all’autore, che si rivela quindi più debole del lettore stesso per questo suo bisogno.

Il lettore, alla fine della lettura, ne uscirà accresciuto cognitivamente ed, apprezzando quell’autore e “seguendolo” in futuro nelle sue successive pubblicazioni ed amandone i personaggi, instaurerà con lui una sorta di rapporto amicale (come già ben osservò Proust).

Altra considerazione: difficile il “lavoro” del lettore, il suo scegliere ramingo e cercare di“leggere contropelo” ovvero decodificando gli “involucri” pubblicitari, leggendo, per quanto possibile, in filigrana i paratesti (recensioni and so on), affidandosi alle schede bibliografiche ed ai consigli di lettura, quando disponibili. Difficile nascere, anzi crescere “lettore” sin dai banchi di scuola, in una scuola il cui bilancio/lettura è spesso in rosso, in cui la delega all’insegnante e l’abitudine alla lettura indotta a volte convincono gli small_lettori della loro non capacità a poter leggere autonomamente.

Bella sarebbe l’idea, e necessaria a volte, di organizzarsi in club, associazioni, in cui ogni lettore offre agli altri assaggi di sue letture e scambia esperienze e suggestioni e consigli e sensazioni o soltanto critiche (pur sempre condivisione è…), instaurando da qui “catene” di lettura: come dire che la lettura non è mai soddisfatta perché in fondo (e nuovamente ricordando Proust) il lettore non legge solo i libri esistenti, ma anche quelli possibili e impossibili, ed attraverso i vari libri che legge, egli legge e cerca se stesso.

Nota conclusiva: molti lettori diventarono tali per la mancanza di volontà di scrivere le storie che cercavano da leggere e molti scrittori si appropriarono di questo ruolo perché non trovarono già scritte le storie che avrebbero voluto leggere…..uhm c’è da rifletterci…

(e dovevan essere solo due parole sporadiche…)