Spamming: ucciderà davvero l'e-mail?
Penso che nessun utente di Internet possa dire di non aver mai ricevuto un'e-mail che non aveva richiesto, specie se di tipo commerciale.
Per molto tempo però questo è stato poco più che un fastidio, che si poteva eliminare con la semplice cancellazione della mail e poi, chissà, uno di quei rari messaggi poteva anche essere interessante.
Pochi avevano sentito lo strano termine "spamming".
Oggi sfido chiunque usi quotidianamente la posta a leggere davvero tutto quello che arriva nelle nostre caselle: tanto per darvi un'idea negli USA il 50% (!) di tutto il traffico e-mail è dato da spamming, il che equivale a 4,9 triliardi di mail l'anno, col modico danno (causato soprattutto dal tempo perso) di 8,9 miliardi di dollari.
Insomma, non parliamo solo di un fastidio ma di una vera e propria emergenza.
Come fanno tanti sedicenti, e normalmente anonimi, spammers ad avere i nostri indirizzi?
Anche per questo esistono dei software, detti "spambots", che, proprio come fanno i motori di ricerca per le pagine, scandagliano la Rete in cerca di indirizzi e-mail, compresi quelli lasciati su blog e chat.
Negli USA, a sentire la Federal Trade Commission, chi lascia un suo recapito e-mail in una chat riceverà il primo messaggio spazzatura entro circa nove minuti (!).
Gli ISP gestori di posta elettronica normalmente compiono operazioni di filtraggio, arrivando ormai a bloccare tra il 50 e il 70% di posta in entrata, ma in ogni caso difendersi, nella situazione attuale, è difficile: come riporta Time un tizio negli USA riusciva da solo, con tre pc domestici, a mandare quasi un miliardo di mail l'anno.
Vorrei anche ricordare che questi comportamenti sostanzialmente uccidono il mailing commerciale professionale, che rispetta le regole, e rendono sostanzialmente inefficaci le campagne di questo tipo.
Oggi il tasso di risposta a simili iniziative è dello 0,1%, contro il 10% di pochi anni fa, ed è un vero peccato perché l'e-mail resta un mezzo che consente grande personalizzazione, capillarità, velocità di invio e di risposta, costi quasi nulli.
Il problema fondamentale, come al solito, è la mancanza di precise normative su Internet, che è causata da carenze dei legislatori, spesso poco competenti in materia, ma in parte anche da una certa reticenza, da parte di utenti e operatori sul Web, a disciplinare un media da sempre molto libero.
Tuttavia ormai il problema spamming è reale e anche gli americani, seppure poco amanti delle regolamentazioni governative, sarebbero favorevoli per il 75% a rendere lo spamming illegale (Fonte: Harris Poll, 2003).
Per quanto riguarda l'Unione Europea diverse direttive sono state dedicate al tema dell'e-commerce e delle transazioni sul Web e all'interno di queste disposizioni si è sancito che non è lecito inviare comunicazioni commerciali non richieste e che il fatto gli utenti non chiedano la sospensione dell'invio dei messaggi non equivale ad un silenzio-assenso.
L'alternativa ad accordi legislativi internazionali può essere quella di far pagare i messaggi e-mail inviati, ma per lo sviluppo della Rete questa cura, come ricorda la prof.ssa Mandelli (Studio "Spambots all'attacco. Chi è il killer della killer application di Internet?") rischia di essere peggiore del male.