ANDREJ RUBLEV - Grazie a Tarkovskj ritorniamo alla poesia del Trascendente.
In una Russia messa a ferro e fuoco dalle invasioni asiatiche e sconvolta dalle lotte di potere tra piccoli potentati, il monaco Rublev (1360 ca.-1430), pittore di icone, passa attraverso 9 capitoli (Il volo, Il buffone, Teofane il Greco, La passione secondo Andrej, La festa, Il giudizio universale, La scorreria, Il silenzio, La campana) che compongono un vasto affresco del Medioevo russo.
Il nono episodio conduce il crescendo, che si è sviluppato di tappa in tappa «ma fuori da una continuità narrativa, in effetti, inesistente», al suo culmine. Il principe cerca dappertutto qualcuno che sappia fondere campane. Si fa avanti il piccolo Boris sostenendo di aver appreso il segreto della fusione dal padre in punto di morte. Rublev in silenzio lo osserva. Il ragazzo, spavaldo, riesce a fondere «in una sequenza di emozionante vigore e di sottile risonanza simbolica» la campana. Il popolo ascolta commosso i primi rintocchi. Boriška confessa a Rublev che il padre era morto prima di rivelargli il segreto. Rublev comprende, come per un’illuminazione. Riprenderà a dipingere, e girerà con Boriška per la Russia, recando al popolo la consolazione dell'arte. La vediamo, quest'arte, nell'epilogo che “esplode”, a colori, sullo schermo, dopo quasi tre ore di un denso e contrastato bianco e nero: sono le opere «gli affreschi e le icone», splendenti di ori e di ieratiche immagini, che il pittore ha lasciato alla sua patria. Si ode un tuono e si scorgono alcuni cavalli pascolare sotto la pioggia.
Ci sono pellicole che il dieci non basterebbe, «Andrej Rublev» è una di queste. Ci sono pellicole che esprimono una maturità artistica straordinaria sequenza dopo sequenza, «Andreij Rublev» è una di queste. E' la sontuosità dei tempi dilatati a rendere unico questo film, con la sua distesa profondità di campo. Ma questo film è soprattutto una parabola sull'incontro, e la ricerca. «Quanta pace ispirano quei colori... », ecco forse spiegato l'utilizzo del B/N: è la visualizzazione del fotografo e la sua interpretazione personale della scena, in un clima di guerre e perdita della dignità umana. L'arte come necessità dell’uomo. Nove tappe della vita del pittore Andreij Rublev tra crisi di natura artistica e voti di silenzio, nei primi anni del 1400, ma l'ultimo episodio - la forgiatura di una campana e la felicità di chi l'ha creata- getta ancora speranza nell'autore circa il valore dell'arte in sé, e l'epilogo a colori da tutta la sensazione di una nuova luce, di una pace finalmente ritrovata. Beh, un Capolavoro.La proiezione del film di Andrej Tarkovskj si terrà presso la sede comunale dell'Assessorato alla Comunicazione di Monza, Urban Center, nel contesto della III edizione «Ab Origine. Omaggio alla vita di ANDREJ RUBLEV dal 5 al 26 marzo 2009. http://www.aborigine.it/