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Come le tecnologie influenzano la società

26/03/2009 11:00:00 10931 lettori
5 minuti

 

L’associazione «Fuoridalmediaevo» in collaborazione con l’assessorato alla cultura e con la biblioteca di Como, hanno promosso una mostra «I mezzi di comunicazione» con l’intenzione di dimostrare i loro effetti sulla nostra vita. L’associazione si propone di sviluppare e diffondere un pensiero critico nei confronti del modello di società proposto dai media. In coerenza con il messaggio dell'associazione, la mostra è stata realizzata scegliendo un modo di comunicare volutamente "antiquato": niente immagini né effetti speciali, bando alla multimedialità, il lettore è invitato a soffermarsi sul testo, che costituisce la linea guida dell’intero percorso. La sobria e lineare scrittura indirizzata alla comprensione di come le tecnologie influenzano la società, da sola non fa premio a quei processi mentali di discernimento che compongono il pensiero critico: comprendono processi di riflessioni con l’intento di formare un giudizio solido che riconcilia l’evidenza scientifica con il senso comune. Il pensiero critico trae informazione dall’osservazione, l’esperienza, il ragionamento o la comunicazione. Il pensiero critico si fonda sul tentativo di andare al di là della parzialità del singolo soggetto: i suoi valori fondamentali sono la chiarezza, l’accuratezza, la precisione, l’evidenza.

 Una puntuale descrizione del pensiero critico è stata fornita da William Graham Sumner: «il pensiero critico è… l’analisi e la valutazione di proposizioni di qualunque tipo, al fine di verificare la corrispondenza alla realtà. La facoltà della critica è generata dall’educazione e dall’allenamento. Si tratta di un ambito mentale oltre che di una capacità. Essa è condizione prima dello sviluppo umano. È la nostra unica tutela contro l’illusione, l’inganno, la mi-sconoscenza di noi stessi e del mondo a noi circostante». Tutto lascia credere che su questa base anche l’associazione si proponga di creare momenti di confronto con l’intento di cercare di stimolare la coerenza necessaria tra i comportamenti, gli stili di vita e le idee in ogni ambito della comunità, convinti che «solo il pluralismo delle esperienze sociali può fondare un autentico pluralismo dell’informazione». Agli organizzatori preme altresì sottolineare che «deve essere l’informazione un corollario dell’esperienza e non l’esperienza un corollario dell’informazione».

Una posizione regressiva, peraltro originale, voluta dall’allestimento scenico medievale, costringe ad una lettura che abbisogna almeno di un interlocutore che distragga ma non distolga: tale e tanto è l’interesse. E ancora da uno dei tabelloni leggo e rivedo: «…Una grande platea internazionale, una sorta di minoranza colta, legge e discute su come evitare la catastrofe ecologica, orientare verso l’equità sociale l’economia, difendere le libertà fondamentali, rilanciare la democrazia. Eppure, questo commentario critico non sembra aprire spiragli verso nuove ipotesi di organizzazione sociale, fatica a produrre minoranze in grado di indicare nuovi criteri di coerenza, stili di vita, politiche alternative praticabili: il risultato è che la consapevolezza critica rischia di alimentare una maggiore desolazione, il dissenso sembra in grado solamente di annotare un testo rispetto al quale non è dato di incidere realmente. Perché l’insoddisfazione e la critica non riescono ad alimentare un conflitto al livello dei problemi? Termini come “pensiero unico”, “colonizzazione dell’immaginario”, “società liquida”, “non luoghi”, “tempo reale” - beneficiati da grande successo negli ultimi anni - ci hanno spinti a focalizzare un disagio che potremmo interpretare anche attraverso la teoria del doppio vincolo di cui parlava Gregory Bateson».

 Muovendo da un concetto psicologico elaborato da un antropologo mi riconduco ad un aspetto pratico che vuole «l’organizzazione capace di creare, acquisire e trasferire conoscenza, modificando il comportamento sulla base di stimoli ed intuizioni». In un organismo composto da persone, l’apprendimento avviene attraverso le persone stesse. Risulta quindi importante costruire un’organizzazione capace di imparare, basando tale processo sulle competenze individuali. Perseguendo poi il difficile obbiettivo che consiste nel rendere l’apprendimento organizzativo indipendente dalle singole persone. L’importanza di questo modo di agire è il bisogno di cambiamento. L’organizzazione che apprende è un luogo dove le persone sviluppano continuamente la loro capacità per arrivare ai risultati che desiderano ottenere, dove vengono incoraggiati ad imparare costantemente come imparare.

 



Salvatore Pipero
Salvatore Pipero

Un processo formativo non casuale, veniva accompagnato dalla strada, quasi unico indirizzo per quei tempi dell’immediato dopo guerra; era la strada adibita ai giochi, che diventava con il formarsi, anche contributo e stimolo alla crescita: “Farai strada nella vita”, era solito sentir dire ad ogni buona azione completata.  Era l’inizio degli anni cinquanta del ‘900, finita la terza media a tredici anni lasciavo la Sicilia per il “continente”: lascio la strada per l’”autostrada” percorrendola a tappe fino ai ventitre anni. Alterne venture mi portano al primo impiego in una Compagnie Italiane di Montaggi Industriali.



Autodidatta, in mancanza di studi regolari cerco di ampliare la cultura necessaria: “Farai strada nella vita” mi riecheggia alle orecchie, mentre alle buone azioni si aggiungono le “buone pratiche”.  Nello svolgimento della gestione di cantieri, prevalentemente con una delle più importanti Compagnie Italiane di Montaggi Industriali, ho potuto valutare accuratamente l’importanza di valorizzare ed organizzare il patrimonio di conoscenze ed esperienze, cioè il valore del capitale intellettuale dell’azienda.



Una conduzione con cura di tutte le fasi di pianificazione, controllo ed esecuzione in cantiere, richiede particolare importanza al rispetto delle normative vigenti in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro e sulla corretta esecuzione delle opere seguendo le normative del caso. L’opportunità di aver potuto operare per committenti prestigiosi a livello mondiale nel campo della siderurgia dell’energia e della petrolchimica ha consentito la sintesi del miglior sviluppo tecnico/operativo. Il sapere di “milioni di intelligenze umane” è sempre al lavoro, si smaterializza passando dal testo stampato alla rete, si amplifica per la sua caratteristica di editabilità, si distribuisce di computer in computer attraverso le fibre.



Trovo tutto sommato interessante ed in un certo qual modo distensivo adoprarmi e, per quanto possibile, essere tra coloro i quali mostrano ottimismo nel sostenere che impareremo a costruire una conoscenza nuova, non totalitaria, dove la libertà di navigazione, di scrittura, di lettura e di selezione dell’individuo o del piccolo gruppo sarà fondamenta della conoscenza, dove per creare un nostro punto di vista, un nostro sapere, avremo bisogno inevitabilmente della conoscenza dell’altro, dove il singolo sarà liberamente e consapevolmente parte di un tutto.