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Valutare una grande mostra

05/11/2008 6299 lettori
5 minuti

Valutare una grande mostra. Un animato dibattito fin dal 2004, con l’ideazione della prima importante rassegna d’arte di Villa Olmo, esercitato negli ambienti politici e culturali di Como. La risposta alquanto attendibile, dopo anni di discussione, si è potuta desumere dal calcolo risultato dallo studio che l’Università Iulm di Milano ha condotto intervistando novecento visitatori tra gli oltre ottantaduemila che hanno visto l’ultima rassegna sui «capolavori del Belvedere di Vienna». Esposizione classificata al sesto posto a livello nazionale, nella classifica delle mostre più visitate nel 2008; fonte: sito di Repubblica.

Due milioni di euro, per la precisione unmilione 981mila 653 euro, l’indotto prodotto dalla mostra «L’abbraccio di Vienna, Klimt, Schiele e i capolavori del Belvedere», indotto per la cui rilevazione l’Amministrazione comunale si è affidata al Professore Matteo Brega dell’Osservatorio permanente della cattedra UNESCO «Cultural and Comparative Studies on Imaginary» presso la libera Università di Lingue e Comunicazione IULM di Milano. I risultati sono stati presentati dal Sindaco, dall’Assessore alla Cultura e dal professor Brega. «Il tema in discussione non è il disavanzo delle mostre – spiega il Sindaco - la domanda a cui diamo oggi una risposta è se le mostre sono utili da un punto di vista del vantaggio complessivo per la comunità. Un elemento importante, non certamente l’unico, ma che servirà per la valutazione degli eventi successivi». A sua volta l’Assessore alla Cultura aggiunge: «i benefici che oggi dichiariamo sono il frutto di un’esperienza partita cinque anni fa. L’investimento culturale è necessario allo sviluppo di un’economia prospettica futura. Per Como la prospettiva è diventare una città della cultura, produttrice di cultura e far diventare Villa Olmo un centro internazionale».

Chi ha creduto nel valore strategico dell’investimento in cultura, ha ottenuto vantaggi per sé, per il territorio e per la collettività. Anni di radicali cambiamenti economici e sociali impongono di ripensare il sistema impresa e cultura per rimanere in sintonia con lo spirito del tempo e rispondere alle rinnovate esigenze degli interlocutori. Per il futuro c’è chi punta su quei fattori della conoscenza sempre più decisivi per competere: «cultura d’impresa, capacità di produrre nuovo pensiero, volontà di sperimentare formule inedite». L’attuale tendenza vede le aziende tese ad investire nella cultura, perché ne hanno compreso il potenziale a lunga scadenza. Si è insomma accorti che ci si può avvalere di uno strumento privilegiato, utile a comunicare il proprio sistema di valori. In questa maniera diviene più agevole ed immediato, instaurare un dialogo con la comunità locale e le istituzioni pubbliche, ma anche consolidare il senso di appartenenza e stimolare la creatività nel proprio ambiente. Il sistema vuole essere un punto di riferimento per esplorare e cogliere le potenzialità dell’investimento in cultura; una risorsa per attivare e mantenere il dialogo con la comunità; uno stimolo per le amministrazioni pubbliche ad interpretare al meglio il loro ruolo di “regia”, indispensabile per creare un circolo virtuoso in grado di produrre benefici per il territorio e la collettività.

Su questi principi si basa e s’incardina l’economia dell’immateriale, che non scalza quella “tradizionale”, ma ne rinverdisce i meccanismi del valore economico, potenziando la portata competitiva. D’altronde oggi la tecnologia è appannaggio di tutti, quindi il vantaggio competitivo cavalca le idee e per governare i processi organizzativi è necessario immergersi in una dimensione di significato appassionante e tonificante. L’investimento in cultura inoltre ha una sempre maggiore rilevanza in una dimensione sociale che tiene conto sia del bene sia del comportamento.

 

 

Riferimenti

http://www.giornaledicomo.it

http://www.laprovinciadicomo.it

http://www.beniculturali-patrimoni.it/protagonisti/protagonisti.php?id_master=65&pp=1

http://www.impresacultura.it/

 

Salvatore Pipero
Salvatore Pipero

Un processo formativo non casuale, veniva accompagnato dalla strada, quasi unico indirizzo per quei tempi dell’immediato dopo guerra; era la strada adibita ai giochi, che diventava con il formarsi, anche contributo e stimolo alla crescita: “Farai strada nella vita”, era solito sentir dire ad ogni buona azione completata.  Era l’inizio degli anni cinquanta del ‘900, finita la terza media a tredici anni lasciavo la Sicilia per il “continente”: lascio la strada per l’”autostrada” percorrendola a tappe fino ai ventitre anni. Alterne venture mi portano al primo impiego in una Compagnie Italiane di Montaggi Industriali.



Autodidatta, in mancanza di studi regolari cerco di ampliare la cultura necessaria: “Farai strada nella vita” mi riecheggia alle orecchie, mentre alle buone azioni si aggiungono le “buone pratiche”.  Nello svolgimento della gestione di cantieri, prevalentemente con una delle più importanti Compagnie Italiane di Montaggi Industriali, ho potuto valutare accuratamente l’importanza di valorizzare ed organizzare il patrimonio di conoscenze ed esperienze, cioè il valore del capitale intellettuale dell’azienda.



Una conduzione con cura di tutte le fasi di pianificazione, controllo ed esecuzione in cantiere, richiede particolare importanza al rispetto delle normative vigenti in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro e sulla corretta esecuzione delle opere seguendo le normative del caso. L’opportunità di aver potuto operare per committenti prestigiosi a livello mondiale nel campo della siderurgia dell’energia e della petrolchimica ha consentito la sintesi del miglior sviluppo tecnico/operativo. Il sapere di “milioni di intelligenze umane” è sempre al lavoro, si smaterializza passando dal testo stampato alla rete, si amplifica per la sua caratteristica di editabilità, si distribuisce di computer in computer attraverso le fibre.



Trovo tutto sommato interessante ed in un certo qual modo distensivo adoprarmi e, per quanto possibile, essere tra coloro i quali mostrano ottimismo nel sostenere che impareremo a costruire una conoscenza nuova, non totalitaria, dove la libertà di navigazione, di scrittura, di lettura e di selezione dell’individuo o del piccolo gruppo sarà fondamenta della conoscenza, dove per creare un nostro punto di vista, un nostro sapere, avremo bisogno inevitabilmente della conoscenza dell’altro, dove il singolo sarà liberamente e consapevolmente parte di un tutto.